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a CHI spetta la decisione ?

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12 Anni 1 Mese fa #240526 da petitegrande
Ciao,
volevo porvi una domanda. L'argomento è quello dell'eutanasia e del suicidio assistito. Come tutti i problemi di carattere etico presumibilmente c'è chi sarà favorevole e chi contrario, chi non si pone il problema , chi non vuole rispondere, chi sa , chi non sa......
Però il punto è un altro....di questo vasto problema che abbraccia molti aspetti vorrei sapere da chi vorrà rispondere : secondo voi chi deve decidere ?
Perchè al di là delle opinioni e motivazioni personali secondo me  è giusto che a decidere sia  la persona stessa ( o comunque si deve risalire alle sue volontà ) e non il medico, il giudice, il politico, le famiglie .......
Insomma ognuno dovrebbe poter decidere difronte ad una malattia inguaribile e fortemente debilitante come preferisce affrontare la SUA morte , affinchè questa sia in linea con il suo essere e temperamento e nel rispetto della dei canoni di dignità umana propri di ciascun individuo.
Che pensate ?

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12 Anni 1 Mese fa #240527 da lucadoc
ciao, sono assolutamente d'accordo, è la persona stessa l'unica che ha diritto di decidere come porre termine alla propria vita. Se c'è una patologia incurabile che provoca sofferenza cronica credo sia un atto di grandissima crudeltà impedire al paziente di porre termine alla propria vita. Anche perché la gestione del dolore cronico è un problema tutt'altro che risolto in medicina, e non sembra che tramite la ricerca si riesca a trovare una soluzione in breve tempo. L'unico mio dubbio è il caso di pazienti depressi (che sono malati a tutti gli effetti, come gli altri, chiariamolo subito) e che vogliono suicidarsi, pur non avendo una patologia "organica"(che poi anche questo è relativo, perché la depressione ha degli effetti patogenetici sul fisico molto potenti). Queste persone forse possono essere curate e aiutate ad uscire dalla depressione, ed è indubbio che il loro parametro di giudizio della realtà sia alterato dalla loro malattia. La differenza con un malato terminale di cancro al pancreas(per esempio) è che lui sa di non poterne uscire, e che ulteriori cure provocherebbero solo altri mesi(o settimane,  o giorni) di sofferenza fine a sé stessa. Il depresso invece forse una possibilità la ha...ma ammetto di non saperne molto di psichiatria/psicologia...un altro punto cruciale secondo me è la distinzione tra "accanimento terapeutico" ed "eutanasia", perché i vari laureati in filosofia che fanno parte degli altrettanto vari comitati di bioetica fanno molto presto a separare le due cose, ma quando tu, medico, sei in reparto non è che sia così facile distinguere...

Mortui Vivos Docent

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12 Anni 1 Mese fa #240538 da verduz
Risposta da verduz al topic Re:a CHI spetta la decisione ?
La decisione spetta al diretto interessato, se ha espresso o riesce ad esprimere le proprie volontà in proposito.
Il problema si pone in pazienti che non hanno espresso le proprie volontà e si ritrovano in stati di grande sofferenza (senza una ragionevole prospettiva di guarigione): è etico fargli trascorrere orribilmente gli ultimi momenti della vita solo perché non si può escludere che preferirebbe affrontare questo piuttosto che una via d'uscita più "umana"?

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12 Anni 1 Mese fa #240554 da petitegrande
grazie per avere risposto !
mi domando se qualcuno nel nostro corso di studi ci  parlerà in modo approfondito di questi temi, infondo il sapere teorico e partico sono molto importanti però anche l'aspetto umano ed etico sarà parte integrante della nostra futura professione

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12 Anni 1 Mese fa #240577 da verduz
Risposta da verduz al topic Re:a CHI spetta la decisione ?

mi domando se qualcuno nel nostro corso di studi ci  parlerà in modo approfondito di questi temi

Qualcosa viene fatto nei corsi di bioetica e medicina legale. Il problema è che temi così complicati necessiterebbero di discussioni e dibattiti difficilmente in aula (sia per questioni logistiche sia per evitare di degenerare in una "guerra di religione").
Inoltre, tristemente, discuterne in modo approfondito sarebbe inutile: attualmente la legislazione in materia non permette di porsi il problema.

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