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Legge 133/08: Futuro dell\'Università Italiana

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15 Anni 7 Mesi fa #167352 da Sic
DrHP ha espresso, nel pieno possesso delle sue facoltà mentali, la seguente opinione:

Uhm vediamo.Lenin no, faceva ammazzare dai bolscevichi, Stalin no, faceva ammazzare dal KGB, Krushev e Breznev no, deportavano in siberia (beh oddio direi che questo è un po\' bannare in effetti), andropov no, ha calato le braghe... uhm.... uhm...Scherzo dai non te la prendere :laugh:

Vi ha costruito TUTTI identici, ma come ha fatto? :laugh:

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15 Anni 7 Mesi fa #167400 da
Le mille stravaganze degli atenei privati Dal prestigio della Bocconi alle università taroccate finite nel mirino dell\'Antitrust Il caso del «campus» dentro un ipermercato Siete divorati dal desiderio di sapere cos\'è «l\'approccio slow all\'economia distribuita e alla sensorialità sostenibile?» Peccato, avete perso l\'occasione per dibatterne, al seminario organizzato qualche settimana fa e promosso dal Politecnico di Milano, da Slow Food, dall\'Istituto europeo di design e dalla Domus Academy. Appassionante. Come un mucchio di altre iniziative nate dalla fantasia di quel mondo effervescente che si è sviluppato negli ultimi anni a cavallo tra università pubbliche, private, semi-pubbliche, quasi-private. Mondo che solo recentemente, dopo l\'esondazione di nuovi atenei e nuove facoltà e nuovi corsi di laurea, Fabio Mussi ha deciso di arginare piantando finalmente dei paletti. Anzi, tra le tante, l\'Università degli studi di Scienze gastronomiche, che come soci fondatori ha lo SlowFood, la regione Emilia-Romagna e il Piemonte, non è neppure delle più strampalate: è o non è la buona tavola una delle roccaforti dello stile e dell\'economia italiani? Prosit. FINANZIATE DALLO STATO - Certo è che a passare al setaccio il mondo universitario non statale, finanziato comunque dallo Stato con 133 milioni di euro l\'anno (più i 30 dati da una misteriosa manina in Finanziaria ai collegi universitari ecclesiastici) c\'è di tutto. Su 94 riconosciuti dal ministero, gli atenei di questo tipo sono 28. Dalle strane accademie spuntate dal nulla e dal profilo ambiguo, con docenti non sempre all\'altezza, ai luoghi di assoluta eccellenza come la Bocconi o la Cattolica, da sempre fucine della classe dirigente del Paese. Quelli promossi da enti pubblici sono quattro, da soggetti privati 13. Più le università telematiche (undici, ma il nuovo governo ne ha bloccate altre cinque in dirittura d\'arrivo) delle quali diremo più avanti. Quanti siano gli studenti, vista la contrapposta inaffidabilità delle banche dati del ministero, preferiamo lasciar perdere: troppo casino. Quanto ai docenti, che risultavano essere 2.022 al 31 dicembre 1998, sarebbero oggi (meglio: al 31 maggio 2006) 2.734. Con un aumento di 712 persone: 361 ordinari, 256 associati e 95 ricercatori. Un incremento del 35,2%. Nettamente inferiore, comunque, all\'aumento esponenziale di atenei, facoltà e corsi.UNIVERSITA\' TAROCCATE - Non bastassero, nel caos hanno finito per inserirsi un bel po\' di università taroccate. Creature virtuali, aperte come si apre un supermarket o una concessionaria. E metodicamente bastonate dall\'Antitrust di Antonio Catricalà, che negli ultimi due anni ha messo sotto inchiesta una ventina di atenei impegnati nel «gioco del dottore», condannandone diversi per pubblicità ingannevole. Come la Libera Privata Università di Diritto Internazionale dell\'Isfoa, che sbandierava sul sito di diffondere «i principi dell\'Open University, programma di matrice anglosassone» e diceva di avere sedi nella