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Il Berlusconismo

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14 Anni 5 Mesi fa - 14 Anni 5 Mesi fa #196585 da Morfeo
Risposta da Morfeo al topic Re:Il Berlusconismo
Trascrizione della lettera scritta da Giacomo Ulivi  (eroe della Resistenza) durante i mesi di forzato esilio a Modena. il documento si può considerare il suo testamento spirituale. L’originale è stato scritto su 14 foglietti staccati da un taccuino e poi ritrovati dopo la sua morte, tra le pagine dei suoi libri nella sua casa di via Castel Maraldo.
Leggetela e riflettete.



Cari amici,
vi vorrei confessare innanzi tutto, che tre volte ho strappato e scritto questa
lettera. L’avevo iniziata con uno sguardo in giro, con un sincero rimpianto per le rovine
che ci circondano, ma, nel passare da questo argomento di cui desidero parlarvi, temevo
di apparire "falso", di inzuccherare con un patetico preambolo una pillola propagandistica.
E questa parola temo come un’offesa immeritata: non si tratta di propaganda ma di un esame
che vorrei fare con voi.
Invece dobbiamo guardare ed esaminare insieme: che cosa? Noi stessi. Per abituarci a
vedere in noi la parte di responsabilità che abbiamo dei nostri mali. Per riconoscere quan-
to da parte nostra si è fatto, per giungere ove siamo giunti. Non voglio sembrarvi un Savo-
narola che richiami il flagello. Vorrei che con me conveniste quanto ci sentiamo imprepara-
ti, e gravati di recenti errori, e pensassimo al fatto che tutto noi dobbiamo rifare. Tutto
dalle case alle ferrovie, dai porti alle centrali elettriche, dall’industria ai campi di grano.
Ma soprattutto, vedete, dobbiamo fare noi stessi: è la premessa per tutto il
resto. Mi chiederete: perché rifare noi stessi, in che senso? Ecco per esempio, quanti di
noi sperano nella fine di questi casi tremendi, per iniziare una laboriosa e quieta vita,
dedicata alla famiglia e al lavoro? Benissimo: è un sentimento generale, diffuso e soddi-
sfacente. Ma, credo, lavorare non basterà; e nel desiderio invincibile di "quiete", an-
che se laboriosa è il segno dell’errore. Perché in questo bisogno di quiete è il tentativo di allontanarsi il più possibile da ogni manifestazione politica. È il tremendo, il più
terribile, credetemi, risultato di un’opera di diseducazione ventennale, di diseducazione
o di educazione negativa, che martellando per vent’anni da ogni lato è riuscita ad inchio-
dare in molti di noi dei pregiudizi. Fondamentale quello della "sporcizia" della politica, che mi sembra sia stato ispirato per due vie. Tutti i giorni ci hanno detto che la politica è un lavoro di "specialisti".
Duro lavoro, che ha le sue esigenze: e queste esigenze, come ogni giorno si vedeva, era-
no stranamente consimili a quelle che stanno alla base dell’opera di qualunque ladro e gras-
satore. Teoria e pratica concorsero a distoglierci e ad allontanarci da ogni
attività politica. Comodo, eh? Lasciate fare a chi può e deve; voi lavorate e credete, que-
sto dicevano: e quello che facevano lo vediamo ora, che nella vita politica – se vita poli-
tica vuol dire soprattutto diretta partecipazione ai casi nostri - ci siamo stati scaraventati dagli eventi. Qui sta la nostra colpa, io credo: come mai, noi italiani, con tanti seco-
li di esperienza, usciti da un meraviglioso processo di liberazione, in cui non altri che i
nostri nonni dettero prova di qualità uniche in Europa, di un attaccamento alla cosa pubbli-
ca, il che vuol dire a sé stessi, senza esempio forse, abbiamo abdicato, lasciato ogni dirit-
to, di fronte a qualche vacua, rimbombante parola? Che cosa abbiamo creduto? Creduto gra-
zie al cielo niente ma in ogni modo ci siamo lasciati strappare di mano tutto, da una minoran-
za inadeguata, moralmente e intellettualmente.
Questa ci ha depredato, buttato in un’avventura senza fine; e questo è il lato più
"roseo", io credo: Il brutto è che le parole e gli atti di quella minoranza hanno

