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TEST D'INGRESSO A MEDICINA:COME MAI COSì DIFFICILE E COS' TANTE RICHIESTE'
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Inoltre, sarebbero moltissimi i problemi nel mondo del lavoro: più medici, preparazione media inferiore, più disoccupati. Sarebbero scontenti i pazienti e frustrati quelli che non trovano lavoro.
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Rispondendo alle osservazioni di Simeon, abolire il numero chiuso o introdurre una soglia minima di ingresso sarebbe assolutamente inutile, secondo me. Mancano gli spazi, i professori e i fondi necessari per garantire un'adeguata istruzione ad una tale massa di aspiranti medici.
Inoltre, sarebbero moltissimi i problemi nel mondo del lavoro: più medici, preparazione media inferiore, più disoccupati. Sarebbero scontenti i pazienti e frustrati quelli che non trovano lavoro.
le persone valide non sono messe abbastanza alla prova e, davanti a una situazione in cui si giocano qualcosa di importante, si impanicano perché è la prima volta che affrontano un momento del genere.
il numero chiuso è una esperienza "dolorosa" per tante persone perché spesso negli anni delle superiori ci si mette poco alla prova a livello di scuola (io parlo per conoscenza diretta di scuole e situazioni varie).
io sarò fissato, ma secondo me una "selezione" generale va iniziata prima dell'università. Così si aiuterebbero gli studenti (noi) a chiarire le proprie idee sul futuro, a prendere coscienza dei propri limiti e sopratutto delle proprie potenzialità. Pascolare per 5 anni alle superiori e poi cercare di recuperare chissà cosa per passare i test (non solo per medicina) non ha senso, meglio selezionare e misurare le richieste e l'impegno fin da subito... per esempio invalsi alla maturità uguale per tutti?
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@ Hakurei: Quando si parla di 3-4 punti è semplice fortuna, perché in un test di 80 domande ci sono sempre quelle 6-7 domande dove la butti tra 2 o comunque vai ad istinto, e a parità di preparazione a me può capitare anche di fare 3-4 punti meno di te semplicemente perché sono stato sfortunato nel crocettare...
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Perché? A parte l'attività libero-professionale diretta sui pazienti io faccio soprattutto servizi e sono pagato a tempo, non a visita. Poi se io lavoro poco vuol dire che i pargoli stan bene.Per me va bene se posti molto, ma non vorrei certo augurarmi che tu abbia poco lavoro...
Ma in fondo hai ragione, preferisco la fila fuori, che altrimenti mi annoio.
Bello il gioco di parole di prima (bi-sogno).
O sottostimano l'impegno richiesto per la prova.le persone valide non sono messe abbastanza alla prova e, davanti a una situazione in cui si giocano qualcosa di importante, si impanicano perché è la prima volta che affrontano un momento del genere.
Capita lo stesso quando ti obbligano ad andare in auto troppo piano, finisce che sbatti lo stesso perché non ci metti l'impegno dovuto, malgrado sia molto inferiore alle tue possibilità (oppure sci, arrampicata sportiva, alpinismo, volo, quel che vi pare).
Al momento ufficialmente il tirocinio è post-laurea, al II semestre del III anno iniziano le rotazioni di frequenza nei reparti, mera questione semantica comunque.Comunque se non sbaglio i tirocini non iniziano dopo il III anno?
Guarda, capisco che sia un discorso classista e impopolare ma è impossibile per definizione che il 90% delle persone termini una scuola che si definisce "superiore".L'unico metodo (giusto secondo me) sarebbe perciò rendere le persone consapevoli della propria "incapacità" in modo tale che non si pone proprio il problema di troppi immatricolandi perché nessuno vuole perdere 1-2 anni in una facoltà che non fa per lui.
Dato che le capacità intellettive della specie non possono essere radicalmente mutate in 3-4 generazioni, l'ovvia conclusione è che sono state allargate le maglie per permettere a tutti di passare, perciò nei fatti i semianalfabeti che 30-40 anni fa finivano a stento le medie, oggi finiscono disinvoltamente le superiori. L'unica cosa che è cambiata è il pezzo di carta che ottengono, e infatti 40 anni un diploma valeva qualcosa, oggi è carta straccia.
