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Inchiesta sul sistema pediatrico del SSN (di Altroconsumo)

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13 Anni 3 Mesi fa - 13 Anni 3 Mesi fa #214704 da Cyanide
[size=14pt]A caccia di pediatri
inchiesta in nove città
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L'associazione Altroconsumo indaga sulla disponibilità di pediatri in alcuni capoluoghi italiani. Dappertutto il numero è insufficiente, fanno eccezione solo Torino e Palermo. Ma la cura giusta non è aumentare il numero di pazienti per medico
di MONICA RUBINO


C'è chi ha accettato l'unico pediatra libero sul territorio e deve fare 15 chilometri in auto per raggiungerlo. E chi, non avendo trovato un medico con orari adeguati alle proprie esigenze lavorative, è costretto a sentirlo solo al telefono. Trovare un pediatra nelle grandi città può essere un'impresa difficile. E in periodi come questo, in cui sei bambini su dieci sono a letto con l'influenza stagionale, è davvero una missione impossibile. A lanciare l'allarme è l'associazione indipendente dei consumatori Altroconsumo, che in un'inchiesta condotta in nove capoluoghi italiani denuncia le lacune del sistema pediatrico pubblico, quello del Servizio sanitario nazionale.

Indagini allo sportello. Poco è cambiato oggi rispetto alle due precedenti indagini del 2000 e del 2007, che avevano già messo in evidenza un grosso problema di disponibilità di pediatri. Altroconsumo per la terza volta torna sul campo monitorando gli sportelli Asl (40, tra ottobre e novembre 2010) dove si sceglie e revoca il medico di famiglia e il pediatra di libera scelta. Le città coinvolte nello studio sono Milano, Roma, Torino, Napoli, Genova, Bari, Firenze, Bologna e Palermo. A tutti gli sportelli sono state chieste le informazioni necessarie per scegliere un pediatra. L'obiettivo era quello di verificare sia la qualità e la completezza delle informazioni fornite dagli impiegati, sia la disponibilità di medici con posti liberi. Sono stati anche visitati i siti internet delle Asl, controllando la
presenza di indicazioni utili e l'eventuale possibilità di scegliere il pediatra online.

Come si sceglie il pediatra. La convenzione che disciplina il rapporto tra pediatri e Asl è valida a livello nazionale. Ogni regione poi può decidere nello specifico le concrete applicazioni degli accordi. La convenzione spiega che le Aziende devono provvedere a informare adeguatamente i cittadini sul curriculum formativo e professionale del pediatra e sulle caratteristiche dell'attività professionale (ubicazione e orario dello studio, aderenza a forme associative, uso di procedure informatiche, disponibilità telefonica, disponibilità del personale di studio, caratteristiche strutturali e strumentali, ecc.) "E' nero su bianco - spiega Altroconsumo - i cittadini devono poter accedere a queste informazioni". Dove? Allo sportello "scelta e revoca del medico e del pediatra" delle Asl. Ma, come rivela l'inchiesta dell'associazione, non sempre è facile o possibile ottenerle.

Per prima cosa serve un elenco, ossia la lista dei medici della propria zona fra cui poter scegliere. In 26 dei 40 sportelli esaminati da Altroconsumo l'elenco è appeso alla parete o è racchiuso in un faldone a disposizione per la consultazione. In 12 casi bisogna rivolgersi all'impiegato per ottenerne una copia o consultarlo, con un'inutile perdita di tempo in coda. Quali sono i dati più importanti? In primo luogo l'orario di ricevimento. Inoltre, sapere se un medico lavora solo su appuntamento. Anche la data di nascita (e quindi l'anzianità professionale) può aiutare i genitori a scegliere. "Ma è difficile decidere - spiega Altroconsumo - se gli impiegati non danno informazioni appellandosi a inconsistenti motivi di privacy, com'è successo in una Asl di Bari, oppure se l'elenco affisso alla parete non è aggiornato, come in una Asl di Genova".

