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Ho fatto la scelta giusta?

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4 Anni 1 Mese fa #316171 da artemisio29
Ciao a tutti,
sono uno studente di medicina al primo anno.
Scrivo qui perché ho bisogno di uno sfogo: non sono più sicuro del percorso che ho scelto. O forse non lo sono mai stato.
Spero in un confronto, di qualsiasi tipo.
Vi ringrazio in anticipo se mi dedicherete del tempo.

Quando si è bambini è difficile capire ciò che diventeremo da adulti: c'è chi lo capisce da subito e chi, invece, deve faticare un po' per scindere sogni e realtà.
In quarta elementare capii di voler fare lo psicologo. Poter aiutare le persone, ascoltare e comprendere, oltre ad un sincero interesse per lo studio della psiche umana mi affascinavano e tuttora mi affascinano.
Tutto ciò restò immutato fino a quando non arrivai in terzo superiore. L'idea di essere d'aiuto per gli altri rimase, ma attraverso un approccio più "materiale": si fece strada in me la prospettiva di diventare medico.

Scomparve così il sogno di diventare psicologo.
Perché? Non c'è stata una sola causa e quelle che mi vengono in mente, in ordine sparso, sono:

1) l'influenza che la mia migliore amica, conosciuta proprio in terzo superiore, ha esercitato su di me.
Volendo lei provare il test, mi ha inconsciamente "aperto un mondo".
Prima di allora non avevo mai pensato di fare il medico, ma in seguito l'idea mi ha allettato totalmente.
Probabilmente, se non l'avessi conosciuta, non si sarebbe mai insinuata nella mia testa la possibilità di fare medicina.
Sarà stato il destino a farci conoscere? Chissà.

2) l'idea di poter fare qualcosa di complesso e il desiderio di "gloria" nel senso più lato possibile.
Nella mia famiglia, nessuno ha una laurea e 3 persone hanno il diploma. Per questo mi hanno sempre visto come "quello intelligente": andavo molto bene a scuola, ero l'unico a studiare in un liceo (i miei 2 cugini e mio padre, gli unici ad avere un diploma, hanno frequentato un professionale), leggevo molto ed ero il tipico bravo ragazzo.
Nonostante non mi sia mai piaciuto, sono sempre stato un motivo di vanto per la mia famiglia e credo che, se mai dovessi cambiare facoltà, probabilmente deluderei tutti.

3) la malattia di mia zia.
Dopo aver visto mia zia soffrire per un cancro per tanti anni, ho deciso, forse anche un po' scioccamente, di voler diventare oncologo per poter essere una speranza per chiunque si ritrovi nella stessa orribile sofferenza che ha vissuto mia zia.
Oncologia è la specialistica in cui mi vedo maggiormente.

4) il desiderio di un lavoro sicuro.
Si sa: con medicina si lavora. Con psicologia? Non tanto.
Mia madre mi ha sempre detto che avrei dovuto scegliere un lavoro che mi desse uno stipendio certo e che mi permettesse, di fatto, di lavorare perché, in futuro, dovrò mantenere una moglie e dei figli.
Ovviamente, ciò non avverrà mai: sono gay e lei non lo sa. Però l'idea di seguire un "percorso preimpostato", in cui è certo che avrò un buono stipendio, mi ha purtroppo influenzato.

Tra ottobre e novembre 2019 tutto è cambiato: in facoltà non ero più "quello intelligente" e mi sentivo costantemente un passo dietro gli altri.
La mattina alzarmi era una tortura, non mangiavo quasi niente, a lezione piangevo, non uscivo quasi mai di casa (se non per andare, purtroppo, in università) e studiare mi terrorizzava.
A dicembre, però, mi sono completamente ripreso, ho abbracciato in toto quelli che erano stati i miei problemi e ho deciso di darmi un'altra chance.
Ho capito che medicina era ciò che sinceramente volevo fare, ed ero pronto a tutte le difficoltà pur di riuscire nel mio intento.
Non ho dato tutti gli esami e non ho preso voti altissimi; non me ne sono fatto una colpa proprio per le difficoltà che ho passato.