[Pagina 2]

intaccato la posizione morale; la mentalità di molti di noi. Credetemi, la "cosa pubblica"
è noi stessi: ciò che ci lega ad essa non è un luogo comune, una parola grossa e vuota,
come "patriottismo" o amore per la madre in lacrime e in catene vi chiama, visioni baroc-
che, anche se lievito meraviglioso di altre generazioni. Noi siamo falsi con noi stessi, ma
non dimentichiamo noi stessi, in una leggerezza tremenda. Al di là di ogni retorica, consta-
tiamo come la cosa pubblica sia noi stessi, la nostra famiglia, il nostro lavoro, il nostro
mondo, insomma, che ogni sua sciagura è sciagura nostra, come ora soffriamo per l’estrema
miseria in cui il nostro paese è caduto: se lo avessimo sempre tenuto presente, come sarebbe
successo questo? L’egoismo – ci dispiace sentire questa parola- è come una doccia fredda,
vero?
Sempre tutte le pillole ci sono state propinate col dolce intorno; tutto è stato am-
mantato di rettorica; Facciamoci forza, impariamo a sentire l’amaro; non dobbiamo celarlo
con un paravento ideale, perché nell’ombra si dilati indisturbato.
E’ meglio metterlo alla luce del sole, confessarlo, nudo scoperto, esposto agli sguar-
di: vedrete che sarà meno prepotente. L’egoismo, dicevamo, l’interesse, ha tanta parte in
quello che facciamo: tante volte si confonde con l’ideale. Ma diventa dannoso, condannabile,
maledetto, proprio quando è cieco, inintelligente. Soprattutto quando è celato. E, se ragioniamo,
il nostro interesse e quello della "cosa pubblica", insomma, finiscono per coincidere.
Appunto per questo dobbiamo curarla direttamente, personalmente, come il nostro lavoro più
delicato e importante. Perché da questo dipendono tutti gli altri, le condizioni di tutti gli
altri. Se non ci appassionassimo a questo, se noi non lo trattiamo a fondo, specialmente
oggi, quella ripresa che speriamo, a cui tenacemente ci attacchiamo, sarà impossibile. Per
questo dobbiamo prepararci. Può anche bastare, sapete, che con calma, cominciamo a guardare in
noi, e ad esprimere desideri. Come vorremmo vivere, domani? No, non dite di essere scoraggiati,
di non volerne più sapere. Pensate che tutto è successo perché non ne avete più voluto
sapere!
Ricordate, siete uomini, avete il dovere se il vostro istinto non vi spinge ad eserci-
tare il diritto, di badare ai vostri interessi, di badare a quelli dei vostri figli, dei
vostri cari. Avete mai pensato che nei prossimi mesi si deciderà il destino del nostro Paese,
di noi stessi: quale peso decisivo avrà la nostra volontà se sapremo farla valere; che nostra
sarà la responsabilità, se andremo incontro ad un pericolo negativo? Bisognerà fare molto.
Provate a chiedevi in giorno, quale stato, per l’idea che avete voi stessi della vera
vita, vi pare ben ordinato: per questo informatevi a giudizi obbiettivi. Se credete nella
libertà democratica, in cui nei limiti della costituzione, voi stessi potreste indirizzare
la cosa pubblica, oppure aspettare una nuova concezione, più egualitaria della vita e della
proprietà. E se accettate la prima soluzione, desiderate che la facoltà di
eleggere, per esempio sia di tutti, in modo che il corpo eletto sia espressione diretta e
genuina del nostro Paese, o restringerla ai più preparati oggi, per giungere ad un progres-
sivo allargamento? Questo ed altro dovete chiedervi. Dovete convincervi, e prepararvi a
convincere, non a sopraffare gli altri, ma neppure a rinunciare.
Oggi bisogna combattere contro l’oppressore. Questo è il primo dovere per noi tutti: ma è bene prepararsi a risolvere quei problemi in modo duraturo, e che eviti il risorgere di essi ed il ripetersi di tutto quanto si è abbattuto su di noi.
Termino questa lunga lettera un po’ confusa, lo so, ma spontanea, scusandomi ed augurandoci buon lavoro.

