Importanza della media e del voto di laurea

n medico che seguo e che stimo, chirurgo, con due specialità, ad un certo punto si è accorto di volere cambiare vita, di volere un po’ più di tempo per potersi dedicare ad altri aspetti, perché fare il chirurgo tutte le ore della giornata impegnate  non lo faceva più stare bene. Ha lasciato il suo lavoro ed ora fa il medico di base ed ha orari più gestibili. E lo fa con grandissima passione.
Che male ha fatto ai suoi pazienti? o ai suoi colleghi?nessuno!

Ha buttato al vento anni di formazione (con relativa spesa per il SSN) che anziché essere al servizio dei pazienti adesso non servono più a nessuno. In un settore che fatica a trovare ricambio per la frequenza delle questioni medico-legali.

Certo il voto alto premia più l'esperienza sui libri e anche uno studio mnemonico e acritico, magari in confronto a uno che è sempre stato in reparto, ma è altrettanto vero che l'esperienza di reparto si fa in una vita.

Ma non è che puoi aspettare tutta la vita per praticare la medicina, anzi, in linea teorica (e per molti anche pratica) devi essere in grado di cavartela appena abilitato.

il problema principale secondo me è che non c'è un modo quantomeno univoco di valutazione...

Infatti io dico proprio che è assurdo valutare unicamente il voto di laurea e non valutare affatto il tempo che ci si è messo a prenderlo.
Se non piace la penalizzazione sul voto di laurea (lo posso capire) troverei giusto che nei punteggi per la specialità venisse valutato allo stesso modo del voto di laurea anche il tempo che ci si è messo. Quindi se dai 7 punti per il voto di laurea dovresti dare 7 punti anche per il rispetto dei tempi. In alternativa, dividi i punti, tipo max 4 per il voto e 3 per il tempo.

"Ha buttato al vento anni di formazione (con relativa spesa per il SSN) che anziché essere al servizio dei pazienti adesso non servono più a nessuno. In un settore che fatica a trovare ricambio per la frequenza delle questioni medico-legali."



Non sono d’accordo(….mi sa che direte “tanto per cambiare”…).

Secondo me, tutti i periodi in cui si impara qsa non sono mai anni buttati al vento. Anche se ora lui è un medico di base,  ha un bagaglio culturale che gli torna utile in tantissime occasioni(è chirurgo vascolare e ginecologo)….perchè cmq facendo il medico di base, ti devi occupare della totalità dei problemi di una persona…e di certo avendo un bagaglio culturale del genere, sei davvero molto avvantaggiato in diversi settori. Certo non fa più gli interventi chirurgici, però le sue competenze servono ai suoi assistiti…perché se c’è un problema vascolare o ginecologico che può risolvere a livello ambulatoriale- quindi piccoli interventi  o simili, terapie, ecc..- lui di certo non scrive una ricetta per una “consulenza ginecologica o chirurgica”, ma se ne occupa lui, senza nessuna richiesta pecuniaria al paziente. I suoi assistiti sono fortunatissimi perché sono seguiti da un medico di base e da un “doppio” specialista in modo gratuito. E quindi le spese che ha affrontato il SSN, in qualche modo “ritornano indietro” al SSN stesso con il “risparmio in consulenze” che lui dà al SSN come medico di base.

Sicuramente la chirurgia fa fatica a trovare ricambio….ma allora ragionando così, che so, io dovrei specializzarmi in “anestesia e rianimazione”(è un esempio preso a caso….ho un totale rispetto  e ammirazione per ogni tipo di specialista) anche se preferisco fare altre specialità, solo perché ci sono pochi anestesisti???????

Io sono convinta che un medico che lavora bene è sempre un medico che ama il suo lavoro. Se per una serie di motivi si ama di più un altro tipo di professione, è meglio cambiare e  non costringersi o “forzarsi” a fare una professione solo perché c’è fatica a trovare ricambio o perché il SSN sanitario ha speso dei soldi per la tua formazione.

Scusate sono un po’ offtopic, ma ci tenevo a specificare….

In buona misura condivisibile, però:

perché se c’è un problema vascolare o ginecologico che può risolvere a livello ambulatoriale- quindi piccoli interventi  o simili, terapie, ecc..- lui di certo non scrive una ricetta per una “consulenza ginecologica o chirurgica”, ma se ne occupa lui, senza nessuna richiesta pecuniaria al paziente.

Ammesso che abbia gli strumenti necessari in ambulatorio, cosa niente affatto scontata visto quello che costano.

Scusate sono un po’ offtopic, ma ci tenevo a specificare….

Infatti, non ho capito cosa c'entra con la valutazione del tempo impiegato a laurearsi.

Sì, ha strumenti per interventi semplici ambulatoriali- ho fatto tirocinio lì-.

Nei post scritti prima dell'ultimo(post che come ho ammesso io stessa, era assolutamente offtopic), ho spiegato la connessione di tutto il mio discorso con l'argomento di questo topic.

Ora lascio il posto ad altre opinioni di altre persone.

Buona notte!

Comunque nel nuovo ordinamento della facoltà di Scienze di Roma tre (lo so perchè una mia amica va là), è prevista una detrazione di due punti sul punteggio finale per ogni anno fuori corso.

Comunque nel nuovo ordinamento della facoltà di Scienze di Roma tre (lo so perchè una mia amica va là), è prevista una detrazione di due punti sul punteggio finale per ogni anno fuori corso.

Mi fa piacere, dovrebbero farlo in tutte le facoltà.