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Fuoricorso e riforma Gelmini

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14 Anni 10 Mesi fa #188702 da
Fuoricorso e riforma Gelmini è stato creato da
Ciao Ragazzi
volevo chiedere a tutti:
nella riforma Gelmini sulle università si fa riferimento ai fuori corso quasi come fossero dei "nemici" delle facoltà.
A parte il fatto che io non condivido ciò, qualcuo ha da dire la sua?
Inoltre, cosa ancora + importante, qualcuno sa quali provvedimenti sono previsti nella riforma gelmini rivolti ai fuori corso? Ci sarà un limite di anni? ci saranno delle scadenze? ci sarà un aumento delle tasse?
Date informazioni vi prego, è per il bene di tutti.

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14 Anni 10 Mesi fa #188725 da matri
Risposta da matri al topic Re:Fuoricorso e riforma Gelmini
In base quanto detto dalla gelmini e riportato dai quotidiani ci sara' un aumento delle tasse pre i fuoricorso ,questo (a suo parere) per disincentivare coloro che danno pochissimi esami all'universita'e favorire il finanziamento di borse di studio per gli studenti in corso piu' meritevoli .Sono esenti coloro che dimostrano una documentata attivita' lavorativa .Per il limite di anni di fuori corso bisogna vedere lo statuto del proprio ateneo di appartenenza e cosa piu' importante il regolamento didattico del proprio piano di studio (vedi decadenza).Purtroppo non si tiene conto degli svariati motivi per cui si puo' finire fuori corso e a rimetterci sono sempre gli studenti!

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14 Anni 9 Mesi fa #188944 da pegasus

nella riforma Gelmini sulle università si fa riferimento ai fuori corso quasi come fossero dei "nemici" delle facoltà.
A parte il fatto che io non condivido ciò, qualcuo ha da dire la sua?
Inoltre, cosa ancora + importante, qualcuno sa quali provvedimenti sono previsti nella riforma gelmini rivolti ai fuori corso? Ci sarà un limite di anni? ci saranno delle scadenze? ci sarà un aumento delle tasse?

diversi atenei si stanno orientando verso l'aumento delle tasse ai fuoricorso.

dal Corriere della Sera

Università, progetto Gelmini: tasse più alte per i fuori corso
fonte  Giulio Benedetti - Il Corriere della Sera
ROMA — Il ministro della Pubblica Istruzione Mariastella Gelmini si è sempre detta contraria all'ipotesi di aumentare le tasse universitarie. Anzi, chi merita deve essere aiutato, è la sua linea. E chi invece se la prende comoda, tanto le rette sono abbordabili? Chi scambia l'università per un parcheggio? Per costoro, che sono centinaia di migliaia, è in arrivo un «giro di vite» che potrebbe tradursi proprio in un aumento delle tasse.
La Gelmini ha anticipato un provvedimento sui fuori corso. Non è entrata nei dettagli. Se non per spiegare che lo scopo è quello di ridurre nei limite del possibile — occorre infatti distinguere tra chi non si impegna e chi invece studia e lavora — il numero di quanti si iscrivono ma non danno esami o ne danno pochissimi.

C'è un risvolto etico. Le università, nonostante la scarsità di risorse, fanno pagare la stessa retta a chi è in regola o abbastanza in regola e chi invece costringe la collettività a finanziare i suoi studi per un numero di anni di gran lunga superiore a quello previsto. Il fondo di finanziamento ordinario che alimenta le nostre 75 università è infatti ripartito tenendo conto del numero degli iscritti, in corso o no, a ciascun ateneo.
Una volta, nell'ordinamento, c'era un limite. Negli altri Paesi l'eterno universitario non esiste. Dopo un certo tempo ti buttano fuori. Questo è uno dei possibili modi di intervenire per disincentivare i ritardi. L'altro colpisce il portafoglio. Sei un fuori corso e non puoi dimostrare che lavori?
Dovrai pagare rette più salate.

Al ministero affermano che non c'è alcun provvedimento in fase avanzata di elaborazione. L'ipotesi però è stata avanzata, tra quelle in discussione in questi giorni riguardanti la riforma dell'università. Nessun aumento indiscriminato delle tasse, ma «giro di vite» limitato ai fuori corso. I ritardatari sono 667 mila, un terzo dei quali non lavora. Rappresentano il 37 per cento del totale, 1.800.000 universitari. Per quanto diminuiti negli ultimi anni, sono lì a dimostrare che il nostro sistema non funziona bene.