Black as night, black as coal, I wanna see the sun blotted out from the sky,I wanna see it painted black.
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14 Anni 5 Mesi fa - 14 Anni 5 Mesi fa #197025 da Theli
Risposta da Theli al topic Re:Il Berlusconismo
Le parallele asimmetriche:

ROMA - "Se c'è una persona che per indole, sensibilità, mentalità, formazione, cultura ed impegno politico, è lontanissima dalla mafia questa persona sono io. Se c'è un partito che in questi anni più si è distinto nel contrastare la criminalità organizzata, questo partito è stato Forza Italia ed oggi è Il popolo della Libertà. Se c'è un governo che più di tutti ha fatto della lotta alla mafia uno dei suoi obiettivi più netti e coerenti, questo è il mio governo". Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi torna a contestare le voci che lo vorrebbero coinvolto nei processi per le stragi di mafia. [...]

"Il mio governo - assicura Berlusconi - sarà ricordato anche come il governo che la lanciato la sfida più determinata alla mafia nella storia della nostra Repubblica".


Fonte: www.repubblica.it/2009/10/sezioni/cronac...erlusconi-mafia.html

Marcello Dell'Utri (Palermo, 11 settembre 1941) è un politico italiano, attualmente senatore della Repubblica per il Popolo della Libertà. Stretto collaboratore di Silvio Berlusconi sin dagli anni settanta e suo socio in Publitalia '80, nel 1993 fondò con lui il movimento politico Forza Italia. Ha subito una condanna in primo grado per concorso esterno in associazione di tipo mafioso e in Cassazione per frode fiscale. [...]

Concorso esterno in associazione mafiosa
Le indagini iniziano nel 1994, l'anno dell'entrata in politica, con le prime rivelazioni che confluiscono nel fascicolo 6031/94 della Procura di Palermo.
Il 2 gennaio 1996 viene messo sotto accusa nell'ottobre dello stesso anno il gip di Palermo lo rinvia a giudizio, e il processo inizia il 5 novembre 1997.
In data 11 dicembre 2004, il tribunale di Palermo ha condannato Marcello Dell'Utri a nove anni di reclusione con l'accusa di concorso esterno in associazione mafiosa. Il senatore è stato anche condannato a due anni di libertà vigilata, oltre all'interdizione perpetua dai pubblici uffici e il risarcimento dei danni (per un totale di 70.000 euro) alle parti civili, il Comune e la Provincia di Palermo.

Nel testo che motiva la sentenza si legge: « La pluralità dell'attività posta in essere da Dell'Utri, per la rilevanza causale espressa, ha costituito un concreto, volontario, consapevole, specifico e prezioso contributo al mantenimento, consolidamento e rafforzamento di Cosa nostra, alla quale è stata, tra l'altro offerta l'opportunità, sempre con la mediazione di Dell'Utri, di entrare in contatto con importanti ambienti dell'economia e della finanza, così agevolandola nel perseguimento dei suoi fini illeciti, sia meramente economici che politici.  »

Inoltre: « Vi è la prova che Dell’Utri aveva promesso alla mafia precisi vantaggi in campo politico e, di contro, vi è la prova che la mafia, in esecuzione di quella promessa, si era vieppiù orientata a votare per Forza Italia nella prima competizione elettorale utile e, ancora dopo, si era impegnata a sostenere elettoralmente l’imputato in occasione della sua candidatura al Parlamento Europeo nelle file dello stesso partito, mentre aveva grossi problemi da risolvere con la giustizia perchè era in corso il dibattimento di questo processo penale. »


Fonti: it.wikipedia.org/wiki/Marcello_Dell'Utri
          www.narcomafie.it/sentenza_dellutri.pdf

Edit: www.ilgiornaledivicenza.it/stories/Itali...ul_concorso_esterno/

Dell'Utri ha poi affermato che il «concorso esterno per mafia non è un reato» («come scriveva Plinio il Giovane il reato di lesa maestà è l'unico che consenta di incriminare un non criminale») e che Berlusconi non si fa processare perché «ha un carattere diverso» dal suo e «ritiene una vera ingiustizia essere accusato di cose inesistenti».
Sul giudizio su Mangano, il famoso stalliere di Arcore, nessun rimorso: «Ho detto che era un eroe e lo ripeto». «Era stato un anno con me perché lavorava nella villa di Berlusconi, è venuto fuori dopo che era in odore di mafia, non potevo saperlo. Dal carcere non ha detto nulla contro me o Berlusconi, anche se gli era stato promesso di uscire».