La logica dei numeri. A Milano, Napoli, Firenze e Bologna i pediatri con posti liberi sono pochissimi, ( guarda la tabella ). E le famiglie sono costrette ad accontentarsi di medici che non sempre soddisfano le loro esigenze. Per questo, chi se lo può permettere economicamente opta per il pediatra privato. Perché i pediatri sono così pochi? Secondo Altroconsumo è una questione di numeri: la convenzione che regola il rapporto tra pediatri e Asl prevede che in ogni Comune ci sia un pediatra per ogni 600 abitanti di età tra zero e sei anni. Il medico può avere in cura fino a 800 pazienti, ma anche molto più grandi, tra 0 e 14 anni di età. In realtà a sei anni un bambino potrebbe essere trasferito dal medico di base. In genere, però, i genitori preferiscono lasciare i bambini in cura dal pediatra fino ai 14. "Questo - sottolinea Altroconsumo - genera un grande problema di gestione: il numero di pediatri è stabilito in base ai bambini che hanno meno di sei anni ma, in pratica, i pazienti in cura dal medico sono molti di più. A Milano, per garantire la copertura pediatrica obbligatoria, è stato aumentato il numero di pazienti per ogni medico. Una soluzione tampone: sarebbe stato più opportuno aumentare i pediatri".

Del problema si è occupata anche l'Antitrust, evidenziando come il meccanismo di calcolo del numero di pediatri non sia idoneo a garantire un adeguato servizio all'utenza. "Assieme a Cittadinanzattiva - conclude Altroconsumo - ci siamo rivolti al ministero della Salute per chiedere la modifica del calcolo del numero dei pediatri: i bambini hanno diritto a un servizio migliore".

(07 febbraio 2011)
[size=8pt]da La Repubblica[/size]

www.altroconsumo.it/servizi-e-strutture/...pediatra-s298343.htm

La violenza è l'ultimo rifugio degli incapaci (Isaac Asimov)
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13 Anni 3 Mesi fa - 13 Anni 3 Mesi fa #214796 da DrHP
Vedi, sono i limiti di un servizio sanitario "gratuito" (che poi in realtà gratuito non è) semicomunista ed economicamente strumentalizzato.
Al momento sei obbligato ad andare dal medico che ti scegli (ovvero, prendi quello che è disponibile), che per seguirti prende una cifra fissa annua. Nel caso della pediatria di libera scelta si aggira -credo- sugli 80 euro.
Adesso tu immagina un sistema su base assicurativa come quello americano (ma anche francese, eh) in cui vai da un qualunque medico, ti prescrive gli esami e i farmaci che ritiene opportuni libero da assurdi controlli basati esclusivamente su considerazioni di ordine economico, ti emette regolare fattura per visita medica.
Il medico sarebbe motivato a visitare i pazienti con frequenza perché ogni visita viene pagata.
Il paziente sarebbe libero di rivolgersi al medico che preferisce, per competenza o per rapporto medico-paziente.
Finirebbe il problema delle liste d'attesa e delle doppie velocità per le indagini strumentali o gli accertamenti specialistici.
Finirebbe anche il probelma dell'evasione fiscale, perché la detraibilità della fattura per il paziente imporrebbe al medico di emetterla sempre.
E via discorrendo.

Sul servizio sanitario americano si raccontano parecchie cazzate ("la gente muore per strada se non ha i soldi per pagare", cosa del tutto falsa) ma non è che il nostro, alla fine, sia tanto diverso: se vuoi un medico di fiducia e/o un servizio pronto, devi pagarlo. Qualche categoria professionale si attrezza in merito: ad esempio, i giornalisti hanno un sistema previdenziale per cui visite mediche e farmaci sono integralmente rimborsati a loro e alla famiglia (poi sparano a zero sulla malasanità).

Giungiamo alla domanda fondamentale , cui prodest un sistema in cui un mucchio di soldi raccolti con le impostee viene distribuito in servizi poco efficienti in modo tale che possa essere mantenuto un secondo sistema, privato, a carico del paziente? Ma sempre ai soliti, politici e baroni della medicina ex-sessantottini.

Mai darsi per vinti! Mai arrendersi!
comandante Peter Quincy Taggart
Galaxy Quest, 1999
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13 Anni 3 Mesi fa #214799 da gaudio
Aspetta un secondo però, ti sei lanciato in un elogio alla "medicina delle assicurazioni" molto pericoloso. Non è tutto rose e fiori: le assicurazioni, così come sulle automobili decidono se, quando e a quanto farti l'assicurazione.
L'assicurazione poi non copre tutto, ha un massimale etc. Quindi se hai bisogno di un intervento non previsto dalla tua assicurazione o che supera il massimale?

Ad ogni modo il sistema privato è sicuramente superiore in qualità di servizi, ma è molto pericoloso e andrebbe studiato un metodo più efficace di dare la gente in mano alle assicurazioni, ad esempio responsabilizzando di più i dirigenti, o distribuendo più i soldi alle cinvenzionate piuttosto che agli ospedali statali.

Certo la domanda fondamentale rimane e la medesima: Cui prodest un sistema sanitario fatto male? I baroni ex-sessantottini.

