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15 Anni 6 Mesi fa - 15 Anni 2 Mesi fa #170158 da coccinella
La Nascita di Venere
Sandro Botticelli, 1483–1485 circa
Tempera su Tela su 278, 172 × 53 cm
Firenze, Galleria degli Uffizi

La dea Venere, nuda su una conchiglia, sorge dalla spuma del mare e viene sospinta e riscaldata dal soffio di Zefiro, il vento fecondatore, abbracciato a Clori, la ninfa che simboleggia la fisicità dell\'atto d\'amore. Sulla riva della spiaggia di Cipro, l\'isola cara a Venere, l\'Ora della Primavera, una delle ninfe che presiedono al mutare delle stagioni, porge alla dea un manto ricamato di fiori per proteggerla.

Anche in questo quadro, il racconto mitologico mutuato da Ovidio, nasconde un\'allegoria neoplatonica basata sul concetto di amore come energia vivificatrice, come forza motrice della natura.

Il disegno è armonico, delicato; le linee sono elegantissime e creano, nelle onde appena increspate, nel gonfiarsi delle vesti, nel fluire armonico dei capelli della dea e nello stesso profilo della spiaggia, dei giochi decorativi sinuosi e aggraziati. I colori sono chiari e puri, le forme nette, raffinatissime e trovano la loro sublimazione nel nudo statuario e pudico della dea.

La nudità di Venere è esaltazione della bellezza classicamente intesa e, al contempo, della purezza dell\'anima.

Il soffio vitale offerto dai due amanti, Zefiro e Clori e la vestizione da parte della ninfa sono i due lati ideali di un triangolo al vertice del quale si pone Venere che diviene, quindi, l\'elemento mediano dell\'intera scena e ci ammonisce sulla necessità di equilibrio, nell\'esperienza amorosa, tra passione fisica e purezza spirituale, tra esaltazione dei sensi e elevazione dell\'essenza.

La bellezza delle figure di Botticelli travalica l\'esperienza dei sensi e si può arrivare, forse, ad intuirla solo riconducendola nell\'alveo dell\'estetica del neoplatonismo ficiniano che tentava una conciliazione se non un\'identificazione delle qualità morali e spirituali dell\'uomo con la sua bellezza fisica.

Il Botticelli, influenzato da questa dottrina, ci presenta delle visioni intrise di senso plastico e sostanza fisica arrivando a sublimare la purezza formale senza tuttavia smaterializzarla. Per fare questo rende autonomi tutti gli elementi della composizione, esaspera la plasticità dei corpi e porta ai limiti estremi perfino la sensazione del movimento poiché, a ben guardare, sono le linee a muoversi, le figure sono ferme.

Questo apparente distacco dalla sfera dei sensi ma, al contempo, questa emozione intellettuale ci fanno comprendere alcune ragioni del fascino del suo stile.

Un\'interpretazione più accurata dell\'opera porta a credere che la figura femminile abbracciata a Zefiro sia Bora, altro importante vento che spira sull\'isola di Cipro. Venere, qui rappresentata nel momento del suo arrivo sull\'isola (Afrodite è spesso definita la Cipride) è nata dal pene di Urano che dopo l\'evirazione da parte di Crono è caduto in mare fondendosi alla schiuma delle onde. È questa quindi una rappresentazione della Venere Uranea o Celeste, ragion pura e bellezza più alta nei sensi, in contrapposizione con la Venere terrena della Primavera . La Simbologia, come sempre nel Botticelli, assume un ruolo fondamentale nell\'opera, fondendo i nuovi ideali cristiani con la grandiosità del mito classico. Non a caso quindi il manto offerto dall\'Ora a Venere è rosa e decorato con fiori, simbolo del battesimo di Cristo, mentre il fiordaliso nella storia dell\'arte è la rappresentazioni della \"vergine regina dei cieli\".