Per chi non sapesse chi era Mangano: it.wikipedia.org/wiki/Vittorio_Mangano



"In ogni caso, veniamo dal nulla e andiamo nel nulla, e non c'è nulla di cui preoccuparsi" (Peter Wessel Zapffe)
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14 Anni 5 Mesi fa #197405 da Morfeo
Risposta da Morfeo al topic Re:Il Berlusconismo
L’aggressione a Berlusconi e l’ineccepibile posizione di Di Pietro
di Angelo Orsi

Si potrebbe almanaccare a lungo sul valore simbolico di quel gadget a forma di duomo di Milano (se le testimonianze riferite dicono il vero) scagliato sul volto dell’uomo che dalla Madunina ha cominciato il suo viaggio verso il potere. O meglio, l’onnipotenza. Un volto che artifici cosmetici e chirurgici vorrebbero conservare intatto nel tempo, e che in un attimo viene prostrato dal sangue che copioso sgorga dalla ferita. E il sovrumano rientra nei limiti dell’umano.

Un cavalletto prima, il duomo in miniatura ora – con danni evidenti, stavolta – hanno dimostrato, insomma, che non c’è onnipotenza che tenga. Tutti siamo vulnerabili, anche i capi supremi, anche nelle città poste sotto assedio, nei treni blindati, negli aerei sorvegliati e protetti. E dunque perché gridare allo scandalo se un tale – uno non proprio con tutti i venerdi – aggredisce il simulacro del potere? Quanti capi di Stato e di governo, quante personalità pubbliche sono stati colpiti, talora a morte, e in qualche caso mai si è avuto notizia degli autori delle aggressioni?

E, soprattutto, perché gridare allo scandalo se un uomo politico – in questo caso Antonio Di Pietro, che ha il pregio di dire talora ad alta voce, magari in modo non forbito, o persino sgangherato, quello che altri sussurrano – ha commentato condannando il gesto, ma ricordando il ruolo di fomentatore di discordie del nostro presidente del Consiglio? Non abbiamo forse imparato che chi semina vento raccoglie tempesta? E invece ecco il coro dei laudatores che si prostrano, si strappano i capelli, si lacerano le vesti, e piangono il capo caduto. E, naturalmente, subito rialzatosi, a dimostrazione delle sue qualità eccezionali, che nei giorni scorsi aveva vantato.

Insomma, si può dar torto a Di Pietro? Come invece tutti stanno facendo, ostentando scandalo. Basti riascoltare il tono, prima ancora che i contenuti, dell’ultimo comizio del cavaliere, in quella piazza Duomo che egli ha il torto di considerare “sua” come “sua” è la città, e “suo” è il “popolo delle libertà”. E la giostra di un grottesco servidorame, nella livrea ora di parlamentari, ora di giornalisti, è immediatamente partita. E già v’è chi ha invocato le leggi speciali. Come con gli attentati a Mussolini, come con ogni provocazione: a cominciare dalle bombe di Piazza Fontana di quarant’anni or sono, che ancora attendono verità e giustizia, dietro le frasi rituali, e nel fatale oblio che sta coprendo quella strage.

Ora, “l’attentato” al nuovo duce (il signor Bossi ha parlato senza pudore di “terrorismo”), che cosa dovrebbe comportare? I campi di concentramento, per chi osi ancora dire qualcosa di poco encomiastico sul cavaliere? Il confino di polizia? E dimenticheremo, sotto la maschera improvvisamente da ridanciana divenuta tragica, le nefandezze dette nei giorni scorsi da quest’uomo che si crede Napoleone, e Cesare, e Augusto, e Cristo stesso?

