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Rapita dalla giustizia

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13 Anni 7 Mesi fa #210668 da lucadoc
Rapita dalla giustizia è stato creato da lucadoc
Io non sapevo se crederci, ma a quanto pare è tutto vero. Viene da chiedersi se certi giudici non debbano ritirarsi in un reparto psichiatrico, lì sicuramente le loro sentenze le capirebbero.


[size=10pt]Angela Lucanto: una calabrese rapita dalla giustizia
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La sua storia ha dell'incredibile e si ha davvero difficoltà a credere che negli anni '90 possa essere accaduta una vicenda simile.
Stiamo parlando della storia di Angela, portata via dalla famiglia quando stava per compiere 7 anni e che solo dopo circa 10 anni è riuscita a riabbracciare.
La vicenda ha luogo nel Nord Italia, soprattutto nell'hinterland milanese, ma anche a Genova e Varese.

Angela L. (così si firma sul libro) ha raccontato la sua vicenda in collaborazione con Caterina Guarneri (giornalista del settimanale “Chi”) e Maurizio Tortorella (condirettore del settimanale Economy) nel libro “Rapita dalla giustizia – Come ho ritrovato la mia famiglia”. Il libro, da alcune settimane in libreria, ha esaurito proprio in questi giorni, le prime diecimila copie ma è già pronta la ristampa.
La vicenda di Angela e la presentazione del suo libro negli ultimi giorni hanno fatto il giro di molti programmi televisivi nazionali e dei Tg, da 'La Vita in Diretta' a 'Domenica In', da 'Studio Aperto' a 'Niente di Personale' su La 7 ad 'Uno mattina' su Rai 1 (proprio ora mentre sto scrivendo l'articolo) ed altri, ma quello che in molti, fuori da Scandale, non sanno è che Angela (anche se all'anagrafe ha un cognome che inizia per C., quello della famiglia adottiva) in realtà si chiama Lucanto ed è originaria di Scandale (Crotone), figlia di Salvatore e di Raffaella Clemeno; nella riunita famiglia c'è anche il primogenito Francesco, di qualche anno più grande di Angela.
Quando alla vigilia di Natale del 1988 nasceva questo batuffolino molto grazioso papà Salvatore e mamma Raffaella neanche minimamente potevano immaginare quello che il destino aveva loro riservato.
I guai iniziano quando Antonella M., cugina quattordicenne di Salvatore Lucanto, accusa di violenza sessuale il proprio fratello Giuseppe. Siamo al 28 maggio 1993.
Il caso viene affidato al magistrato Pietro Forno, che durante tutta l'indagine dimostrerà la propria incapacità e che alla fine, come spesso succede in Italia, invece di essere punito sarà addirittura promosso come procuratore aggiunto di Torino.
La famiglia non crede ad Antonella (che non solo risulterà essere ancora vergine a più controlli ginecologici ma intanto dimostrerà di avere più di qualche problema psichico) e questa si mette ad accusare un po' tutti di reati sessuali, anche parenti che non erano nella zona di Milano, ma soprattutto accusa Salvatore, che non l'aveva difesa, e mette in mezzo Angela, che ha appena 6 anni e mezzo, affermando che anche lei ha subito abusi dal padre.
Antonella accusa e ritratta e non sa decidersi ma il procuratore Forno continua a darle retta ed iniziano una serie di seduta per la famiglia Lucanto dove va tutto per il meglio finchè la psicologa incontra Angela senza il consulente di parte e tutto cambia.
Un disegno innocente diventa un fantasma a cui la psicologa fa dare il nome di 'pisello' ed inizia il dramma per la famiglia Lucanto.