Quinta Strada a New York e nel Principato di Monaco e addirittura a Nauru, in Polinesia ma poi aveva il cuore nella sgarrupata Tirana. Oppure la Cetus, allestita al piano terra di un palazzone della periferia palermitana da un «rettore» che, irritato col Corriere per una denuncia, protestò inviando una lettera così spassosamente sgrammaticata che, per la delizia dei lettori, i correttori di bozze si astennero dal metterci mano. O ancora la «Nuova Università del Cinema e della Televisione», colpita pochi mesi fa perché prospettava falsamente «la possibilità per il consumatore, di studiare presso un\'università riconosciuta, con la possibilità di poter perseguire, a seguito della frequenza dei corsi pubblicizzati, un titolo quale la laurea». Alla larga.CAMPUS-IPERMERCATO - Anche tra quelle legalmente riconosciute, tuttavia, non mancano casi da fare arricciare il naso. Come la Lum di Casamassima, un paesotto vicino a Bari, che a dispetto del nome gonfio di maiuscole (Libera Università Mediterranea «Jean Monnet») è l\'unico esempio di ateneo nato grazie a un ipermercato. La sede è infatti in un Campus (due facoltà: giurisprudenza ed economia) all\'interno del Baricentro. Una cittadella commerciale costruita anni fa da Giuseppe Degennaro, esponente di una di quelle famiglie baresi che s\'imposero negli anni Settanta e Ottanta con lo sviluppo violento dell\'edilizia. Finanziato negli anni ruggenti della ex Cassa del Mezzogiorno, assessore ai trasporti del comune, deputato Dc, presidente della Confcommercio pugliese, coinvolto in un\'inchiesta per voto di scambio (un anno e quattro mesi in primo grado), eletto senatore nel 2001 con Forza Italia, Giuseppe Degennaro era, della sua creatura, anche il rettore. Morto lui un paio di anni fa, la carica è passata al figlio Emanuele. Erede pure del collegio elettorale, della presidenza del consiglio di amministrazione dell\'Università, della guida dell\'Interporto regionale della Puglia… POLITICI DOCENTI - Una storia non meno interessante è quella della UKE, acronimo di Università Kore di Enna. Fortissimamente voluto da Vladimiro «Mirello» Crisafulli, l\'uomo più potente dei diessini siciliani non scalfito neppure dall\'inchiesta sul suo incontro filmato con un mafioso e così sicuro di sé da dire che lui, a Enna, vince «col proporzionale, col maggioritario e pure col sorteggio», l\'ateneo forse non trabocca di luminari internazionali, ma di politici sì. Politico è Mirello, che sta nel Cda con la sua «licenza media inferiore», politico è il presidente Cataldo Salerno che guida pure la Provincia, politici altri due membri del consiglio quali Carmelo Tumino (deputato regionale della Margherita) ed Edoardo Leanza (idem, per Forza Italia) e politico infine è Salvo Andò, che ai bei tempi socialisti fu ministro della difesa e adesso della Kore è il Rettore. Le facoltà sono cinque: beni culturali, economia, giurisprudenza, ingegneria, scienze della formazione. Più un po\' di master. Tipo: «Valutazione e autovalutazione sistemica nei processi formativi della comunicazione». Gli studenti per ora sono (mai fidarsi dei siti ministeriali) un paio di migliaia ma l\'Università ha l\'ambizione di arrivare l\'anno prossimo a 10.500 con 174 docenti. Alla faccia di chi ha la puzza sotto il naso. Accentuata dal fatto che tre su sette dei membri del Cda (più l\'Ad) sono insieme ai vertici della Ennaeuno, la municipalizzata per lo smaltimento dei rifiuti. Va da sé che, al di là delle chiacchiere sul «privato», i soldi vengono dalla Provincia, dalla Camera di commercio, da alcuni comuni, dalla Regione. Un dettaglio comune a molti altri atenei, dalla Calabria (dove la Libera Università della Sibaritide doveva nascere anni fa coi