Rianimare feti abortiti

Mi stupisce (o forse no) che nessuno abbia ancora lanciato una discussione a proposito.Cito l\'inizio dell\'articolo de \"la repubblica\" www.repubblica.it/2008/02/sezioni/cronac...ento-neonati.htmlVoi che ne pensate?\"Un neonato vitale, in estrema prematurità, va trattato come qualsiasi persona in condizioni di rischio, e assistito adeguatamente\". Così si legge in un documento congiunto, firmato dai direttori delle cliniche di Ostetricia e Ginecologia di tutte e quattro le facoltà di Medicina delle università romane: La Sapienza, Tor Vergata, la Cattolica e il Campus Biomedico. Secondo i cattedratici, infatti, \"con il momento della nascita la legge attribuisce la pienezza del diritto alla vita e, quindi, all\'assistenza sanitaria\". Di fatto, nel caso in cui un feto nasca vivo dopo un\'interruzione di gravidanza, il neonatologo deve intervenire per rianimarlo, \"anche se la madre è contraria, perché prevale l\'interesse del neonato\".

rianimare un feto in estrema prematurità porterebbe a conseguenze per il bambino disastrose. Sebbene il presupposto sia corretto (tutelare la vita,secondo il nostro giuramento,la proposta come al solito nasce da un intento politico.Se decidessero di fare una legge in tal proposito e mi trovassi in una situazione del genere rianimerei,anche se con l\'amaro in bocca,come si rianimano adesso casi davvero oltre il limite (è una questione che suscita davvero un polverone...). Ormai la penso così,sono un professionista chiamato per questo lavoro,attuo i miei mezzi tenendo le mie convinzioni personali da parte,ormai dobbiamo rendere conto solo della responsabilità dell\'esecuzione delle manovre,ci stanno trasformando in tecnici,io ordino,tu fai...Tanto la conseguenze chi le paga?il rianimatore?no,ha fatto il suo lavoro?il legislatore?nemmeno.Le pagano la società ed i singoli individui,anche pesantemente...

Il buon senso e l\'umanità, sono stati uccisi in nome di un disumano accanimento terapeutico, etico e religioso.Un dispetto politico che causerà sofferenza inutile ( del feto, che non ha speranze ), spreco di tempo e forza ( dei medici ), di letti ( in rianimazione ) e di soldi.

Questione complicata...:blink: Ciò che lascia davvero un po\' perplessi è che questo documento non dice niente di nuovo rispetto alla famosa legge 194, che già 30 anni fa sanciva l\'obbligo di rianimare un feto abortito se vitale. Dunque non si spiega tanto clamore...Ad ogni modo, bisogna un po\' capirsi sui termini... Ben diverso è parlare di ABORTO TERAPEUTICO o di PARTO PRETERMINE. Nel primo caso, infatti, si presume che la donna non voglia che il bambino sopravviva, nel secondo caso invece si presume che la donna lo voglia (perdonate la schematicità che può sicuramente apparire un po\' cinica, ma è per essere ben chiara). Nel caso del parto pretermine, quindi, la donna sarà solo ben contenta che il neonatologo rianimi il bambino, e dunque il problema \"non si pone\". Per contro, è molto raro che una donna arrivi ad effettuare un aborto terapeutico ad epoche gestazionali in cui c\'è possibilità di sopravvivenza per il feto, perchè le tecniche di diagnostica prenatale permettono di diagnosticare la maggior parte delle malformazioni in epoche ben più precoci. Quindi, di fatto, è anche molto raro che un feto abortito possa sopravvivere. Detto questo, credo che sia comunque giusto rianimare un neonato, per quanto prematuro, per quanto \"non voluto\". Se la madre non vuole tenerlo, può sempre non riconoscerlo, ma decidere di non rianimarlo sarebbe un vero e proprio omicidio.E\' vero, si può facilmente obiettare \"Ma come, un attimo prima, quando era ancora nella pancia della madre, lo si poteva uccidere, e un attimo dopo, appena uscito dalla suddetta pancia, diventa un omicidio! Non è forse lo stesso individuo?\". Sacrosanta domanda, che anch\'io mi pongo. Ma come ho già scritto in un altro post, le leggi sono solo compromessi, e specialmente sulle questioni etiche non si possono evitare incongruenze. Sono compromessi, ma servono.

sono un po\' perplesso...e la mia perplessità è dovuta alla mia ignoranza...cioè: un feto di meno di 3 mesi nasce vivo?e anche se si riuscisse a rianimarlo si può portare avanti una gravidanza per altri sei mesi in un\'incubatrice?apparte questo sono pienamente d\'accordo a rianimare un feto se vi sono possibilità di vitaprimo perchè la vita è la cosa più importante e primariasecondo perchè la decisione non spetta ai genitori, se il feto nasce vivo è un essere vivente (secondo me lo è anche prima di nascere ma questa è un\'altra storia) e come tale deve essere fornito di cure mediche

causerà sofferenza inutile ( del feto, che non ha speranze ), spreco di tempo e forza ( dei medici ), di letti ( in rianimazione ) e di soldi.

Vent\'anni fa dicevano lo stesso dei prematuri sotto il chilo di peso, che adesso si giocano le loro buone chances.Nel mio piccolo ho tenuto in mano un prematuro di 790 grammi, e mi è capitata la mamma di uno che mi ha detto testualmente \"lui è un grande successo di questo ospedale, è nato di 620 grammi ed è stato qui quasi un anno prima di portarlo a casa\".Bambino di 6 anni, assolutamente normale.Ad aver dato seguito a linee di pensiero oscurantistiche come quelle che proponi tu, il piccolo non avrebbe avuto nessuna chance. Un po\' polemicamente ti dirò, forse in questo i paletti etici che la religione pone remano a favore della scienza piuttosto che contro.

Nel primo caso, infatti, si presume che la donna non voglia che il bambino sopravviva, nel secondo caso invece si presume che la donna lo voglia

può essere legittimo che la donna non voglia portare avanti una gravidanza. Può essere legittimo che la donna non voglia occuparsi del bambino una volta messo al mondo (in questo caso, però, dovrebbe essere concesso anche all\'uomo, e non lo è).In nessun caso è legittimo che una persona abbia potere decisionale di vita o di morte su un\'altra. Che la donna voglia che il bambino sopravviva o meno, quindi, è del tutto ininfluente ai fini della discussione.

cioè: un feto di meno di 3 mesi nasce vivo?

A tre mesi nasce sicuramente vivo e altrettanto sicuramente muore in brevissimo tempo.Il problema non si pone con l\'aborto volontario (che viene comunque compiuto, di norma, con modalità che non permetterebbero comunque la sopravvivenza del feto), ma con gli aborti terapeutici, che talvolta vengono compiuti più avanti in gravidanza. Dopo le 21-22 settimane il feto ha concrete probabilità di sopravvivenza. Gli aborti terapeutici vengono compiuti anche in caso di malformazioni non incompatibili con la vita, talvolta con evoluzione incerta; e in ogni caso, chiunque si sia occupato un minimo di bambini sa benissimo che sono rarissimi i casi in cui la vita ha una qualità tanto bassa da non essere degna di essere vissuta.