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Che fare?

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10 Anni 7 Mesi fa #290703 da El Diablo
Che fare? è stato creato da El Diablo
Salve a tutti. Sono uno studente di medicina del I anno che si ritrova in una situazione veramente pesante da gestire; mi spiego: a me, in tutta onestà, della medicina non è mai importato molto, e alle superiori avevo mostrato una netta predisposizione per le materie di tipo umanistico, benché apprezzassi anche quelle scientifiche. Mi sarebbe piaciuto iscrivermi a una facoltà come lettere, ma genitori, amici, conoscenti e professori (compreso quello di italiano che mi considerava l'alunno migliore che avesse mai avuto) mi convinsero a virare verso altre strade, per via della difficoltà (per non dire impossibilità) di avere sbocchi lavorativi con queste lauree.
Così la mia scelta, su forte indicazione dei miei genitori, cadde appunto su medicina, una facoltà che, fino a 4 mesi prima del test, non avrei proprio mai voluto fare. Mi misi a studiare intensamente per il test, fui molto motivato, ma solo ed esclusivamente per la sfida che esso comportava: volevo dimostrare di esserlo in grado di passare agevolmente; e così fu. Appena seppi di essere entrato ero molto contento, e pensavo che con il tempo mi sarebbe piaciuta; d'altronde come esempio avevo mio padre, che si iscrisse in medicina semplicemente perché andava di moda e perché si erano iscritti alcuni suoi cari amici: ora è un primario riconosciuto come molto valido. Pensai che per me sarebbe stato uguale, ma non fu così: le materie mi annoiano, non le trovo interessanti, il loro studio esclusivamente mnemonico mi uccide, non mi affascina il lavoro del medico e l'avere a che fare con pazienti; ai tirocini cerco sempre di fare in modo che a me non facciano fare niente. Non trovo stimoli diversi dallo studiare dal "perché lo devo fare"; ogni volta aprire un libro è una tortura, ed inoltre devo studiare molto più dei miei colleghi per ottenere i loro stessi risultati.
Mi sento sprecato in medicina, so che la mia propensione e il mio talento sono altrove, ma ho paura di lasciare e di andare in una facoltà che potrebbe garantirmi un posto al call center o al McDonald nei casi migliori. Vedo il mio futuro nero, qualsiasi sarà la mia scelta: o come un medico frustrato che lavora controvoglia, o come un laureato in lettere eternamente disoccupato. A 20 anni mi vedo eternamente infelice in ogni caso: questa cosa mi distrugge.
Cos'è meglio: fare una facoltà che non mi piace sperando che un giorno la mia idea cambi, oppure fare 3 o 5 anni di università in modo felice, per poi fare una vita da barbone, in cui le mie capacità non avrebbero comunque modo di essere espresse, in cui non potrei mai riuscire a raggiungere lo stipendio di uno specializzando nemmeno lontanamente.
Vi ringrazio per le eventuali risposte, e mi scuso se vi ho tediato con questa lagna.

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10 Anni 7 Mesi fa #290706 da fabietto
Risposta da fabietto al topic Che fare?
Bè vedi caro, da una parte ci sono persone che sognano di diventare medici, dove l'università, il numero chiuso, e menate varie glielo impediscono, quindi virano verso altre facoltà, dall'altra ci sono persone come te che invece hanno la fortuna di entrare, hanno tolto un posto ad una persona che invece è rimasta fuori magari per uno 0,5 punti, demotivata, che non gli interessa nulla, e che poi per giunta riesce anche a laurearsi, sai perché? perché magari sapeva chi aveva scritto tale libro, o in che data è avvenuta tale guerra!
Questo rispecchia come proprio i test non funzionano e soprattutto non selezionano i migliori!
Riguardo a te, che dire; ovvio è che se l'interesse è scarso, è inutile continuare con questo percorso di studi; sarebbe sempre più complicato.
Poi le scelte le devi fare tu, in base a cosa vorrai fare della tua vita.
In bocca al lupo.

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10 Anni 7 Mesi fa #290709 da UB0
Risposta da UB0 al topic Che fare?