soldi «privati» della Regione, della Provincia, delle Comunità montane di Trebisacce, Rossano e Acri e di 33 comuni quali Calopezzati, Amendolara, Mandatoriccio) all\'Alto Adige, dove è appunto nata la Libera Università di Bolzano per diretto interessamento della Provincia. O alla toscana Lucca, dove per iniziativa di Marcello Pera, che irrideva ai nemici bollandoli come invidiosi («abbiamo più successo della Normale e del collegio Sant\'Anna») è nato a tempo di record l\'Imt, una cosa un po\' privata e un po\' pubblica, finanziata coi soldi dell\'Università di Pisa, del ministero, del Comune, della Provincia… CONVENZIONI - Tutto bene, per carità. Tutto corretto. Tutto legale, come le convenzioni firmate da un sacco di università, da Siena alla romana Pio V˚,da Chieti a mille altre, con un mucchio di associazioni e corporazioni e sindacati, dai vigili urbani ai dipendenti ministeriali, dalle guardie carcerarie ai giornalisti, che prevedevano riconoscimenti di crediti così generosi (stoppati da Mussi: non più di 60) da permettere speedy-lauree guadagnate con una manciata di esami in un solo anno. Da segnalare, in questo caravanserraglio di cose serie e insieme di bizzarrie, la politica di immagine della milanese IULM che, fondata dalla Libera università di lingue e comunicazione, conta tra i soci la Provincia, la Camera di commercio, l\'Assolombarda, il Centro Turistico Studentesco… C\'è di tutto. Il concorso per il progetto «Who\'s that girl» per dare un nome all\'avatar dell\'Ufficio relazioni pubbliche della Provincia. La sfida su Odeon Tivù fra la squadra IULM e una della Statale. L\'accordo con Mediaset (si chiama Campus Multimedia In-formazione) per lo sviluppo della cooperazione fra Università e imprese. E la vendita online di berretti, magliette, T-Shirt col nome dell\'amato ateneo. Come a dire: fatti una laurea. O almeno una felpa.Segio RizzoGian Antonio Stella una cosa è certa ....occorre cambiare i metodi di finanziamento e funzionamento delle università...è evidente...io non condivido però questo decreto...ho seri dubbi sulla sua REALE efficacia in tal senso...sembra più uno spot \"privato è bello\"...i miei dubbi sono tanti...ma quelli che mi lasciano maggiormente perplessa sono:ma da quale fronte arriveranno questi finanziamenti esterni ?...sicuramente dalle banche e dagli industriali...(che strano!)e per gli studenti ci saranno solo nuovi aumenti di tasse universitarie ? e continueranno ad esistere le agevolazioni previste per gli studenti meno abbienti?...io non ne faccio una questione politica...mi chiedo solo perchè appartenere ad uno stato socio-economico più basso debba pesare ancora di più sulla scelta del proprio futuro...comunque a questo punto dovrebbe anche cambiare la costituzione...Art. 9La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Art. 33.L\'arte e la scienza sono libere e libero ne è l\'insegnamento.La Repubblica detta le norme generali sull\'istruzione ed istituisce scuole statali per tutti gli ordini e gradi.Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato.La legge, nel fissare i diritti e gli obblighi delle scuole non statali che chiedono la parità, deve assicurare ad esse piena libertà e ai loro alunni un trattamento scolastico equipollente a quello degli alunni di scuole statali.È prescritto un esame di Stato per l\'ammissione ai vari ordini e gradi di scuole o per la conclusione di essi e per l\'abilitazione all\'esercizio professionale.Le istituzioni di alta cultura, università ed accademie, hanno il diritto di darsi ordinamenti autonomi nei limiti stabiliti dalle leggi dello Stato.p.s la situazione in cui ora ci troviamo oggi è opera sia dei governi di destra che di quelli di sinistra:S