Indietro non si tornerà perché nessuno rinuncia alle "conquiste" ottenute, quindi i tempi sono maturi per il college, che riprenda il ruolo selettivo da cui la scuola superiore ha abdicato (dentro 100 persone, fuori 10-20 al massimo).
In altre parole ci siamo americanizzati.
Per medicina, in particolare, io ho sempre sostenuto che si dovrebbe mettere il limite minimo di età di 25 anni per l'immatricolazione (prima il 95% delle persone non sono abbastanza mature per affrontare il percorso).
Guarda, i professori sono l'ultima delle esigenze. Si impara più medicina sul campo e con audiovisivi interattivi che non alle lezioni frontali, questo te lo garantisco.Mancano gli spazi, i professori e i fondi necessari per garantire un'adeguata istruzione ad una tale massa di aspiranti medici.
Sì, sull'isola di Utopia forse.Con tanti medici sopravviverebbe comunque chi ha una preparazione maggiore, gli altri si "estinguerebbero" con il tempo e secondo me dopo poco non si verrebbero proprio a creare.
Qui già adesso quelli di maggior successo sono figli di, amici di, amanti di, e varie commistioni delle categorie sopraddette.
Mai darsi per vinti! Mai arrendersi!
comandante Peter Quincy Taggart
Galaxy Quest, 1999
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quindi se c'è questa assurda forbice tra ciò che normalmente si sa dopo la maturità e ciò che si pretende che si sappia dopo due mesi (teoricamente di vacanza), allora qualcosa di grosso non quadra.
posso chiederti Hakurei secondo te cosa non quadra? secondo me questo è un punto interessante della discussione:
Lo dici tu stesso:
il liceo in genere in italia è fatto molto male e sopratutto tanti che li prendono anche buoni voti in realtà ripetono a macchinetta la lezione o cmq non acquisiscono e non rielaborano un bel niente di ciò che viene spiegato...
Quando ho fatto io il liceo, gli allievi così arrivavano, se andava bene, alla seconda classe. Poi la famiglia li dirottava in qualche diplomificio, grazie al quale ottenevano (a carissimo prezzo) l'agognato pezzo di carta. Si iscrivevano anche all'università, ma pochi andavano oltre il primo anno, tipicamente solo quelli che erano di base molto intelligenti ma che in quegli anni giovanili, per faccende loro, non avevano voglia di studiare nemmeno il minimo indispensabile.
[Attenzione che non sto dicendo che ai miei tempi i casi estremi di liceali tutti casa e biblioteca (e basta) fossero il meglio della gioventù e predestinati al successo nella vita sulla base dei loro voti eccellenti, questo non era vero allora e non potrebbe esserlo mai, in quanto forzatamente non è sano precludersi parte dell'esistenza e delle esperienze necessarie alla formazione di una personalità equilibrata e resiliente.]
Comunque: se a scuola non ti insegnano a rielaborare, se non ti propongono con continuità prove in cui devi affrontare argomenti che vadano oltre quello che ti spiegano a lezione, per forza che appena devi uscire dal seminato non sai come fare.
Un altro problema che mi sembra di intravedere è l'eccesso di aspettative. Anche quando ero ragazza io, se non passavi un esame o perdevi un anno di liceo ti facevano un culo così, ma poi basta, non cominciavi di sicuro a dubitare di te stesso a manetta e non ti sentivi perduto, era ovvio che non ci fosse ragione di arrivare a tanto.
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Il problema dei posti è un altro paio di maniche. Con tanti medici sopravviverebbe comunque chi ha una preparazione maggiore, gli altri si "estinguerebbero" con il tempo e secondo me dopo poco non si verrebbero proprio a creare.
Che senso avrebbe dare la possibilità ai "peggiori" (mi scuso per il termine, non leggetelo come necessariamente negativo) di laurearsi per poi condannarli ad una vita da disoccupati? Non è forse meglio scartarli subito per spingerli a fare altre cose, dove magari eccellerebbero?
@DrHP: Per quanto riguarda i professori, mi fido della tua opinione. Non ho l'esperienza per dimostrare il contrario, non avendo mai assistito ad una lezione all'università.
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