Mi sono ripromesso che al secondo semestre, conscio di ciò che avevo vissuto nei primi mesi di università, avrei dato il massimo e mi sarei impegnato di più.
Ma sta andando tutto a rotoli.
Anatomia mi sembra uno sterile elenco di nozioni che dimenticherò, probabilmente, il giorno dopo dell'esame.
Credevo sarebbe stata un po' la mia "prova del 9": essendo la materia di base della medicina, studiandola avrei capito se fosse la mia vera passione o se, in realtà, mi fosse totalmente indifferente.
Ora come ora, non ho mai voglia né desiderio di studiarla. Non riesco a seguire le lezioni perché è tutto così poco stimolante e noioso.
Le videolezioni vanno avanti e io continuo a farmi arretrati su arretrati, e ciò mi provoca un'incessante ansia che non mi lascia in pace neanche quando dormo.

Sono terribilmente confuso, non so cosa farò nel mio futuro e mentre il tempo, inesorabilmente, va avanti, io, ancora una volta, resto indietro, bloccato solo e soltanto da me stesso.

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4 Anni 1 Mese fa #316172 da Alber
Risposta da Alber al topic Ho fatto la scelta giusta?
Se tu abbandonassi medicina, poi faresti psicologia? E la cosa che ti preoccupa dopo psicologia eventualmente sarebbe il non trovare lavoro?
Ora non dovresti preoccuparti sul trovare lavoro, ma se quel lavoro ti piacerà. Devi immedesimarti nel ruolo e pensare a cosa proveresti mentre svolgerai quella azione.

Per quanto riguarda lo studio, ebbene sì. molte cose sono da studiare a memoria. Sta al singolo trovare il modo per imprimersi nella mente certe parole o certe informazioni.

1) Tutti ci facciamo influenzare dall'ambiente in cui cresciamo e da chi abbiamo intorno, fino al punto in cui ci definiamo e ci dimentichiamo il perchè siamo diventati quel che siamo. Se sei diventato amico di quella persona, vuol dire che avevate elementi in comune da condividere. Quegli stessi elementi poi ti hanno avvicinato ai suoi interessi che poi piano piano sono diventati anche tuoi più o meno consapevolmente. Se abbandoni questo interesse del mettersi al servizio di qualcun altro, quale altro interesse potresti portare avanti?

2) L'università è complessa. Tutte le università sono complesse. Anche a psicologia ti ritroverai ad affrontare un gruppo di persone mediamente più preparate rispetto alle persone che trovavi al liceo. Come al liceo hai trovato persone più preparate rispetto alle persone che avevi alle medie.

3) Questo elemento è fondamentale. Ho idea che il medico vero è quello che è stato a contatto con la sofferenza, l'ha percepita e ha sentito il bisogno di mettersi in gioco per migliorare la situazione. Non è assolutamente sciocchezza, anzi. Aggrappati fortemente a quella sensazione di voler dare una speranza perchè è la caratteristica che i veri medici hanno. Lo capirai quando farai tirocinio se proseguirai.

4)Non bisogna scegliere in base al fatto se si troverà lavoro o meno nel campo che sceglieremo, ma se ci piacerà esguire un lavoro in quell'ambito. Il lavoro si trova, e se non si trova lo si crea. Specialmente nella psicologia in cui volendo, l'unica cosa che serve è una scrivania. é un lavoro di parole e di analisi, non servono strumentazioni particolari se non per manuali di test psicologici.