La presenza di rami di mirto è da ricondurre infine alla concezione di \"Sacra Venere\" di cui questo ne è simbolo.
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15 Anni 6 Mesi fa #170183 da gaudio
Dottorbald ha scritto:

Non mi sento di chiamarla arte, ma la fotografia, particolarmente quando è ispirata da un sentimento tenero, è sempre stata anche la mia passione.

In realtà l\'effetto non era assolutamente voluto, come mi capita quasi sempre... :silly:

come non è un\'arte!la fotografia è un arte a tutti gli effetti!;) tu che macchina usi bald?

Tutto copre,
tutto crede,
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15 Anni 6 Mesi fa #170209 da UN0
Anche a me piace il bianco e nero e la pellicola, però il fatto di non poterla sviluppare come voglio io e il doverle scannerizzare mi fa preferire la velocità del digitale.Uso una Nikon D40 con il 18-55 kit e un flash Nissin da due soldi :laugh:

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15 Anni 6 Mesi fa #170270 da gaudio
UN0 ha scritto:

Anche a me piace il bianco e nero e la pellicola, però il fatto di non poterla sviluppare come voglio io e il doverle scannerizzare mi fa preferire la velocità del digitale.Uso una Nikon D40 con il 18-55 kit e un flash Nissin da due soldi :laugh:

beh indubbiamente il digitale è molto più comodo per tutta una serie di motivi, non ultimo quello della possibilità di fare innumerevoli scatti e scegliere poi quello buono, oppure il fatto di rivedersi le foto al pc e modificarle senza scannerizzare,però che ti devo fare, a me piace il \"rischio\" di sbagliare, mi piace non sapere subito com\'è andata, aspettare di sviluppare e vedere solo alla fine gli scatti, e soprattutto andare dal fotografo e sfogliarmi le mie foto con lui che mi dice dove ho fatto bene e dove correggere, si sono all\'antica ;)

Spesso non è l\'apparecchio a fare la differenza, ma l\'ispirazione del momento, lo scatto inaspettato e imprevisto, non sapendo quindi a priori se inciamperò nello scatto \"giusto\", utilizzo qualunque apparecchiatura mi capiti, da una Nikon FE o la Minolta (reflex analogiche completamente manuali), alla Canon Powershot (da 6 mega), per arrivare ai telefonini (

sisi è vero, infatti pure io uso tute e tre, la nikon analogica (la mia preferita, quando VADO A FARE LE FOTO, vado con quella) poi una compatta pentax da 6 MP e la fotocamera del nokia n79 per i momenti iìdi cazzeggio :P

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15 Anni 6 Mesi fa - 15 Anni 2 Mesi fa #170319 da coccinella
Basilica di Santa Maria Novella
  La facciata, completata da Leon Battista Alberti nel 1470.


La basilica di Santa Maria Novella è una delle più importanti chiese di Firenze e sorge sull\'omonima piazza. Se Santa Croce era ed è un centro antichissimo di cultura francescana e Santo Spirito ospitava l\'ordine agostiniano, Santa Maria Novella era per Firenze il punto di riferimento per un altro importante ordine mendicante, i domenicani.

La facciata marmorea di Santa Maria Novella è fra le opere più importanti del Rinascimento fiorentino, pur essendo stata iniziata in periodi precedenti. Venne completata definitivamente solo nel 1920.

Il primo intervento si ebbe verso il 1350, quando il registro inferiore fu ricoperto di marmi bianchi e verdi grazie ai fondi lasciati da un tale Turino del Baldese deceduto un anno prima. In quella circostanza furono fatti i sei avelli o arche tombali, i due portali laterali gotici e, forse, anche l\'ornamentazione marmorea a riquadri e archetti ciechi a tutto sesto fino al primo cornicione, che assomigliano a quelli del Battistero di San Giovanni.

L\'oculo risulta aperto dal 1367.