Già, l’onnipotenza. La sindrome dell’onnipotenza, ha da tempo colpito l’uomo che sta guidando la nave Italia verso il suo iceberg, nell’afasia o nel mesto balbettio di quasi tutta l’Opposizione, e nel disinteresse di gran parte del Paese. Che dimentica che quell’uomo è Silvio Berlusconi, già membro della Loggia segreta o deviata “P2”, guidata dal Maestro Venerabile Licio Gelli, il cui programma di “rinascita” per l’Italia è stato sostanzialmente posto in essere, per quello che gli è riuscito finora. Un uomo, la cui fortuna finanziaria si perde ormai nei decenni alle nostre spalle e puzza di marcio. Il cavalier Berlusconi, tra Craxi e amicizie di mafia, tra fidi scudieri e giornalisti conniventi, si è insignorito del controllo del Paese, nella sostanziale indifferenza, quando non complicità di larga parte degli opinion makers.

Si dirà: mica siamo alle barricate. No. Non ancora, forse. Ma siamo di sicuro all’emergenza nazionale. Che ci costringe a ergerci, nella modestia delle nostre forze, ma nella nostra ferma volontà, a difesa dei princìpi di legalità – quelli minimi, già piuttosto scarsi – nella vita pubblica. Ci obbliga a porci a tutela delle istituzioni di garanzia, davanti all’uscio del Quirinale (anche se ne abbiamo criticato talora le esitazioni), dinnanzi al Palazzo dei Marescialli (sede della Corte Costituzionale), e, idealmente, davanti a ogni procura della Repubblica a ogni Tribunale, o Corte d’Assise tra le tante, sparse e disfunzionanti, in quanto vengono loro negati i fondi minimi necessari per funzionare: per potere poi dire che i magistrati non lavorano, e che la giustizia va a rilento, e dunque occorre “abbreviare” e “velocizzare” i processi, mettendo in libertà i delinquenti, a cominciare dai delinquenti potenti, ma lasciando marcire in carcere gli immigrati, il cui “reato” di clandestinità evidentemente è considerato socialmente assai più pericoloso del falso in bilancio, o delle omesse o infedeli dichiarazioni dei redditi.

Ebbene, il silenzio della gran parte degli opinionisti o il loro afasico cerchiobottismo sconcerta. Ora, “l’attentato” li toglierà dall’imbarazzo. Potranno parlare. Ma parleranno per la “vittima”. E deprecheranno il clima di violenza. E saranno evocati gli anni di piombo e così via. Qualcuno, invece, oserà ricordare le responsabilità del cavaliere e dei suoi giannizzeri? Si pensi alle scandalose performance televisive degli Sgarbi o dei Ghedini, dei La Russa o dei Gasparri, dei Belpietro e delle Santanché (finalmente tornata fresca fresca sotto l’ala protettiva del padrone)…

E come possiamo non ricordare certe uscite che hanno fatto il giro del mondo? Un presidente del Consiglio che dichiara di essere il migliore della storia nazionale; europea; mondiale; o che lui ha fatto contro la mafia (!) quello che nessun altro ha fatto (in effetti…). E come possiamo dimenticare il disgusto di aver sentito un manutengolo del Cavaliere, piduista come il suo capo, tale Cicchitto (già socialista “lombardiano”!!), che si è spinto a paragonarlo nientedimeno che a Piero Calamandrei?

Dobbiamo attenderci, dopo “l’attentato” con il miniduomo, il confronto, ovviamente vincente per il Cavaliere, con i martiri dell’antifascismo? Del resto chi ha osato dargli del matto furioso quando questo bel tomo si è permesso di dare del malati di mente ai magistrati italiani?

Quando, in definitiva, l’Opposizione proverà a unirsi e a chiedere l’impeachment per quest’uomo – oggi vestito con il bianco mantello dell’innocente che è stato miracolato dalla Divina Provvidenza (così egli stesso ha avviato la costruzione mitopoietica dell’episodio) – che sta compiendo ogni giorno un attentato alle basi stesse del sistema liberale?



Cosa dire se non chi usa odio fomenta odio?
A dire ben gli sta,ora si rischia pure la galera...

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14 Anni 4 Mesi fa #197736 da Morfeo
Risposta da Morfeo al topic Re:Il Berlusconismo
Ges...ops,il nostro caro Silvio,ancora provato dall'assalto,festeggia il compleanno della Biancofiore,onorevole (sic!) altoadesina. la solita p.xxxxxccia del suo seguito?


