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TEST D'INGRESSO A MEDICINA:COME MAI COSì DIFFICILE E COS' TANTE RICHIESTE'
- lorensgraham
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Ah si, "io da quando avevo 6 anni voglio fare la pediatra e salvare le vite dei bambini e non è giusto che uno stupido test mi impedisca di realizzare il mio sogno!". Solitamente queste persone sono le stesse che provano il test per cinque anni e per cinque anni non lo passano e danno la colpa ai raccomandati.E che dire del "diritto di fare medicina perché è il mio sogno"? Sto cercando di immaginare quali sarebbero state, se avessi mai proferito una frase del genere, le espressioni facciali e le risposte degli adulti che illo tempore ebbero un ruolo di caregiver o di autorità nel corso della mia educazione e formazione e, sinceramente, mi viene da sorridere. Però qui la colpa è di chi, questi ragazzi, li fa arrivare a vent'anni così.
In generale gli studenti arrivano al test con troppe illusioni, troppe ansie e troppe idee sbagliate nella testa. Secondo me è anche un problema culturale, vista l'aura non più motivata che circonda la figura del medico e dello studente di medicina specie in certi ambienti di provincia. Alla Cattolica poi gli studenti venivano accompagnati per mano dai genitori fino alla porta dell'aula, perciò è evidente che le reazioni poi non saranno delle migliori. Magari sono gli stessi genitori ad andare a dire in giro che i loro poveri ciccini non sono passati, "perché sai come vanno queste cose".
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Per quanto riguarda la cultura scientifica...io quest'anno senza studiare avrei fatto una buona decina di punti. Evidentemente anche qui gli studenti passano tre mesi pretendendo di imparare in questo brevissimo lasso di tempo cose che non hanno saputo assimilare in cinque anni di liceo. Io personalmente mi sono concentrato sugli argomenti che più probabilmente sarebbero stati oggetto di domanda nel test (genetica, anatomia e fisiologia per biologia, ad esempio) studiando più superficialmente gli altri e saltando a piè pari matematica e fisica. Darei per scontato questo metodo di studio, ma visti i commenti forse non dovrei.
No, non dovresti. Tu sei andato al test da saggio, sapendo di non sapere (LOL) ma consapevole del livello globale della tua prestazione. Eri sicuro che l'ansia non ti avrebbe inebetito davanti alle domande di logica e hai selezionato con cura gli argomenti da studiare, scegliendoli tra quelli che escono praticamente tutti gli anni. Il resto (domande di cultura generale troppo specifiche, quesiti scientifici troppo particolari) sarebbe stato semplicemente da saltare. Di certo non sei quello che trema e suda freddo quando vede qualche domanda che non sa...ma la norma, come puoi vedere, è un'altra. Per il tuo metodo di (non!) studio ci vuole una bella dose di freddezza, che qui assolutamente manca, o se preferisci non è stata allenata.
Chiaro poi che la sfortuna esiste anche in questo caso. Ma sia la sfortuna sia i fantomatici raccomandati figli di papà sono le scuse più utilizzate da quelli che non passano e non sanno come spiegarselo.
Comunque, ripeto, anche essendo poco preparati nella sezione scientifica basta affrontare con un minimo di furbizia la parte di logica e si passa con tranquillità. Se uno studente sbaglia diverse cose che in condizioni "normali" saprebbe perché oppresso dall'ansia allora a mio parere non merita di entrare a medicina, data la sua immaturità. Come può pretendere di affrontare la vita se non sa nemmeno affrontare un test universitario?
Sull'immaturità siamo d'accordo, ma non ne farei una colpa dei ragazzi. Quanto alle scuse, sono le stesse che sentono ripetere dai loro stessi genitori, dai media, persino dai famosi primari appositamente intervistati...che altro dovrebbero concludere?
quoto tutto anche se è lungo un km grazie della risposta.
E' un piacere discutere (con chi sa discutere, chiaro).