Un raddoppio delle rette — limitato a quanti non sono in grado di dimostrare che il ritardo dipende da impegni di lavoro — porterebbe nelle casse delle università somme importanti. Difficile fare conti precisi. Ma quelle somme potrebbero essere utilizzate — altra voce trapelata dal ministero — per il diritto allo studio: borse, alloggi, mense e via dicendo. Misure destinate a promuovere la mobilità degli studenti, uno dei punti chiave del programma del ministro Gelmini.

Intanto, mentre il decreto legge varato venerdì scorso dal Consiglio dei ministri dovrebbe essere già oggi pubblicato in Gazzetta Ufficiale, si annuncia una nuova settimana di passione con iniziative di protesta in molte università italiane. Venerdì ci sarà la grande manifestazione di Roma con lo sciopero generale proclamato dai sindacati di categoria contro i tagli e la riforma Gelmini.

Università, stretta sui fuori corso
L’ipotesi della Gelmini: tasse più alte

E’ in arrivo un ''giro di vite'' per i fuori corso che potrebbe tradursi in un aumento delle tasse. E’ un'ipotesi anticipata dal ministro dell’Istruzione che sta pensando ad un provvedimento ad hoc da assumere per coloro che si iscrivono all’università, ma non danno esami o ne danno pochissimi. Ma non sarà un aumento indiscriminato: si faranno le dovute distinzioni tra chi non si impegna e chi invece studia e lavora.

Al Ministero affermano che non c’è alcun provvedimento in atto, ma l'ipotesi è stata avanzata tra quelle in discussione in questi giorni che riguardano la riforma. In sostanza, a differenza degli altri Paesi, da noi le università fanno pagare la stessa retta a chi è in regola o abbastanza in regola e chi invece segue gli studi con un numero di anni di gran lunga superiore a quello previsto. Il fondo di finanziamento ordinario che alimenta le nostre 75 università è infatti ripartito tenendo conto solo del numero degli iscritti, sia in corso, sia fuori corso. Ma ciò penalizza la reputazione degli atenei stessi.

I ritardatari, infatti, sono 667mila, un terzo dei quali non lavora. Rappresentano il 37 per cento del totale: un raddoppio delle rette, limitato a chi non dimostra di lavorare, porterebbe nelle casse universitarie somme importanti che potrebbero essere utilizzate per agevolare i meritevoli. Come? Garantendo il diritto allo studio con borse di studio, alloggi, mense e via dicendo. Insomma, per essere in linea con le intenzioni della Gelmini, in questo modo si aiuterebbe chi merita di essere aiutato, assicurando anche una certa mobilità agli studenti, e si penalizzerebbero i ritardatari. Intanto, sul fronte del decreto approvato lo scorso venerdì dal Consiglio dei Ministri, non si fermano le contestazioni e si annuncia un’altra settimana incandescente, tra proteste e mobilitazioni. Una su tutte, la manifestazione di venerdì che si terrà a Roma, con lo sciopero generale proclamato dai sindacati di categoria contro la riforma Gelmini.

dalla Stampa

9/11/2008 - UNIVERSITA', SCONTRO SULLA RIFORMA
"Un giro di vite per i fuoricorso"

Gelmini: aiutare chi lavora, non chi si parcheggia nelle aule
RAFFAELLO MASCI
ROMA
E adesso tocca ai fuori corso. Nell’ambito di una razionalizzazione della spesa universitaria non si può più tollerare che ci sia il 35-40 per cento degli studenti che scambia l’università per un parcheggio, ne ingolfa le strutture e si laurea in forte ritardo o, peggio, non si laurea affatto. Occorre intervenire. Ed è quello che si appresta a fare il ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini che a questo fenomeno ha fatto riferimento ieri parlando a Sanremo nel corso di un seminario a porte chiuse riservato ai 140 direttori delle sedi territoriali di Confindustria.

L’incontro si è tenuto in mattinata all’hotel Royal. Si parlava di crescita economica, imprese e riforme istituzionali, presente il leader degli industriali Emma Marcegaglia. La Gelmini si è rivolta a un’assemblea chiusa e in un hotel blindato per evitare «comitati di accoglienza» da parte degli studenti. Neppure ai giornalisti è stato permesso avvicinarsi. «Non è vero che nella scuola sono stati fatti tagli esagerati - ha detto il ministro secondo la testimonianza di chi c’era - e non è vero che intendiamo chiudere le scuole di montagna, ma vogliamo solo accorpare le unità amministrative in maniera di produrre dei risparmi, senza toccare il servizio». Si è poi lamentata per la disinformazione che ha circondato i suoi provvedimenti e per le speculazioni politiche del caso. «D’ora in avanti - ha detto - farò molti incontri per spiegare la vera natura dei provvedimenti sulla scuola».