Il 24 novembre 1995, senza avvisare la famiglia (che sarà informata alcune ore dopo) Angela viene prelevata dalla scuola elementare di Masate da un'assistente sociale e da due carabinieri e portata al Caf, Centro di Affido Familiare, (al costo di 4 milioni al mese, retta che, paradosso dei paradossi, dopo qualche anno sarà richiesta alla famiglia Lucanto!) da dove proviene la psicologa che ha raccomandato il ricovero della bambina: il conflitto di interesse risulterebbe palese anche ad un neonato ma non al procuratore Forno.
I fatti si accavallano e il 27 gennaio 1996 Salvatore Lucanto viene arrestato e successivamente condannato a 13 anni in primo grado; ne uscirà pulito e limpido come una rosa nei successivi gradi di giudizio ed ha già ottenuto un indennizzo (certamente irrisorio per tutte le pene subite) per i 2 anni, 4 mesi e 2 giorni di carcere che ha fatto.
Mamma Raffaella e Francesco rimangono soli anche se hanno vicino la loro famiglia: nessuno, nemmeno per un secondo, ha mai creduto che Salvatore potesse davvero aver fatto le cose per cui veniva accusato.
Così succede che mamma Raffaella si incatena fuori dal Caf per attirare l'attenzione ma la sua azione fa sì che Angela venga allontanata e trasferita al Kinderheim di Genova.
Ma soprattutto avviene che ad Angela, ad una bambina indifesa, viene di fatto detto che se avesse parlato di certe cose avrebbe rivisto la mamma mentre alla signora Raffaella le viene fatto capire che se accusava il marito avrebbe potuto riavere la figlia.
Si vuole per forza dar vita ad un mostro dopo aver creato. Ma Raffaella è convinta dell'innocenza del marito e non cede all'infame ricatto.
Intanto Salvatore viene scarcerato e poi anche assolto ma, nonostante ciò, con una sentenza Angela, che intanto ha quasi 13 anni, viene dichiarata adottabile e va a vivere con una famiglia della provincia di Varese.
Comincia un'altra battaglia dei genitori di Angela, ora uniti, che cominciano a partecipare a vari programmi televisivi, a far parlare i giornali della loro assurda vicenda.
Vanno anche più volte al Maurizio Costanzo Show, in una puntata c'è anche l'allora ministro della Giustizia Roberto Castelli, ma non cambia nulla anzi la Corte di Cassazione respinge definitivamente l'ultimo ricorso dei Lucanto: Angela rimane nella famiglia adottiva e ne assume il cognome.
Scrivono anche al presidente Carlo Azeglio Ciampi che nemmeno risponde.
Intanto Salvatore, Raffaella e Francesco continuano a cercare invano Angela di cui non sanno niente mentre a lei viene fatto credere che i genitori l'hanno abbandonata e non la cercano o addirittura che sono morti.
Un appunto, forse lasciato per sbaglio, fa scoprire alla famiglia Lucanto che la nuova famiglia di Angela trascorre le vacanze ad Alassio.
Così tutti i fine settimana la famiglia Lucanto parte per la Liguria, ispeziona palmo palmo la spiaggia finchè proprio l'ultimo giorno, quando avevo deciso di abbandonare e stavano andando via, Salvatore decide di perlustrare un altro pezzo di spiaggia e la vede e, nonostante siano passati tanti anni, la riconosce senza dubbi!
Inizia una nuova fase per la famiglia Lucanto che non si mostra subito ad Angela ma la tiene sotto controllo finchè non decide di mandare Francesco ad incontrarla.
Difficile riuscire a trattenere le lacrime leggendo il libro con emozioni che si accavallano: l'incontro con la madre, con il padre fino al ritorno a casa il 27 maggio 2006: sono passati 10 anni, 6 mesi e 3 giorni da quando la giustizia l'ha rapita alla sua infanzia, alla sua adolescenza, alla sua vita.
E nessuno ha pagato!
***
Mancano pochi minuti alle 20 quando telefono alla famiglia Lucanto.
Di lì poco anche il Tg 5 avrebbe dovuto parlare della storia di Angela e del suo libro “Rapita dalla Giustizia”.