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Ah si, "io da quando avevo 6 anni voglio fare la pediatra e salvare le vite dei bambini e non è giusto che uno stupido test mi impedisca di realizzare il mio sogno!". Solitamente queste persone sono le stesse che provano il test per cinque anni e per cinque anni non lo passano e danno la colpa ai raccomandati.E che dire del "diritto di fare medicina perché è il mio sogno"? Sto cercando di immaginare quali sarebbero state, se avessi mai proferito una frase del genere, le espressioni facciali e le risposte degli adulti che illo tempore ebbero un ruolo di caregiver o di autorità nel corso della mia educazione e formazione e, sinceramente, mi viene da sorridere. Però qui la colpa è di chi, questi ragazzi, li fa arrivare a vent'anni così.
In generale gli studenti arrivano al test con troppe illusioni, troppe ansie e troppe idee sbagliate nella testa. Secondo me è anche un problema culturale, vista l'aura non più motivata che circonda la figura del medico e dello studente di medicina specie in certi ambienti di provincia. Alla Cattolica poi gli studenti venivano accompagnati per mano dai genitori fino alla porta dell'aula, perciò è evidente che le reazioni poi non saranno delle migliori. Magari sono gli stessi genitori ad andare a dire in giro che i loro poveri ciccini non sono passati, "perché sai come vanno queste cose".
Appunto. Ci siamo intesi perfettamente.
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- lorensgraham
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Secondo me non è questione di freddezza, si tratta semplicemente di saper fare un test. Il test di medicina non è diverso nelle sue modalità generali di svolgimento da qualsiasi altro concorso pubblico, ma credo che nessuno ci pensi.
No, non dovresti. Tu sei andato al test da saggio, sapendo di non sapere (LOL) ma consapevole del livello globale della tua prestazione. Eri sicuro che l'ansia non ti avrebbe inebetito davanti alle domande di logica e hai selezionato con cura gli argomenti da studiare, scegliendoli tra quelli che escono praticamente tutti gli anni. Il resto (domande di cultura generale troppo specifiche, quesiti scientifici troppo particolari) sarebbe stato semplicemente da saltare. Di certo non sei quello che trema e suda freddo quando vede qualche domanda che non sa...ma la norma, come puoi vedere, è un'altra. Per il tuo metodo di (non!) studio ci vuole una bella dose di freddezza, che qui assolutamente manca, o se preferisci non è stata allenata.
No no hai ragione non è colpa loro, infatti la colpa è appunto in gran parte dei genitori e in generale di chi si occupa della formazione dei ragazzi (banalissimo, ma purtroppo vero!). E' a causa loro se gli studenti arrivano al test completamente impreparati a livello psicologico. Come hai detto tu non possono che pensare quello che sentono ripetere da tutte le campane.
Sull'immaturità siamo d'accordo, ma non ne farei una colpa dei ragazzi. Quanto alle scuse, sono le stesse che sentono ripetere dai loro stessi genitori, dai media, persino dai famosi primari appositamente intervistati...che altro dovrebbero concludere?
Io posso capire l'ansia, il timore di non farcela e l'emozione, in fondo si tratta di un test potenzialmente decisivo per il proprio futuro e un minimo di strizza fa anche bene. Ma quando ho visto persone che piangevano appena si trovavano davanti il foglio delle domande, che si alzavano una decina di volte per andare al bagno, che appena usciti si buttavano in lacrime tra le braccia delle mamme/nonne/zie urlando che no no il test è troppo difficile, che se la prendevano coi commissari perché distraevano la gente (!!) mi sono reso conto che c'è decisamente qualcosa che non va.
A corollario: l'anno scorso mia madre incontrò casualmente la madre (medico peraltro) di una mia amica che aveva provato anche lei il test e non era passata. La madre giustificò la figlia dicendo che passano solo i raccomandati ormai. Mia madre le buttò lì che io invece ero passato e lei rispose che non era possibile. Se i genitori son questi
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Secondo me non è questione di freddezza, si tratta semplicemente di saper fare un test. Il test di medicina non è diverso nelle sue modalità generali di svolgimento da qualsiasi altro concorso pubblico, ma credo che nessuno ci pensi.