Nuvoloso ha scritto: Salve a tutti. Sono uno studente di medicina del I anno che si ritrova in una situazione veramente pesante da gestire; mi spiego: a me, in tutta onestà, della medicina non è mai importato molto, e alle superiori avevo mostrato una netta predisposizione per le materie di tipo umanistico, benché apprezzassi anche quelle scientifiche. Mi sarebbe piaciuto iscrivermi a una facoltà come lettere, ma genitori, amici, conoscenti e professori (compreso quello di italiano che mi considerava l'alunno migliore che avesse mai avuto) mi convinsero a virare verso altre strade, per via della difficoltà (per non dire impossibilità) di avere sbocchi lavorativi con queste lauree.
Così la mia scelta, su forte indicazione dei miei genitori, cadde appunto su medicina, una facoltà che, fino a 4 mesi prima del test, non avrei proprio mai voluto fare. Mi misi a studiare intensamente per il test, fui molto motivato, ma solo ed esclusivamente per la sfida che esso comportava: volevo dimostrare di esserlo in grado di passare agevolmente; e così fu. Appena seppi di essere entrato ero molto contento, e pensavo che con il tempo mi sarebbe piaciuta; d'altronde come esempio avevo mio padre, che si iscrisse in medicina semplicemente perché andava di moda e perché si erano iscritti alcuni suoi cari amici: ora è un primario riconosciuto come molto valido. Pensai che per me sarebbe stato uguale, ma non fu così: le materie mi annoiano, non le trovo interessanti, il loro studio esclusivamente mnemonico mi uccide, non mi affascina il lavoro del medico e l'avere a che fare con pazienti; ai tirocini cerco sempre di fare in modo che a me non facciano fare niente. Non trovo stimoli diversi dallo studiare dal "perché lo devo fare"; ogni volta aprire un libro è una tortura, ed inoltre devo studiare molto più dei miei colleghi per ottenere i loro stessi risultati.
Mi sento sprecato in medicina, so che la mia propensione e il mio talento sono altrove, ma ho paura di lasciare e di andare in una facoltà che potrebbe garantirmi un posto al call center o al McDonald nei casi migliori. Vedo il mio futuro nero, qualsiasi sarà la mia scelta: o come un medico frustrato che lavora controvoglia, o come un laureato in lettere eternamente disoccupato. A 20 anni mi vedo eternamente infelice in ogni caso: questa cosa mi distrugge.
Cos'è meglio: fare una facoltà che non mi piace sperando che un giorno la mia idea cambi, oppure fare 3 o 5 anni di università in modo felice, per poi fare una vita da barbone, in cui le mie capacità non avrebbero comunque modo di essere espresse, in cui non potrei mai riuscire a raggiungere lo stipendio di uno specializzando nemmeno lontanamente.
Vi ringrazio per le eventuali risposte, e mi scuso se vi ho tediato con questa lagna.


Ciao Nuvoloso!
Se medicina non è la tua strada,abbandonala.Sei al primo anno,è già studiare quei tomi ti risulta ostico,e con il passare degli anni non credo,le cose miglioreranno anzi.Medicina è una facoltà davvero davvero pesante.Io ho il problema contrario al tuo.Tenterò per la terza volta il test di medicina,sperando che vada tutto bene,altrimenti proverei ancora e ancora.Comunque ritornando al tuo problema.
Io credo che ogni facoltà ha i suoi sbocchi lavorativi,naturalmente,senza raccontarci balle,facoltà come medicina o scienze infermieristiche o ingegneria assicurano un posto lavorativo alla fine degli anni richiesti,ma attenzione non è sempre vero!Una volta essersi laureati a medicina,bisogna superare l'esame di stato e poi specializzarsi.Bisogna esser consci che la laurea in medicina di per sè non porta a nulla,se non si continua.Bisogna esser consci,inoltre,che si inizia a praticar la vera e propria arte medica verso i 30 anni,se tutto va bene.
Le altre facoltà,come lettere,giurisprudenza,economia,lingue,e così via sono facoltà comunque impegnative.Io ho sempre sostenuto la tesi secondo la quale il successo dopo aver conseguito una qualsiasi laurea risieda nel singolo ragazzo.
Se avessi amato la sfera umanistica,contrariamente alle pressioni di familiari e amici,avrei scelto lettere.Laurearmi ad un indirizzo universitario che va contro le mie passioni,mi porterebbe a diventare un pessimo professore o giurista o commercialista o giornalista.
Devi far i conti con te stesso,nuvoloso.Alla fine la vita è tua e credo che nessuno di noi dovrebbe avere rimpianti del tipo "se avessi scelto questa facoltà piuttosto che quest'altra,ora non sarei qui".
Spero di essermi spiegata e ti auguro un grande in bocca a lupo per qualunque scelta farai nella tua vita!