Mi risponde la signora Raffaella che mi passa subito Salvatore appena rientrato dal lavoro insieme con Angela che lavora con lui.
Poi ascolterò anche mamma Raffaella e Angela.
Tutti e tre, ora che le sofferenze sono passate, chiedono che Angela riabbia il suo cognome ossia che venga annullata la sentenza di adottabilità. Un'altra richiesta comune è che chi ha permesso che tutto ciò avvenisse paghi; il riferimento è al procuratore (che invece è stato promosso) alla psicologa e all'assistente sociale protagonisti della vicenda.
Parole di perdono invece per Antonella, dalle cui accuse si è scaturita tutta la vicenda.
Salvatore ci dice che tutta la battaglia per riavere sua figlia gli è costata oltre un miliardo di lire senza considerare il lavoro perso, nulla, però, in confronto alle sofferenze patite.
Tu sei stata la persone più colpita, come è stata questa esperienza da innocente?
“Tremenda! Intanto per un innocente arrivare in carcere è terribile. In secondo luogo la tortura più brutta era pensare a mia figlia portata via e lontana dalla famiglia”.
Come possono succedere cose simili?
“La giustizia in Italia non funziona perchè se c'era un pubblico ministero leggermente più attento, mica ci voleva tanto, la nostra vicenda si sarebbe chiusa in un mese; bastava fare la perizia psichiatrica ad Antonella come è avvenuto in Appello. Un magistrato deve trovare anche le prove a favore, non nasconderle. Non si può vivere pensando che la giustizia sia un miracolo”.
Parliamo quindi con mamma Raffaella Clemeno.
Lei nel libro e nella vicenda ha un ruolo importante, non so in quanti avrebbero avuto il suo coraggio di rifiutare di accusare suo marito per riavere la propria bambina.
“Non si è trattato di coraggio, la realtà era quella, se mio marito non aveva fatto niente non c'era nulla da accusare: mia figlia doveva tornare a casa perchè quello era il suo posto e loro avevano sbagliato, non potevo io accusare lui per riavere mia figlia”.
Come sono stati gli anni senza Angela e con Salvatore in carcere.
“Sono stati brutti perchè non è stato facile resistere, ero combattuta, è normale che mi facevo anche dei sensi di colpa nei confronti di mia figlia però sapevo che quella era la strada giusta e dovevo continuare”.
Si è fatto sentire qualcuno degli attori negativi di questa vicenda?
“No, nonostante tutto quello che stiamo facendo, giornali, televisioni, libro, nessuno ha avuto l'umiltà di chiedere scusa, almeno a mia figlia. E nessuno ci ridarà indietro questi 10 anni”.
Cosa vorrebbe Raffaella?
“A parte ridare la sua identità a mia figlia, non ci dovrebbe essere nemmeno bisogno di chiederlo, e poi come risarcimento danni l'assistente sociale dovrebbe andare a zappare la terra, anzi è anche troppo, dovrebbe fare ancor meno, di certo non può continuare ad occuparsi di bambini, la psicologa lo stesso. Poi l'ideale sarebbe far trascorrere a questi personaggi 10 anni di galera senza poter vedere nessuno della loro famiglia come è successo a noi con Angela, senza sapere come e perchè. Aspetto e pretendo delle risposte”.
Finalmente è il turno di Angela, autrice del libro e protagonista, suo malgrado, di questa assurda vicenda.


Che è successo Angela, come è stato possibile questo?
“Non lo so come è stato possibile ciò, sto ancora aspettando delle spiegazioni”.
Qual è stata la tua sensazione quando è iniziata questa storia? Quando sono venuti a prenderti a scuola?
“In quella occasione ho avuto paura. Non li conoscevo, non sapevo, ma vedendo due Carabinieri ero più tranquilla, poi credevo ci fosse mia madre...”.
Come è stato passare tutti questi anni senza la tua famiglia, con momenti in cui passavi dal crederli morti, o al sapere che ti avevano abbandonata per poi scoprire che ti stavano cercando e stavano soffrendo forse anche più di te?
“Quando mi hanno detto che mi avevano abbandonato e io vedevo, sbagliando, che non mi cercavano è stato il momento peggiore. Ho avuto tanti momenti di confusione, momenti in cui non sapevo proprio a cosa credere”.
Si sente la sofferenza di Angela e non si riesce a capire come questa bambina sia riuscita a farcela.
“Arrendersi voleva dire fare come gli altri bambini che erano lì, che assecondavano le educatrici; io non ci riuscivo perchè pensavo di poter fare qualcosa, non riuscivo a fidarmi, mi sentivo diversa non volevo adeguarmi a quello: quello non era il mio posto!”.
Per Angela il momento più bello è stato quando è tornata a casa e quello più brutto quando l'hanno portata via da scuola e quando era all'Istituto di Genova.
“Non è stato difficile decidere di tornare con la mia vera famiglia, troppo forte il richiamo del sangue. Volevo tornare con i miei e basta!”.
Angela nonostante le tante apparizioni in tv non si sente di certo una star ma “la tv serve solo per far sapere a tutti che c'è stato questo errore giudiziario e questa grande ingiustizia”; lei sta vivendo bene questo momento e fa questo soprattutto perchè non succeda mai più e di certo di grande aiuto potrà essere anche il film sulla vicenda di Angela che quasi sicuramente sarà realizzato a breve.

[Rosario Rizzuto]
www.arealocale.com/default.asp?action=article&ID=3704

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