E' vero, soprattutto la lunga attesa per l'espletamento delle varie pratiche burocratiche di riconoscimento, apertura e distribuzione delle prove, eventuale sorteggio dei temi eccetera. Comunque ho trovato molto più stressante l'attesa per sostenere certi esami orali all'università, con il professore che iniziava a interrogare alle 9 e tu che potevi passare anche alle 15, senza poterti permettere di andare troppo in giro perché, delle 20 persone in lista prima di te, molte potevano benissimo essere bocciate con un impegno di due minuti netti cadauna, anziché subire un orale di 45-60 minuti. E anche tu; ma se succedeva, ti prendevi tante pacche sulle spalle dagli amici con i vari apprezzamenti all'indirizzo del "professore bastardo" (il più delle volte ingiusti) e via alla prossima sessione (senza parenti lanciati in ricorsi al TAR e valutazione dei danni morali!!!)
Io posso capire l'ansia, il timore di non farcela e l'emozione, in fondo si tratta di un test potenzialmente decisivo per il proprio futuro e un minimo di strizza fa anche bene. Ma quando ho visto persone che piangevano appena si trovavano davanti il foglio delle domande, che si alzavano una decina di volte per andare al bagno, che appena usciti si buttavano in lacrime tra le braccia delle mamme/nonne/zie urlando che no no il test è troppo difficile, che se la prendevano coi commissari perché distraevano la gente (!!) mi sono reso conto che c'è decisamente qualcosa che non va.
Ma la strizza che dici tu è diversa, è una strizza buona, che anzi alza la soglia dell'attenzione e ti rende più reattivo. La conseguenza degli atteggiamenti iperprotettivi e della difesa a oltranza da parte delle famiglie, invece, è più simile all'angoscia di chi si trova per la prima volta da solo a confrontarsi con il mondo...e capisce con sgomento che lì non vince sempre.
A corollario: l'anno scorso mia madre incontrò casualmente la madre (medico peraltro) di una mia amica che aveva provato anche lei il test e non era passata. La madre giustificò la figlia dicendo che passano solo i raccomandati ormai. Mia madre le buttò lì che io invece ero passato e lei rispose che non era possibile. Se i genitori son questi
Mi hai fatto ricordare un episodio che trovai allucinante ma che si raccorda molto bene con ciò che possiamo vedere oggi. Saranno passati circa 15 anni, io e una carissima amica frequentavamo l'università, e la madre di lei faceva la maestra alle elementari. Un pomeriggio questa signora arriva a casa e ci racconta, ancora incredula, quanto segue. Il giorno prima una bambina era arrivata in classe per l'ennesima volta con dei numeri di Topolino in cartella, e li leggeva durante la lezione passandoli anche ai compagni, malgrado il fatto che i genitori fossero stati più volte avvertiti della cosa e invitati a verificare cosa la figlia portasse a scuola. La maestra ovviamente si arrabbia, raggiunge il banco della bambina e le ordina di consegnarle il giornalino. La bambina rifiuta, la maestra afferra il Topolino, la bambina lo prende a sua volta, si mette a strillare e tira senza mollarlo finché la copertina non si strappa. Il giorno dopo si presentano in classe i genitori urlando come ossessi e minacciando la maestra di querela per il danneggiamento del giornaletto; nemmeno una parola sul fatto che la figlia avesse disturbato a più riprese la lezione, disobbedito alla maestra, fatto scenate isteriche in classe alla perdita del Topolino.
Questi che facevano le elementari 15 anni fa sono gli stessi che adesso hanno finito le superiori, e la buona signora ci assicurò che ormai casi del genere erano la norma: i figli avevano ragione a prescindere ed erano giustificati in ogni caso, se non seguivano la lezione era colpa della maestra che non sapeva coinvolgerli e via così. Se tanto mi dà tanto, le conclusioni sono ovvie.
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