I lavori in seguito si interruppero e durante il Concilio di Firenze, che si tenne anche nel convento dal 1439, venne ribadita la necessità di provvedere al completamento della facciata. Solo un ventennio dopo si offrì il ricco mercante Giovanni Rucellai, che ne affidò il progetto al suo architetto di fiducia, Leon Battista Alberti.

L\'intervento dell\'Alberti
Dettaglio della facciata La sfera armillareTra 1458 e 1478 fu rivestita la parte restante di marmi policromi, armonizzando con la parte già esistente. Sul frontone del timpano campeggia un\'iscrizione che ricorda il benefattore e un simbolico anno di completamento, il 1470: IOHA(N)NES ORICELLARIUS PAV(LI) F(ILIUS) AN(NO) SAL(VTIS) MCCCCLXX (Giovanni Rucellai, figlio di Paolo, anno 1470). Inoltre l\'elegante fregio araldico marmoreo della \"vela con sartie al vento\", altro non è che il simbolo della famiglia Rucellai, anch\'esso inserito sulla facciata nella banda orizzontale del fregio fra la parte inferiore e quella superiore. Lo stesso simbolo si può vedere anche sulla facciata del palazzo e della loggia Rucellai, nonché sul Tempietto del Santo Sepolcro in San Pancrazio.

L\'Alberti si innestò quindi sulle strutture gotiche precedenti, ma il suo risultato fu un capolavoro dell\'arte rinascimentale, sebbene ispirato agli elementi del romanico fiorentino (si vedano le analoghe incrostazioni bicrome a tarsia della facciata di San Miniato al Monte). L\'Alberti creò il portale centrale classicheggiante, tutto il registro superiore e le zone angolari. Per mascherare alcune contraddizioni della struttura (come la mancata corrispondenza fra lesene superiori e inferiori, per via della preesistenza del rosone), creò un\'alta fascia con la serie di forme quadrate. Per raccordare la navata maggiore con quelle laterali, notevolmente più basse, l\'Alberti ideò le due volute capovolte (quella di destra fu rivestita di marmi solo nel 1920).

Il segreto della bellezza delle facciata sta soprattutto nella sottile rete di rapporti modulari che l\'Alberti studiò razionalmente con calcoli matematici per stabilire le proporzioni tra i vari elementi.

Alcuni dei rapporti modulari principali:

La linea di base della chiesa è uguale all\'altezza della facciata, con la quale forma un quadrato;
Se la parte inferiore è esattamente la metà della superficie di questo quadrato, quella superiore, riguardo al quadrato tra le volute, equivale a un quarto;
Dividendo ancora questa superficie in quattro si ottengono dei sedicesimi di superficie che inscrivono con precisione le volute laterali;
Il portale centrale è alto una volta e mezzo la sua larghezza (rapporto di 2/3);
L\'altezza della fascia centrale a cerniera è uguale alla larghezza dei portali laterali e degli avelli, ed è sette volte l\'altezza dell\'ordine inferiore;
I lati dei quadrati intarsiati sulla fascia centrale sono un terzo dell\'altezza della fascia stessa ed il doppio del diametro delle colonne della parte inferiore.
Il Sol Invictus rappresentato sul timpano è lo stemma del quartiere di Santa Maria Novella, ma anche un simbolo di forza e ragione; il diametro del tondo del Sole è esattamente la metà del diametro del rosone (compresa la cornice) ed è uguale a quello dei cerchi nelle volute.
Molte altre sono le corrispondenze, ed è proprio questa ricerca progettuale dell\'Alberti per l\'applicazione di principi teorico-razionali a discostarsi definitivamente dal modo di procedere dell\'artista-artigiano medievale, rendendo di Santa Maria Novella come il primo esempio di euritmia classica (cioè di armoniosa disposizione degli elementi) del Rinascimento.
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15 Anni 6 Mesi fa - 15 Anni 2 Mesi fa #170444 da coccinella
H.Fussli:Il silenzio(1799-1800).olio su tela.Zurigo-Kunsthaus

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