Medicina è nozionistica e puntigliosa, c'è competizione e nel post università ci sono molte responsabilità e difficoltà. é un percorso lungo (io sono al quarto anno e nonostante sia in pari con buona media, non nascondo il fatto che molti argomenti siano tremendamente noiosi: elenchi e classificazioni).
se leggi uno degli ultimi post, trovi anche i miei dubbi sulla mia scelta. é un percorso lungo e necessariamente si incontrano difficoltà.
Una delle mie difficoltà è proprio quella di reputarmi scarsamente empatico anche se sensibile, e quindi di trarre poco piacere nell'alleviare la sofferenza altrui, nonostante io reputi questo mestiere nobilissimo e che non può farti dubitare del fatto che stai facendo del bene. Quali altri lavori ti danno certezza che quello che stai facendo è giusto eticamente e moralmente?
Un'altra difficoltà che io sto riscontrando è proprio quella della mancanza di certezza scientifica che tanto adoravo al liceo. Processo logico di causa conseguenza, il metodo rigoroso della matematica. Per questo spesso mi chiedo se non avessi dovuto intraprendere la strada di qualche ingegneria. Eppure in quinta superiore ingegneria era solo la terza strada che mi ero proposto per il mio futuro. Se quando avevo la mente fresca ho scelto più questa strada biologica è anche perchè ho avuto la fortuna di avere una professoressa bravissima alle superiori che ha saputo (ancora una volta) influenzarmi su questo tema.
TI ho proposto queste mie difficoltà semplicemente per farti capire che anche quando andrai avanti potranno presentarsi delle difficoltà e dei dubbi. Ma allo stesso tempo ti si potrebbero presentare a psicologia.

Prova a pensare "ammettendo di riuscire a laurearmi, mi troverei bene in ambito sanitario? (che sia amministrazione, reparto o sala operatoria questo lo definirai nel percorso in base ai professori che, come ha fatto la tua amica, ti sensibilizzeranno/influezeranno a vedere le cose con uno sguardo simile al loro. (ma se loro ci sono riusciti, vuol dire che in qualche modo tu hai accettato e coltivato di vedere il mondo con quegli occhi).

Cerca di lavorare sul tuo passato per capire le tue motivazioni: è stata più incidente la malattia di tua zia o le aspettative che ti ha passato la tua amica?

Da quel che ho capito la tua difficoltà non è tanto quella emotiva (psicologia condivide con medicina il fatto di condividere un rapporto emotivo e stretto con le persone) quanto quella tecnica e di apprendimento. Prova a pensare a come studiavi alle superiori: schematizzavi, ripetevi, leggevi tante volte... e cerca di intensificare quel metodo. c'è solo più materiale, ma se hai affrontato bene il liceo vuol dire che hai strutturato un metodo. Cerca di potenziarlo e adattalo. Per anatomia posso consigliarti di guardare tante immagini e video, quella non è una materia tanto da leggere e schematizzare, quanto più da sapersi immaginare spazialmente degli elementi. Come doversi orientare in una città o capire come sono messi gli elementi all'interno di una scatola.
Le cose le si dimenticano, ma poi quando dovrai recuperare un'informazione saprai dove cerarle. C'è chi si ricorda subito molto, ma sono una stretta minoranza. Se non usiamo le informazioni che abbiamo le dimentichiamo. Il trucco è saperle collegare tra di loro per sedimentarle.

TI consiglio di chiedere aiuto ad uno psicologo di orientamento. Tornassi indietro investirei qualche ora del mio tempo con un professionista. Sei solo al primo anno, è il momento perfetto per farlo. Più pensi al problema più non vedi soluzioni ma altri problemi. Un passo alla volta.
Non cambiare perchè credi che sia più facile da altre parti. Cambia se pensi che il lavoro dello psicologo sia più consono alla tua persona rispetto al lavoro del medico. Come puoi capire questo? Facendo esperienza. Solo così non fantasticherai ma starai con i piedi per terra.
prova a leggere un manuale di psicologia, prova a vedere qualche lezione, chiedi consiglio a qualche psicologo su come è fare il lavoro che fanno, chiedi di fare qualche tirocinio in ospedale (gli psicologi lavorano anche in ospedale).

forza e coraggio, che non esistono strade facili.

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