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La giornata mondiale della tubercolosi

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14 Anni 1 Mese fa #200552 da Cyanide
[size=14pt]Tbc, l’emergenza dimenticata. Si ammalano 5mila persone al giorno[/size]
Colpisce 2 milioni di persone nel mondo. Ma la tubercolosi non è un problema solo per Cina, paesi dell'ex Unione Sovietica e India. Nel nostro Paese sono soprattutto gli immigrati a soffrirne, la contraggono dopo due anni di permanenza perché costretti a vivere in condizioni igieniche carenti

Quasi due milioni di persone nel mondo soffrono di tubercolosi. Sono soprattutto poveri ed emarginati e, sebbene sia una malattia curabile, nel mondo si continua a morire e a soffrire. Non solo in India, negli Stati dell'ex-Unione Sovietica e in Cina, ma anche nel nostro Paese. In Italia sono 5000 i casi registrati all'anno, la maggior parte dei quali interessa persone migranti. Ogni anno nel mondo invece si ammalano 5000 al giorno, le vittime di questa malattia che nel 2008 ha contagiato 9,4 milioni di persone. A tirare le somme, in occasione della Giornata mondiale della tbc, che si celebra il 24 marzo, è l'associazione Stop Tb Italia.

In Italia la tubercolosi attualmente colpisce quasi 5.000 persone. A incidere sono soprattutto i ritardi diagnostici "di 3 mesi" e i "trattamenti scorretti cui vengono sottoposti i malati". I più colpiti sono gli immigrati extracomunitari, costretti a vivere spesso in condizioni disagiate. In pochi anni il numero dei migranti con tbc è passato dal 22% nel 1999 al 43% nel 2007. "Va ricordato però - precisa Maria Grazia Pompa, direttore dell'ufficio malattie infettive del ministero della Salute - che queste persone si ammalano a 2 anni dal loro ingresso in Italia, a causa delle pessime condizioni in cui vivono, che indeboliscono le loro difese immunitarie. Altri soggetti a rischio, proprio per la loro debolezza, sono anziani e malati di Aids".

Se si guarda al di fuori dei confini della nostra penisola, la situazione non migliora. Secondo l'ultimo rapporto dell'OMS "Global Tuberculosis Control 2009", il 98% dei decessi avviene in Paesi in via di sviluppo, e le persone colpite hanno tra i 15 e i 50 anni. Il Sud Est asiatico e l'Africa rappresentano circa 1/3 dei casi, mentre in Europa ci sono solo il 5% dei casi mondiali. I primi cinque Paesi per numero di casi sono India (2 milioni), Cina (1 milione 300 mila), Indonesia (530mila), Nigeria (460mila) e Sudafrica (460mila). Nel continente nero vi è anche l'epicentro della tubercolosi a co-infezione con l'hiv, con oltre l'80% dei casi.

A preoccupare gli esperti è anche la diffusione della tubercolosi multirestistente ai farmaci. Secondo l'Oms, su circa mezzo milione di casi l'anno, solo il 7% viene diagnosticato e trattato. Circa un terzo delle persone contagiate muore. I più colpiti sono i Paesi dell'ex Urss. "In Italia - aggiunge Franco Fattorini, dell'Iss - i numeri sono contenuti anche se in aumento. Si è passati dall'1,1% di casi nel '98 a 2,7% nel 2008. L'invito di medici e operatori è quello di destinare più risorse a strutture e farmaci per il trattamento della tbc. "Può capitare a tutti - conclude Pompa - di entrare in contatto con il batterio della tbc, che si sviluppa in forma attiva in 1 caso su 10. Cosa che può accadere anche a distanza di molti anni, finanche decenni. Riconoscere e curare tempestivamente questa malattia è quindi fondamentale".
[size=8pt](Marzo 24, 2010)[/size]


[size=14pt]Tbc, arriva il killer dei super-batteri. Nuove speranze per futuri farmaci[/size]
Un gruppo di ricercatori ha scoperto un nuovo meccanismo enzimatico attraverso cui il batterio della tubercolosi trasforma le due molecole di glucosio in molecole di zucchero più 'lunghe', essenziali per il mantenimento della strutura del batterio e per la sua proliferazione. Da qui la speranza per nuove possibilità terapeutiche

Due nuove strategie per combattere la tubercolosi nei ceppi resistenti alle cure sono il frutto di una ricerca di base realizzata dagli scienziati dell'Albert Einstein College of Medicine della Yeshiva University di New York. Lo studio pubblicato su Nature Chemical Biology apre nuove prospettive per la realizzazione di futuri farmaci, considerando che su questo fronte siamo fermi da 40 anni. Il batterio della tubercolosi, che si trasmette per via area, colpisce nel mondo 9 milioni di persone e ancora oggi ne uccide quasi due milioni ogni anno, 500 in Italia.