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15 Anni 7 Mesi fa #167434 da bayta89
ma soprattutto che fine faranno tutte quelle facoltà come lettere, filosofia, sociologia ecc, che non sono finalizzate all\'immediato guadagno?Ma non perdiamo tantissimo come Paese rinunciando a tutto questo sapere?Forse nell\'immediato avremo un piccolo risparmio in termini di tasse, ma a lungo termine ci conviene veramente?Circa gli aiuti per i meno abbienti: scordiamoci che nello sciagurato caso che gli atenei venissero privatizzati, sarà come adesso, dove praticamente chiunque può fare qualunque cosa compatibilmente con le proprie capacità e voglia di sbattersi.Le aziende e le banche offriranno si qualche borsa di studio, ma esse non arriveranno mai e poi mai a soddisfare tutte le richieste.E\' impossibile, pena il fallimento dell\'università azienda. Chi investe dei soldi, non lo fa certo per beneficenza, ma perchè vuole giustamente ottenere un utile.Quindi nessuna società si potrà mai permettere di far studiare più di pochi studenti gratis. E quanti non così geniali rimarrano fuori?

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15 Anni 7 Mesi fa #167479 da DrHP

ma soprattutto che fine faranno tutte quelle facoltà come lettere, filosofia, sociologia ecc

Si ridimensioneranno molto, mi auguro.

Forse nell\'immediato avremo un piccolo risparmio in termini di tasse, ma a lungo termine ci conviene veramente?

Una banalità: l\'esperienza dell\'università per tutti, che ci ha portato allo sfascio attuale, ti dice niente?Tu parti dall\'assunto che lettere, filosofia et similia non siano siano finalizzate all\'immedaito guadagno, ma non è vero: chi esce da queste facoltà reclama un posto -e uno stipendio- da laureato. E\' così che si arriva alla moltiplicazione delle cattedre, e guarda che un professore universitario, anche di lettere, non guadagna poco.

Quindi nessuna società si potrà mai permettere di far studiare più di pochi studenti gratis. E quanti non così geniali rimarrano fuori?

Tanti, mi auguro. E non è detto che sia un male. Apri gli occhi, viviamo in una società in cui un taxista, un idraulico, il gestore di un bar guadagnano più di un laureato.La legge della domanda e dell\'offerta vale anche per la cultura, e la diffusione della cultura di massa ha svilito il valore della cultura stessa.Non lo dico io, eh.

Mai darsi per vinti! Mai arrendersi!
comandante Peter Quincy Taggart
Galaxy Quest, 1999

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15 Anni 6 Mesi fa #167528 da
Il problema è che tutto ciò fa parte di una storia infinita...Se il debito pubblico non fosse pari al buco nero, se ci fossero meno sprechi, se tutti pagassimo le tasse, se le aziende italiane investissero sui giovani laureati, se i docenti e gli assistenti non fossero assunti solo perchè sono parenti di,(questo accade anche nelle università private e non provate a smentirmi perchè conosco personalmente fatti e persone ),se le borse di studio fossero assegnate a studenti realmente meno abbienti (e non a quelli che essendo figli di lavoratori autonomi possono concedersi il lusso di dichiarire il minimo!)....ma con i se non si va avanti...occore una svolta concreta..perchè non ci preoccupiamo invece della qualità?con la nuova riforma sull\'università si sfornano quotidianamente migliaia di giovani che per anni hanno sostenuto moduli con prova a quiz senza mai sostenere un colloquio orale...e poi scusatemi.. viviamo in un paese che non ha mai investito nella ricerca..come posso credere che investiranno sull\'università senza pensare al profitto?

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15 Anni 6 Mesi fa #168812 da DrHP

come posso credere che investiranno sull\'università senza pensare al profitto?

Sei proprio sicura che sia un male assoluto investire sull\'università persando al profitto?Il profitto non è un male in sè, è un male quando diventa il fine unico e supremo; se ben usato è uno strumento molto utile.Comunque ribadisco: le manifestazioni attuali sono pilotate da gente che ha come unico interesse il proprio profitto personale. Non c\'è una questione di concetto, c\'è solo la strenua difesa della propria cattedra di storia dell\'enologia provenzale o facezie consimili.

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comandante Peter Quincy Taggart
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