Sarà...ma non capisco perchè siano tutte avvenenti. Io non vedo nessuna deputata del PdL che assomigli minimamente ad una così:
http://blufiles.storage.live.com/y1prSC0X8Z4psuqlpMrEUm0roVfgZWAbgBo8gyh3hQ48PvLrK9HtCN_ZI373jQXJPvY
Sarà pure bruttina,ma probabilmente deve avere un Qi molto più alto di tutte queste veline messe insieme...

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14 Anni 3 Mesi fa #198389 da HelterSkelter
Risposta da HelterSkelter al topic Re:Il Berlusconismo
Argentina: un imprenditore apre un bordello e lo chiama "Berlusconi"

Juan Cabrera a Santa Fe è conosciuto come "imprenditore notturno"
un eufemismo per nasconde la sua vera attività: magnaccia!

Da parte sua Cabrera si presenta come un uomo di successo, ammiratore dei gusti e delle capacità di Silvio Berlusconi "un mostro" per dirla con le sue parole.

"Berlusconi" continua Cabrera - rappresenta nell'immaginario degli uomini di Rosario, un modello di come vivere il corpo delle donne...


generoconclase.blogspot.com/2010/01/arge...o-de-los-machos.html
:o

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14 Anni 3 Mesi fa - 14 Anni 3 Mesi fa #198440 da HelterSkelter
Risposta da HelterSkelter al topic Re:Il Berlusconismo
Tartaglia in ospedale: «Va curato».

E il pm Spataro chiede perizia sul premier

Il pm affida una consulenza per stabilire l'entità del danno.

Il Pdl: intervenga Mancino L'uomo che ha aggredito il premier si trovava a San Vittore: ora è nel reparto di psichiatria del San Carlo



Massimo Tartaglia dopo l'aggressione (Ansa)
MILANO - Massimo Tartaglia, l'uomo in carcere dallo scorso 13 dicembre per aver aggredito e ferito Silvio Berlusconi al termine di un comizio in Piazza Duomo, è stato trasferito da San Vittore al reparto di psichiatria dell'ospedale San Carlo.


LA RELAZIONE DEI MEDICI - Il trasferimento è stato deciso dal Gip Cristina Di Censo in base a una relazione dei medici psichiatri della casa circondariale milanese, dove Tartaglia è detenuto nel centro di osservazione neuropsichiatrica. L'uomo è arrivato nell'ospedale milanese intorno alle 15,30. Tartaglia, che è in stato di detenzione, si trova piantonato nel reparto di psichiatria dell'ospedale San Carlo. Il Gip Di Censo ha disposto il suo trasferimento in quanto nella loro relazione i medici di San Vittore hanno segnalato una condizione psicopatologica tale da dover essere curata in una struttura ospedaliera. Inoltre, i medici hanno rilevato che Tartaglia attualmente si trova in stato depressivo.


Il procuratore aggiunto di Milano, Armando Spataro (Newpress)

CONSULENZA SU PROGNOSI - Nel frattempo, il procuratore aggiunto di Milano, Armando Spataro, ha disposto una consulenza medico-legale per accertare la prognosi di Silvio Berlusconi dopo l'aggressione da parte di Massimo Tartaglia, l'uomo che ha ferito il premier al volto colpendolo con un souvenir lo scorso 13 dicembre in piazza Duomo dopo un comizio. La consulenza dovrà chiarire la durata della malattia e i tempi di guarigione del presidente del Consiglio oltre alla sussistenza di eventuali postumi permanenti per le ferite riportate al viso. Spataro, come ha pubblicato oggi «Il Fatto Quotidiano», ha incaricato due esperti medico-legali che dovranno visitare Berlusconi.  _scussa_

LA REAZIONE DEL PDL - «Quanto stabilito da Spataro è al limite di ogni buon senso istituzionale. Il tribunale di Milano mette in dubbio lo stato di salute del premier tanto da stabilire una visita medica» ha sottolineato in una nota il vicecapogruppo dei senatori Pdl, Francesco Casoli. E ancora: «I giudici della procura del capoluogo lombardo continuano a sentirsi superiori a qualsiasi legge e autorità eletta democraticamente dal popolo italiano». «Chiediamo - si legge nella nota di Casoli - un intervento fermo di Mancino non solo a difesa della carica istituzionale che ricopre Berlusconi ma anche a difesa dell'arroganza di alcune toghe».

:yahoo:



Santo subito!

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