L'annuncio arriva alla vigilia della Giornata Mondiale contro la Tubercolosi, il 24 marzo, data che ricorda il giorno della conferenza in cui Robert Kock a Berlino presentò alla società scientifica i risultati dei sui studi con l' individuazione del batterio che causa la malatia. Oggi, l'allarme dell'Oms riguarda soprattutto i nuovi ceppi resistenti alle cure: l'Mdr-Tb (multiresistenza) che prevede cure prolungate fino a due anni e assai costose (2000 dollari contro i 20 per la cura di prima linea di sei mesi) e la più pericolosa Xdr-Tb, ceppo super-resistente e praticamente incurabile. Per questo le nuove scoperte appaiono particolarmente significative, anche se negli ultimi anni vari ricercatori hanno percorso strade analoghe (esattamente un anno fa su Science apparve una ricerca dei ricercatori del'università di Pavia, guidati da Giovanna Riccardi, che avevano identificato il bersaglio cellulare di una nuova classe di farmaci antitubercolari, i benzotiazinoni).

“Un approccio totalmente differente rispetto agli attuali maccanismi dei farmaci anti-Tbc”, ha sostenuto William R. Kacobs, primo autore dello studio, “l'irrompere dei ceppi super-resistenti ad ogni tipo di cura impone la scoperta di nuove strategie di attacco alla tubercolosi”. I ricercatori della Yeshiva University si sono focalizzati su di un enzima chiamato GlgE, essenziale nello sviluppo del batterio della Tbc, un batterio che il nostro organismo 9 volte su 10 “imprigiona” per tutta la vita senza conseguenze per noi. Due terzi della popolazione mondiale convive con questo batterio che il sistema immunitario controlla ma non riesce ad uccidere. La Tbc diventa attiva solo in alcuni casi, in particolare a causa della debilitazione, povertà, scarsa igiene.

Gli studiosi hano scoperto un nuovo meccanismo enzimatico attraverso cui il batterio della tubercolosi trasforma le due molecole di glucosio (trehalose) in molecole di zucchero più lunghe conosciute come alfa-glucani, veri mattoni essenziali per il mantenimento della strutura del batterio e per la sua proliferazione attraverso la divisione cellulare. GlgE sarebbe il terzo dei 4 enzimi coinvolti nel meccanismo che conduce alla formazione degli alfa glucani. Quando i ricercatori hanno inbito l'enzima GlgE , i batteri hanno accumulato una molecola tossica, quasi un veleno killer, che danneggia il Dna del batterio portandolo alla morte. Ciò è avvenuto sia in vitro che sui topi infettati. L' enzima GlgE si rivela anche un “bersaglio perfetto” per un futuro farmaco poiché non vi sono enzimi simili nell'uomo o nei batteri dell'intestino.

Gli scienziati hano scoperto, inoltre, una seconda modalità per uccidere il batterio della tbc, che riguarda la cruciale connessione tra questa nuova modalità di sintesi degli alfa glucani e un'altra via già conosciuta. Quando i ricercatori hanno eliminato uno degli altri enzimi del primo processo che porta alla formazione degli alfa glucani, tale azione non ha provocato la morte del batterio; allo stesso modo rendendo inattivo un enzima (chiamato Rv3032) nella seconda modalità di sintesi dell'alfa glucano, non si è verificata la morte del batterio. Ma rendendo inattivi entrambi gli enzimi il processo diventa letale: in modo separato i singoli enzimi inattivati non provocano conseguenze, diventano killer solo se agiscono contemporaneamente.

“Il batterio della tubercolosi ha bisogno di sintetizzare gli alfa glucani”, spiega Jacob, “ e dal punto di vista del batterio è impensabile che si possano eliminare contemporaneamente le due modalità che portano alla sintesi dell'alfa glucano. L'una o l'altra garantiscono la sopravvivenza. Se noi però creassimo un farmaco che riesce ad agire sia contro il GlgE che contro l'Rv3032, la combinazione sarebbe estremamente potente. Una tale terapia , tagliando i vivere al batterio, con ogni probabilità non lascerebbe la possibilità di sopravvivenza a batteri resistenti al farmaco”. Un tale trattamento , inoltre, sarebbe utilizzabile anche per la lebbra, malattia legata ad un altro batterio simile al mycobatterio della tubercolosi. Per una verifica clinica è solo una questione di tempo.

Sul fronte delle multiresistenze ai farmaci anti-Tbc l'allarme dell'Oms è assai cresciuto soprattutto nell'Est europeo: l'ultimo report sulla Mdr-Tb, che viene presentato ufficialmente mercoledì prossimo a New York e Ginevra segnala tre regioni della Russia nord occidentale dove la percentuale di forme tubercolari resistenti alle cure di prima linea si attesta tra il 24% e il 28%, quando la media è intorno al 3,6% (440 mila casi nel mondo).
[size=8pt](Marzo 21, 2010)[/size]

(da La Repubblica)

La violenza è l'ultimo rifugio degli incapaci (Isaac Asimov)

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