Poi è passata a parlare dell’università e in questo contesto ha inserito il discorso sui fuori corso, facendo subito un distinguo: «Ci sono studenti che vanno fuori corso perché lavorano, e questi vanno aiutati, ma ce ne sono altri che stanno all’università come in un parcheggio e non possono essere trattati allo stesso modo». In effetti il fenomeno dei fuori corso è un pesante fardello che grava sugli atenei italiani da almeno trent’anni, tant’è che cominciò ad occuparsene negli Anni 80 l’allora ministro Antonio Ruberti. Fino alla Riforma Zecchino del 3+2, su 100 iniziali iscritti se ne laureavano 25-27 e tutti gli altri abbandonavano, magari dopo aver frequentato l’Università per 7, 8, 9 anni. Da quando sono state introdotte le lauree brevi (2000-2001) il fenomeno si è attenuato e oggi si laureano circa la metà degli iniziali iscritti, ma più di un terzo lo fa al di là dei tempi dovuti. La questione ha anche un impatto economico, considerando che i fondi statali vengono elargiti in base al numero degli iscritti, tant’è che le università fanno pubblicità alle loro sedi proprio per attrarre studenti: più sono e più soldi arrivano, anche se - visti i risultati - molti di questi soldi sono di fatto sprecati.

«Il problema posto dal ministro esiste - dice Giorgio Allulli, direttore della Ricerca all’Isfol e uno dei maggiori esperti italiani di valutazione del sistema dell’istruzione - ma bisogna affrontarlo tenendo presenti tre punti: primo, che si è molto ridimensionato rispetto a 10-15 anni fa. Secondo, che il sistema si è già dotato di un criterio di ripartizione di alcuni fondi in base al quale si distribuiscono risorse incrociando il numero degli iscritti con quello degli esami sostenuti. Terzo, bisogna stare attenti a non premiare neppure solo le università che producono esami e quindi laureati perché si rischia la dequalificazione degli esami e la proliferazione delle lauree facili».

Per il presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, la riforma Gelmini sulla scuola «taglia alcuni costi e rimette a posto i numeri. Ma non bisogna fermarsi qui. È necessario varare una riforma sul merito, sull’efficienza e sulla qualità. Quello che è stato fatto andava fatto, ora bisogna continuare su questi temi». «La scuola italiana così com’è non va bene - ha detto il leader degli industriali - a chi protesta dico che dovrebbe guardare la classifica a livello europeo. Siamo sempre stati negli ultimi posti. Non possiamo più andare avanti così. Le ultime aperture fatte sui ricercatori, l’attenzione al merito e all’efficienza degli Atenei sono significative e siamo convinti che la riforma della scuola e dell’Università sia molto importante».


purtroppo, come sai, ci sono atenei che hanno già modificato i propri regolamenti in modo da stabilire un numero massimo di anni che si può impiegare per conseguire tutti i crediti e se lo studente sfora con i tempi, lo fanno decadere, che significa vedersi tutta la carriera accademica invalidata, unica speranza per recuperare qualcosa è rifare il test di ammissione, superarlo, chiedere che la carriera pregressa sia esaminata dal consiglio di corso di studi per ottenere un riconoscimento più o meno parziale dei crediti acquisiti nella carriera pregressa invalidata dalla decadenza.

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14 Anni 9 Mesi fa #188977 da ari
Risposta da ari al topic Re:Fuoricorso e riforma Gelmini
Sicuramente c'è chi alll'uni se la prende comoda, ma c'è anche chi accumula ritardo per problemi vari, soprattutto di natura personale o familiare. Credo che andrebbe considerata anche questa categoria con le opportune verifiche, visto che paga le tasse e non usufruisce di alcun servizio e quindi, in questo caso l'università ci guadagna.

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14 Anni 9 Mesi fa #189053 da
Risposta da al topic Re:Fuoricorso e riforma Gelmini
leggete questo:

la.bellezza.oknotizie.virgilio.it/go.php?us=61f04840c42b9a7a

e poi mi dite la vostra opinione!!

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