Tutto copre,
tutto crede,
tutto spera,
tutto sopporta.
L'amore non avrà mai fine". (Paolo di Tarso)

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13 Anni 3 Mesi fa #214805 da Cyanide
Concordo con gaudio. E comunque, ogni sistema ha i suoi vantaggi (altrimenti nessuno lo vorrebbe), ma anche le sue falle. Il problema è che le falle sono sempre un'opportunità per alcuni di lucrarci su così che, alla fine, gli errori anziché correggerli li si sfrutta e li si ingigantisce. Non credo che, cambiando il nostro sistema con quello americano, la situazione migliorerebbe, per i motivi sopra detti.

La violenza è l'ultimo rifugio degli incapaci (Isaac Asimov)

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13 Anni 3 Mesi fa #214807 da lucaleo
Vedo che la figura dell'ex-sessantottino è molto quotata sul forum. Ma cosa intendete esattamente quando vi riferite al "sessantottino"?
Voglio dire, il sistema attuale, con le sue falle, le sue lacerazioni, le sue inefficienze, le sue assurdità, lo ereditiamo da una generazione intera che sarebbe riduttivo definire semplicemente "ex-sessantottina". Le istanze politiche e ideologiche che hanno animato gli atteggiamenti di coloro hanno contribuito a guastare il sistema sono davvero molto varie e tutte egualmente esecrabili. Mi riferisco soprattutto a coloro che hanno usato l'università prima, e la sanità poi, come trampolino di lancio per la propria carriera politica. Stiamo parlando di gente di sinistra ma anche di gente di destra o di centro o socialista o appartenente a gruppi di attivismo di stampo cattolico. Se con l'aggettivo sessantottino intendiamo inquadrare cronologicamente una fase storica, sono pienamente d'accordo (anche se le generazioni successive non hanno fatto nulla per variare di rotta, forse essendo anch'esse figlie dirette di quell'epoca), ma se ci si riferisce a un singolo segmento della società, non sono pi tanto sicuro di condividere la definizione.

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13 Anni 3 Mesi fa #214812 da DrHP

Se con l'aggettivo sessantottino intendiamo inquadrare cronologicamente una fase storica, sono pienamente d'accordo (anche se le generazioni successive non hanno fatto nulla per variare di rotta, forse essendo anch'esse figlie dirette di quell'epoca)

Personalmente intendo esattamente quello. Le generazioni successive (che sono solo due) non hanno potuto fare niente perché bloccate dalle regole assurde messe ad hoc dai sessantottini. Io non ho fatto solo il medico e fidati, è così in tutti i settori.

le assicurazioni, così come sulle automobili decidono se, quando e a quanto farti l'assicurazione.
L'assicurazione poi non copre tutto, ha un massimale etc. Quindi se hai bisogno di un intervento non previsto dalla tua assicurazione o che supera il massimale?

Perché pensi che con il SSN sia diverso? Esistono i LEA (livelli essenziali di assistenza), sai? E se ti serve qualcosa fuori dai LEA, il SSN non paga e se lo vuoi paghi tu.

andrebbe studiato un metodo più efficace di dare la gente in mano alle assicurazioni, ad esempio responsabilizzando di più i dirigenti, o distribuendo più i soldi alle cinvenzionate piuttosto che agli ospedali statali.

Il sistema delle convenzioni e dei DRG è il principale alleato di chi vuole affossare la sanità pubblica a favore di quella privata e non sottrae i servizi sanitari dal controllo economico/politico. In altre parole, oltre a non lasciare il cittadino libero di scegliere, è completamente in antitesi con l'obiettivo che ti poni.
Guarda che il SSN NON è gratuito. Lo paghi (lo pagano i tuoi), con le tasse, a carissimo prezzo (vai a vedere quanto incide la spesa sanitaria sul bilancio statale).
E' vero che le assicurazioni, così come tutte le strutture finanziare, sono sostanzialmente dei parassiti che pensano unicamente a fare più denaro possibile, ma le soluzioni, volendole trovare, esisterebbero. Si potrebbe, ad esempio, stabilire per legge i massimali e i relativi premi, si potrebbe togliere loro la possibilità di decidere quali terapie e procedure diagnostiche siano ammesse e quali no, e via discorrendo. Si dovrebbe esigere che certi cavilli siano illegali: ad esempio, molte assicurazioni cavillano sugli interventi e riconoscono i rimborsi solo per gli interventi terapeutici e non per quelli diagnostici. Ecco, cose così andrebbero rese francamente fuori legge e pesantissimamente sanzionate.

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comandante Peter Quincy Taggart
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