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Medicina e possibilità di ricerca

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4 Anni 5 Ore fa #316206 da RNApolimerasi
Salve. Sono uno studente al primo anno.
Come da titolo, ho un dubbio che riguarda la relazione tra l'attività canonica di un medico e le possibilità di fare ricerca.
Mi chiedo, in sostanza, se un medico possa fare anche ricerca e con che facilità questa situazione possa accadere.
Mi piacerebbe molto, infatti, al contempo, sia avere un approccio con i miei pazienti, sia fare ricerca per contribuire a qualcosa che duri a lungo termine, qualcosa che in futuro, con i suoi sviluppi, abbia la potenzialità di aiutare non solo coloro che verranno a farsi curare da me, ma chiunque ne possa avere bisogno.
È tutto questo, però, possibile?
Attualmente mi reputo un tipo più teorico che pratico, un tipo che ammira tantissimo la scienza, un tipo a cui piace riflettere, pensare e farsi domande su quello che lo circonda, sul perché certe cose funzionano nel determinato modo in cui funzionano, alla continua ricerca di risposte. Per queste motivazioni ho sempre trovato molto attraente l'attività di ricerca.
Uno dei campi della scienza che più mi appassionano, in ogni caso, riguarda la medicina, per via di tutti i concetti biologici e chimici che la riguardano nell'ambito dello studio delle patologie e di quello stato fisiologico che viene meno. Di fatti, per queste motivazioni, da metà liceo ho iniziato a prendere in considerazione il corso di laurea in medicina, piuttosto sicuro che questa sarebbe stata la mia scelta. Solo al momento di scegliere davvero quale percorso affrontare dopo la scuola ho iniziato a chiedermi se fosse davvero quello che desideravo, rendendomi conto che, forse, più della cura dei pazienti in sé, mi interessasse lo studio di questi argomenti, la ricerca. Detto ciò, mi sono iscritto comunque, sicuro di studiare qualcosa che mi piacesse e prendendo tempo, per chiarirmi le idee fino al momento in cui capire effettivamente cosa fare di me. Certa rimane l'ampia possibilità di sbocchi successivi a questa laurea, sia da un punto di vista clinico, sia sperimentale. Mi chiedo però se questi due approcci possano in una qualche misura coincidere, se una persona possa svolgere entrambe le attività o se sia qualcosa di anomalo.
Nonostante questa mia certezza di poter riuscire a fare, alla fine, quello che vorrò, qualsiasi cosa sarà, rimango comunque un po' preoccupato, leggendo, ad esempio, quali materie sono trattate nel corso degli studi. Infatti, mi piacciono tutte quelle dei primi anni, rare sono quelle che mi affascinano degli ultimi anni, le "cliniche". Immagino sia normale, perché nei primi anni si studiano le basi imprescindibili di qualsiasi altra materia degli ultimi anni, tra le quali invece sono lecite delle preferenze, in quanto spesso sono mutuamente esclusive tra loro. Quello che c'è di strano è che tutti i miei colleghi non vedono l'ora di fare le cliniche, mentre detestano o trovano completamente inutili tutte le materie dei primi anni. Il problema sono io? Detto questo, mi sembra che tutto si ricolleghi alla dicotomia tra sperimentale/teorico e clinico. Posso stare tranquillo ed essere certo che in tutti i corsi di laurea si trovano materie che non piacciono molto e che troverò la mia strada? Ancora, davvero un medico può coniugare clinica e ricerca? Non è un neurologo, ad esempio, che cerca di scoprire i meccanismi ancora oscuri di una particolare malattia neurodegenerativa?

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