Le ossa non mentono mai

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10 Anni 7 Mesi fa - 10 Anni 7 Mesi fa #290771 da Übermensch
Risposta da Übermensch al topic Che fare?
Ciao Nuvoloso,
il sedici settembre ho fatto il test per la facoltà di lettere e filosofia. Ora io, ero a dir poco distrutta, perché già la sera del nove settembre avevo realizzato e ammesso a me stessa che non avrei passato il test di medicina. Arrivai quindi il giorno del test a pezzi e quando dovetti scegliere il corso di laurea tra quelli proposti mi trovai davanti a:
-arti e scienze dello spettacolo
-filosofia
-letteratura, musica e spettacolo
-lettere classiche
-lettere moderne
-lingue, culture, letterature e traduzione
-scienze archeologiche
-scienze del turismo
-scienze geografiche per l'ambiente e la salute
-storia antropologia e religioni
-studi storico-artistici

Io sono una persona molto versatile e molto molto molto curiosa, assorbo tutto quello che si può assorbire e non mi sono mai preclusa niente. La cosa che mi sono sentita ripetere più volte nella vita è che avrei potuto fare qualsiasi cosa e lo pensavo anch'io. Lo penso ancora in realtà..potrei davvero fare qualsiasi cosa e anche piuttosto bene (dal pubblicare un libro di poesie a diventare un avvocato a fare la giornalista a organizzare ritiri spirituali o aprire una pasticceria o dedicarmi a tempo pieno a fare la mamma, un giorno), ma purtroppo, indossare una maschera ha dei limiti, perché prima o poi, a fine giornata, la dovrai togliere per andare a letto e potresti non dormirci la notte..Quando pensavo di entrare nella facoltà di medicina..dissi ad una mia carissima amica 'Mi raccomando, mi passerai la lista di tutti i libi del corso di Storia'....
Ma quando mi sono trovata in quell'aula e ho dovuto 'crocettare' quella casella....per me è stata una pugnalata. Quando poi il presidente di commissione si è messo a sproloquiare, dicendoci che forse i nostri genitori ci avrebbero voluti ingegneri, medici, avvocati, ma noi eravamo lì a lottare per il nostro sogno...che te lo dico a fare come mi sono sentita...
Però ha detto una cosa verissima, che a mio avviso è valida per tutti i corsi di studio, anche per medicina e si rifa un po' al '' ognuno è un genio. ma se si giudica un pesce in base alla sua abilità di arrampicarsi sugli alberi, lui passerà tutta la vita a credersi uno stupido''. Indossiamo maschere tutti i giorni e anche quando ci costringono a farlo è in realtà perché lo vogliamo noi. Se sei riuscito a guardarti allo specchio e a riconoscerti veramente, non dimenticare quello che hai visto. Potresti fare il medico e io potrei fare l'antropologa, ma né io né te saremo mai, veramente, rispettivamente antropologi o medici.
Ultima Modifica 10 Anni 7 Mesi fa da Übermensch.

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10 Anni 7 Mesi fa #290821 da DrHP
Risposta da DrHP al topic Che fare?

genitori, amici, conoscenti e professori (compreso quello di italiano che mi considerava l'alunno migliore che avesse mai avuto)

Se mentre te lo diceva te lo sentivi ansimare furiosamente sulla nuca è assai probabile che non fossi l'unico a cui lo diceva.

Mi sento sprecato in medicina, so che la mia propensione e il mio talento sono altrove, ma ho paura di lasciare e di andare in una facoltà che potrebbe garantirmi un posto al call center o al McDonald nei casi migliori. Vedo il mio futuro nero, qualsiasi sarà la mia scelta: o come un medico frustrato che lavora controvoglia, o come un laureato in lettere eternamente disoccupato. A 20 anni mi vedo eternamente infelice in ogni caso: questa cosa mi distrugge.

Vabbè.
Ma tu nella vita che ca%%o vorresti fare?
Perché il laureato in lettere o insegna, o fa roba che potrebbe fare anche senza laurea in lettere (scrittore, attore...)

Mai darsi per vinti! Mai arrendersi!
comandante Peter Quincy Taggart
Galaxy Quest, 1999

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10 Anni 7 Mesi fa #290823 da everton
Risposta da everton al topic Che fare?

DrHP ha scritto:

genitori, amici, conoscenti e professori (compreso quello di italiano che mi considerava l'alunno migliore che avesse mai avuto)

Se mentre te lo diceva te lo sentivi ansimare furiosamente sulla nuca è assai probabile che non fossi l'unico a cui lo diceva.


Ho le lacrime agli occhi

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