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Ragazza anoressica vuole il suicidio.

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11 Anni 10 Mesi fa #250382 da verduz
Anche io ho dubbi sulla sua capacità di intendere e di volere. Se questa incapacità venisse accertata, in linea teorica bisognerebbe agire secondo gli interessi che quella persona avrebbe (probabilmente) se fosse in grado di intendere e di volere e disponesse di un supporto per il suo problema (psicologico, ecc.). In fondo se si vede una persona che vuole gettarsi da un palazzo, la si convince a non farlo e si gonfia un materassone, non le si dice certo di saltare in un modo che consenta di avere maggiori probabilità di riuscire nell'intento.

Detto questo, mi lasciano perplesso sia i genitori che la ragazza. Il non volere essere causa di dolore per i propri genitori (o per le persone più care) è spesso l'ultima cosa che trattiene il suicida dai suoi propositi. Qui paradossalmente abbiamo dei genitori che supportano la sua scelta ma la ragazza, stranamente, sceglie la via più lunga e con meno probabilità di successo. Fossi nella sua situazione, chiederei la loro collaborazione per un Seppuku (il rituale di suicidio dei samurai) a regola d'arte, in modo da essere certo di raggiungere l'intento. Di sicuro non mi lascerei morire di fame, almeno non in un luogo dove possa essere raggiunto dalla pubblica autorità, perché il risultato più probabile sarebbe quello di finire alimentato con una stomia e legato al letto per impedirmi di toglierla situazione che immagino essere peggiore di quella da cui vorrei scappare.
Dall'altra parte, se fossi un genitore desideroso di accontentare i propositi suicidi della figlia, e ciò venisse ostacolato dalla legge, mi impegnerei di persona... cos'è il carcere rispetto all'amore per un figlio?

Per questi motivi ritengo che né la ragazza né i genitori siano realmente capaci di intendere e di volere. Ritengo quindi che la decisione del giudice sia giusta: la ragazza deve essere tenuta in vita ed aiutata psicologicamente, in modo da accertarsi che quella sia veramente la sua volontà (come Socrate o Seneca, per intenderci).

La questione del diritto al rifiutare le cure secondo me non si applica a questo caso: se venissi in un qualsiasi ospedale chiedendo un bel po' di potassio, non penso che basterebbe un consenso informato in cui dichiaro di essere consapevole che quel che ho chiesto mi ucciderà per ottenerlo.

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