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Bene, siamo alla frutta.
Conosco gente ateissima con atteggiamenti ultrapositivi nei confronti della malattia.
Mi ha detto mio cuggino che una volta ha trovato in spiaggia un cane e invece era un topo...
fede=migliori odds" apre immediatamente la strada a scelte di tipo clinico: ho un fegato solo da trapiantare e due riceventi con pari odds, uno credente e l'altro ateo. Lo trapianto al credente perché "l'evidenza scientifica" gli assegna migliori odds.
...
Questi sono postulati gratuiti e arbitrari.
Come avete detto sono studi statistici senza l'ombra di un'evidenza clinica. Quando sapremo che c'è un meccanismo molecolare alla base della fede che ci rende più longevi, diventeremo tutti credenti, come quando sapremo che i farmaci omeopatici sono vantaggiosi, prenderemo tutti quelli, perchè si ha effetto terapeutico con rischio 0. Però finchè non arriverà quel giorno, prendiamo questi dati così come sono, li analizziamo e teniamo sempre in considerazione il "primum non nocere".
Pertanto il mio paziente crede che Dio lo renda forte? ben venga.
Il mio paziente rifiuta le medicine perchè lo guarirà Dio? ok viene meno il principio base.
Questo studio è l'ennesima conferma che scegliendo opportunamente i criteri di inclusione ed esclusione e gli endpoints è possibile validare pressoché qualunque ipotesi, per quanto astrusa e antiscientifica sia.
questo è vero per qualsiasi altro tipo di studio, anche per quelli dove ti dicono che un farmaco è non peggiore rispetto a un altro, ma guarda caso costa il doppio perchè è nuovo e della bayer.
D'altronde anche tu, caro HP, non ti salvi dall'inghippo metodologico. Infatti per rafforzare la tua tesi citi solo alcune parti del mio discorso, senza fare un minimo accenno a quella che è la mia tesi di base (se l'hai capita) che si rifa al "primum non nocere".
Tutto copre,
tutto crede,
tutto spera,
tutto sopporta.
L'amore non avrà mai fine". (Paolo di Tarso)
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Da qui l'ipotesi che ciò potesse modificare l'insorgenza e il decorso di tutta quella costellazione di malattie che sono correlate a questo fenomeno. Alcuni studi a dire il vero erano un po' farlocchi, come quello dell'università di padova dove si associava (SOTTOLINEO ASSOCIARE NON CORRELARE) una minore insorgenza di alzheimer e altre demenze senili in pazienti religiosi. Era uno studio caso-controllo fatto su soli 64 pazienti: troppi fattori di confondimento da prendere in considerazione.
In ogni modo la spiritualità sembra poter avere un ruolo del modificare il decorso dello stato di malattia. Sinceramente lo trovo plausibile. Ma credo che andrebbero indagati allora anche numerosissimi altri fattori, come l'accettazione della malattia, il proprio pensiero riguardo alla morte e alla vita, il livello culturale, i modelli culturali che si seguono, gli affetti familiari e non familiari, le esperienze pregresse. Sono tutti fattori plausibilmente condizionanti, in fondo mente e corpo sono un unicum inscindibile (per non dire che sono la stessa cosa), ma si tratta di aspetti molto difficili da indagare in uno studio. Ci si andrebbe a scontrare con i problemi che affliggono le discipline come la psicometria. Tutti problemi che fanno accettare con molta ritrosia e prudenza certi risultati.
PS: un dirigente del CNR che nega totalmente l'evoluzione come teoria scientifica è fortemente demoralizzante. Addirittura inaccettabile risulta essere il fatto che la stessa persona sostiene che la Terra abbia 20.000 anni. Da vomito...
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Da qui l'ipotesi che ciò potesse modificare l'insorgenza e il decorso di tutta quella costellazione di malattie che sono correlate a questo fenomeno. Alcuni studi a dire il vero erano un po' farlocchi, come quello dell'università di padova dove si associava (SOTTOLINEO ASSOCIARE NON CORRELARE) una minore insorgenza di alzheimer e altre demenze senili in pazienti religiosi. Era uno studio caso-controllo fatto su soli 64 pazienti: troppi fattori di confondimento da prendere in considerazione.
Dal link di HP:
Non siamo molto lontani.We studied a group of 179 candidates for liver transplantation who responded to a questionnaire on religiosity during the pretransplant psychological evaluation and underwent transplantation between 2004 and 2007.
"In ogni caso, veniamo dal nulla e andiamo nel nulla, e non c'è nulla di cui preoccuparsi" (Peter Wessel Zapffe)
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L'uomo ormai è portato a credere che pregando Dio, possa riuscire a esaudire i propri desideri, e ci crede!
Di conseguenza, colui che non crede è per la maggior parte dei casi logorato dal senso di colpa e dal dubbio dell'esistenza o meno di questo fatidico Dio, il che lo porta a frenare il suo volere di vivere.
Dio esiste per chi vuole che esista.
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Sì, ma qui siamo un bel po' oltre il primum non nocere.Infatti per rafforzare la tua tesi citi solo alcune parti del mio discorso, senza fare un minimo accenno a quella che è la mia tesi di base (se l'hai capita) che si rifa al "primum non nocere".
Secondo me invece sono del tutto deleteri, perché del tutto antiscientifici.Secondo me sono studi che vanno comunque fatti. Anche se sono lontani dal darci indicazioni cliniche almeno un idea di come si relaziona la malattia ai fenomeni culturali (tra cui la spiritualità) possono darcela.
Vedi un po' le mie considerazioni sullo stile di coping.
Se poi salta fuori che la fede ti dà un miglior stile di coping, il quale a sua volta ti dà un più favorevole decorso di malattia, a me sta benissimo. Ma in questo caso sarebbe lo stile di coping responsabile dell'effetto, non la fede.
Fatto così com'è fatto imho è una buffonata, e una vergogna che l'abbiano pubblicato.
Voglio dire, a me, come a chiunque scriva di scienza, i peer reviewers contestano anche le virgole, e qui fan passare uno studio così? O è idiozia, o è strumentalizzazione. E siccome in linea di massima la comunità scientifica non è composta da idioti, è strumentalizzazione.
Mai darsi per vinti! Mai arrendersi!
comandante Peter Quincy Taggart
Galaxy Quest, 1999
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