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La poesia del giorno...

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11 Anni 7 Mesi fa #273035 da Laide
Risposta da Laide al topic Re:La poesia del giorno...
Madrigale

Dalle tue mani grondano
le unghie, in un mazzo di dieci uve rosse.
Pelle,
carne di tronco bruciato,
che quando naufraga nello specchio, affuma
le alghe timide del fondo.


N. Guillén

Ah! Con te, forse, piccola consorte
vivace, trasparente come l’aria
rinnegherei la fede letteraria
che fa la vita simile alla morte...
G.Gozzano

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11 Anni 1 Settimana fa #283577 da Mrs. Putnam Jacobi
Risposta da Mrs. Putnam Jacobi al topic La poesia del giorno...
che bel topic...morto...
:cheer:

io propongo il trio Salomone, Semonide e Saba ;) ;) ;)

SALOMONE Dal Cantico dei cantici:

(4) Quanto sei bella, amata mia, quanto sei bella!
Gli occhi tuoi sono colombe,
dietro il tuo velo.
Le tue chiome sono come un gregge di capre,
che scendono dal monte Gàlaad.
I tuoi denti come un gregge di pecore tosate,
che risalgono dal bagno;
tutte hanno gemelli,
nessuna di loro è sola.
Come nastro di porpora le tue labbra
la tua bocca è piena di fascino;
come spicchio di melagrana la tua gota
dietro il tuo velo.
Il tuo collo è come la torre di Davide
costruita a strati.
Mille scudi vi sono appesi,
tutte armature di eroi.
I tuoi seni sono come due cerbiatti,
gemelli di una gazzella,
che pascolano tra i gigli.
Prima che spiri la brezza del giorno
e si allunghino le ombre,
me ne andrò sul monte della mirra
e sul colle dell'incenso.
Tutta bella sei tu, amata mia,
in te non vi è difetto.
Semonide: Satira contro le donne

Diversa il dio fece l'indole della donna,
al principio. L'una dalla scrofa dalle setole lunghe:
tutto nella sua casa è sudicio di brago,
giace in disordine e rotola a terra;
lei, senza lavarsi, in vesti sordide,
nel letale siede e ingrassa.
Un'altra il dio la fece dalla volpe maligna:
donna esperta di tutto; nè dei mali
nè dei beni, nulla le sfugge;
di questi infatti uno lo chiama spesso male,
e l'altro bene; e la disposizione è ogni volta diversa.
Quella della cagna, malvagia tutta sua madre,
che tutto vuole sentire e sapere,
dappertutto perlustra, e vagando
latra, anche se non c'è anima in vista.
E non smetterebbe neppure con le minacce,
neanche se adirato le spezzassi con un sasso
i denti, e neanche dicendole parole di miele,
e neanche se si trovasse seduta accanto agli ospiti;
invece senza posa continua l'inutile gridare.
Una gli Olimpi la plasmarono di terra,
e la diedero all'uomo malfatta: nè del male
nè del bene ha idea questa donna;
fra tutti i lavori conosce solo il mangiare.
E quando il dio manda un cattivo inverno,
tutta gelata tira lo sgabello più presso al fuoco.
Un'altra dal mare, e ha due indoli diverse:
un giorno ride ed è tutta lieta,
e la loderebbe un ospite che la vedesse in casa:
"non c'è donna migliore di questa
nè più bella in tutto l'universo".
Ma un altro non si può sopportare nè di guardarla,
nè di andarle vicino; e allora è furente
e inavvicinabile come una cagna che difende i cuccioli.
Implacabile e odiosa con tutti,
è uguale con i nemici e gli amici.
Come il mare spesso è tranquilla,
non fa danni, è grande gioia per i marinai
nel tempo estivo; ma spesso si infuria,
si agita con onde che rimbombano cupe.
Al mare soprattutto assomiglia questa donna
nell'ira, chè mutevole è l'indole del mare.
Un'altra dall'asina adusa alle botte;
quella con le minacce e con gli insulti in qualche modo
si rassegna a tutto, e lavora
abbastanza; e intanto mangia in un cantuccio,
notte e giorno, e poi mangia anche presso il focolare.
E fa lo stesso per le faccende d'amore:
si prende come amante chiunque venga.
Un'altra dalla donnola, razza miserabile e sciagurata;
in lei nulla è bello nè desiderabile,
nulla è amabile nè gradito;
a letto e nell'amore non ha arte,
e riduce alla nausea l'uomo che la...naviga.
Con i furti fa gran danni ai vicini,
e spesso mangia le offerte prima di sacrificarle.
Un'altra nasce dalla cavalla delicata bellacriniera,
rifiuta lavori umili e fatica,
non toccherebbe macina, neppure lo staccio
solleverebbe, non spazzerebbe l'immondizia da casa,
per paura della cenere neppure al focolare
si siederebbe. Ma l'uomo lo costringe a prenderla:
ogni giorno si lava dallo sporco
due volte, anche tre, si cosparge di profumi,
porta sempre i capelli acconciati,
lunghi e coronati di fiori.
A vederla, questa donna è uno spettacolo
per gli altri, per chi ce l'ha è una rovina,
a meno che non sia tiranno o re,
chè questi godono nell'animo per tali cose.
Un'altra è dalla scimmia; senza dubbio è questo
il male peggiore che Zeus inflisse agli uomini.
Orrendo il volto, questa donna
va per la città oggetto di riso per tutti gli uomini;
collo corto, mosse sgraziate,
niente sedere, solo gambe. Ahi, sventurato l'uomo
che abbraccia un simile orrore;
ma lei conosce ogni arte e atteggiamento,
come la scimmia, e del riso altrui se ne cale;
non è capace di far del bene, ma solo a ciò pensa,
e perciò tutto il giorno s'arrovella:
come e perché possa fare il più gran male.
Un'altra la fece dall'ape; quando la trova uno è fortunato;
a lei sola non si accompagna biasimo,
fiorisce grazie a lei, e prospera la casa,
invecchia amata con l'amato marito,
la prole è bella e ammirata.
E ammirabile ella diviene fra le donne
tutte, e divina grazia la circonda.
E non si compiace a sedere con le donne
quando fanno discorsi d'amore e di letto.
Tali donne graziosamente dona agli uomini
Zeus: esse sono le migliori e le più sagge.

Saba: A mia moglie

Tu sei come una giovane
una bianca pollastra.
Le si arruffano al vento
le piume, il collo china
per bere, e in terra raspa;
ma, nell'andare, ha il lento
tuo passo di regina,
ed incede sull'erba
pettoruta e superba.
È migliore del maschio.
È come sono tutte
le femmine di tutti
i sereni animali
che avvicinano a Dio,
Così, se l'occhio, se il giudizio mio
non m'inganna, fra queste hai le tue uguali,
e in nessun'altra donna.
Quando la sera assonna
le gallinelle,
mettono voci che ricordan quelle,
dolcissime, onde a volte dei tuoi mali
ti quereli, e non sai
che la tua voce ha la soave e triste
musica dei pollai.

Tu sei come una gravida
giovenca;
libera ancora e senza
gravezza, anzi festosa;
che, se la lisci, il collo
volge, ove tinge un rosa
tenero la tua carne.
se l'incontri e muggire
l'odi, tanto è quel suono
lamentoso, che l'erba
strappi, per farle un dono.
È così che il mio dono
t'offro quando sei triste.

Tu sei come una lunga
cagna, che sempre tanta
dolcezza ha negli occhi,
e ferocia nel cuore.
Ai tuoi piedi una santa
sembra, che d'un fervore
indomabile arda,
e così ti riguarda
come il suo Dio e Signore.
Quando in casa o per via
segue, a chi solo tenti
avvicinarsi, i denti
candidissimi scopre.
Ed il suo amore soffre
di gelosia.

Tu sei come la pavida
coniglia. Entro l'angusta
gabbia ritta al vederti
s'alza,
e verso te gli orecchi
alti protende e fermi;
che la crusca e i radicchi
tu le porti, di cui
priva in sé si rannicchia,
cerca gli angoli bui.
Chi potrebbe quel cibo
ritoglierle? chi il pelo
che si strappa di dosso,
per aggiungerlo al nido
dove poi partorire?
Chi mai farti soffrire?

Tu sei come la rondine
che torna in primavera.
Ma in autunno riparte;
e tu non hai quest'arte.

Tu questo hai della rondine:
le movenze leggere:
questo che a me, che mi sentiva ed era
vecchio, annunciavi un'altra primavera.

Tu sei come la provvida
formica. Di lei, quando
escono alla campagna,
parla al bimbo la nonna
che l'accompagna.

E così nella pecchia
ti ritrovo, ed in tutte
le femmine di tutti
i sereni animali
che avvicinano a Dio;
e in nessun'altra donna.

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10 Anni 8 Mesi fa #289081 da Mrs. Putnam Jacobi
Risposta da Mrs. Putnam Jacobi al topic La poesia del giorno...
Ultimo brindisi - Anna Achmatova


Bevo a una casa distrutta,
alla mia vita sciagurata,
a solitudini vissute in due
e bevo anche a te:
all’inganno di labbra che tradirono,
al morto gelo dei tuoi occhi,
ad un mondo crudele e rozzo,
ad un Dio che non ci ha salvato.

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10 Anni 7 Mesi fa #290905 da UB0
Risposta da UB0 al topic La poesia del giorno...
MONODIA DI ELETTRA-SOFOCLE

Elettra:"Luce del sole, pura, e tu, aria, abbraccio della terra, quanti miei canti di lamento hai udito e quanti colpi su questo petto sanguinante quando scompare l'ombra della notte! Il mio letto odioso conosce bene ormai le notti insonni in questo palazzo gravido d'orrore, i miei lamenti su mio padre infelice... O padre mio, che la volontà di Ares, bagnato di sangue, non ha voluto accogliere in una terra straniera! Lei, mia madre, e il suo amante, Egisto, gli spaccano la testa con scure omicida, come al bosco si tronca una quercia. Nessun compianto per questo tuo destino, nessuna pietà da un'altra donna! Io sola, io sola, padre, ho pianto per la tua morte dolorosa e indegna. E mai, mai, avranno fine i miei lamenti, mai le mie lacrime dure, finché vedrò il tremito delle stelle e questo sole. E come un usignolo che ha perso i suoi piccini, resterò qui sulla porta di casa di mio padre e per tutti risuonerà l'eco del mio dolore.
Casa di Ade e Persefone, Hermes sotterraneo, sacra Maledizione, Erinni venerande, figlie di dèi, che vedete chi è morto senza giustizia, che vedete i letti nuziali traditi, venite, venite in aiuto, vendicate la strage di mio padre, mandate a me mio fratello. Sola, io sono sola! Non ho più forza per reggere il peso di tutto il mio dolore."

Le ossa non mentono mai

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10 Anni 7 Mesi fa #290908 da Mrs. Putnam Jacobi
Risposta da Mrs. Putnam Jacobi al topic La poesia del giorno...

Beth ha scritto: MONODIA DI ELETTRA-SOFOCLE

Elettra:"Luce del sole, pura, e tu, aria, abbraccio della terra, quanti miei canti di lamento hai udito e quanti colpi su questo petto sanguinante quando scompare l'ombra della notte! Il mio letto odioso conosce bene ormai le notti insonni in questo palazzo gravido d'orrore, i miei lamenti su mio padre infelice... O padre mio, che la volontà di Ares, bagnato di sangue, non ha voluto accogliere in una terra straniera! Lei, mia madre, e il suo amante, Egisto, gli spaccano la testa con scure omicida, come al bosco si tronca una quercia. Nessun compianto per questo tuo destino, nessuna pietà da un'altra donna! Io sola, io sola, padre, ho pianto per la tua morte dolorosa e indegna. E mai, mai, avranno fine i miei lamenti, mai le mie lacrime dure, finché vedrò il tremito delle stelle e questo sole. E come un usignolo che ha perso i suoi piccini, resterò qui sulla porta di casa di mio padre e per tutti risuonerà l'eco del mio dolore.
Casa di Ade e Persefone, Hermes sotterraneo, sacra Maledizione, Erinni venerande, figlie di dèi, che vedete chi è morto senza giustizia, che vedete i letti nuziali traditi, venite, venite in aiuto, vendicate la strage di mio padre, mandate a me mio fratello. Sola, io sono sola! Non ho più forza per reggere il peso di tutto il mio dolore."

E giunge il fratello Oreste, entrambi aspettano che Egisto e Clitennestra entrino nel palazzo e.. :S
Bella questa tragedia, ma ti confesso la mia preferita è l'Antigone, per la fine della 'bella eticità' greca ;)

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10 Anni 7 Mesi fa #290911 da UB0
Risposta da UB0 al topic La poesia del giorno...

Übermensch ha scritto:

Beth ha scritto: MONODIA DI ELETTRA-SOFOCLE

Elettra:"Luce del sole, pura, e tu, aria, abbraccio della terra, quanti miei canti di lamento hai udito e quanti colpi su questo petto sanguinante quando scompare l'ombra della notte! Il mio letto odioso conosce bene ormai le notti insonni in questo palazzo gravido d'orrore, i miei lamenti su mio padre infelice... O padre mio, che la volontà di Ares, bagnato di sangue, non ha voluto accogliere in una terra straniera! Lei, mia madre, e il suo amante, Egisto, gli spaccano la testa con scure omicida, come al bosco si tronca una quercia. Nessun compianto per questo tuo destino, nessuna pietà da un'altra donna! Io sola, io sola, padre, ho pianto per la tua morte dolorosa e indegna. E mai, mai, avranno fine i miei lamenti, mai le mie lacrime dure, finché vedrò il tremito delle stelle e questo sole. E come un usignolo che ha perso i suoi piccini, resterò qui sulla porta di casa di mio padre e per tutti risuonerà l'eco del mio dolore.
Casa di Ade e Persefone, Hermes sotterraneo, sacra Maledizione, Erinni venerande, figlie di dèi, che vedete chi è morto senza giustizia, che vedete i letti nuziali traditi, venite, venite in aiuto, vendicate la strage di mio padre, mandate a me mio fratello. Sola, io sono sola! Non ho più forza per reggere il peso di tutto il mio dolore."

E giunge il fratello Oreste, entrambi aspettano che Egisto e Clitennestra entrino nel palazzo e.. :S
Bella questa tragedia, ma ti confesso la mia preferita è l'Antigone, per la fine della 'bella eticità' greca ;)


"Non pianto,non amici,
Non inni nunziali:a me s'appresta
Sol questa via funesta..."
L'Antigone di Sofocle è stata la tragedia che mi portò a seguire un corso di recitazione durante i passati anni liceali. :)

Le ossa non mentono mai

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