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come affrontare un anno da ripetenti senza perdere la fiducia?

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14 Anni 4 Mesi fa #197788 da DrHP

Sì, certo. Se ti interessa, devi andarti a leggere il regolamento dell'università degli studi di Torino, facoltà di medicina e chirurgia.
...
Chi si iscrive part time può impiegare 12 anni a finire l'intero corso(perchè ogni anno sostieni la metà dei crediti che sostengono gli studenti iscritti fulltime).


Mi sembra eccellente, ma in questo caso non si va fuori dal tempo previsto.

Capire qual è la propria strada , tornare ad essere consapevoli delle proprie priorità e impegnarsi con costanza e TUTTI I giorni al massimo  possibile, possono aiutarci a diventare il migliore medico che possiamo essere.


In linea di principio sono assolutamente d'accordo.
Poi però per l'ingresso in specialità si viene valutati su una serie di parametri ampiamente ridondanti: c'è il voto di laurea (che scaturisce in massima parte dalla media degli esami) e ci sono alcuni esami (che hanno contribuito a formare il voto di laurea). Nessun valore è dato al rispetto dei tempi previsti, nessun valore è attribuito all'abilità sul campo, in nessun  modo è valutato l'impegno e la capacità di gestire in maniera adulta le vicissitudini della vita: contano unicamente i voti. Ecco che introdurre UN parametro diverso dai voti potrebbe smuovere un attimino le acque (e anche ricreare una gerarchia di valori vera, perché ragazza mia, nel momento in cui tutti ci laureiamo con meno del 10% di scarto sul voto finale, delle due una: o il voto non è in nessun modo indice delle differenze di valore o siamo tutti indistintamente dei geni, e siccome la seconda provatamente non è, resta la prima.

Perché vedi, due anni di crisi da studente in medicina perché il fidanzato ti ha mollato contano poco (vai solo in ritardo di due anni), ma due anni di crisi da medico cinquantenne perché il marito ti ha sostituito con due venticinquenni mette a repentaglio la salute dei pazienti e, se per sbaglio hai posizioni di comando nella struttura in cui sei inserita, anche l'efficienza di un'intera unità operativa. E credimi, non sto parlando di mera teoria.

Ma di nuovo, è un'opinione personale.

Mai darsi per vinti! Mai arrendersi!
comandante Peter Quincy Taggart
Galaxy Quest, 1999

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14 Anni 4 Mesi fa #197789 da arnica
"Perché vedi, due anni di crisi da studente in medicina perché il fidanzato ti ha mollato contano poco (vai solo in ritardo di due anni), ma due anni di crisi da medico cinquantenne perché il marito ti ha sostituito con due venticinquenni mette a repentaglio la salute dei pazienti e, se per sbaglio hai posizioni di comando nella struttura in cui sei inserita, anche l'efficienza di un'intera unità operativa. E credimi, non sto parlando di mera teoria.

Ma di nuovo, è un'opinione personale."

... a me pare un accostamento un pò azzardato, se non altro perchè per essere valido toccherebbe presupporre che il/la cinquantenne del tuo esempio sia rimasto/a in tutto e per tutto uguale a com'era da studente universitario; molto improbabile...

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14 Anni 4 Mesi fa #197790 da DrHP

perchè per essere valido toccherebbe presupporre che il/la cinquantenne del tuo esempio sia rimasto/a in tutto e per tutto uguale a com'era da studente universitario; molto improbabile...


Cazzo, hai ragione. Mi correggo:
"Perché vedi, due anni di crisi da studente in medicina perché il fidanzato ti ha mollato contano poco (vai solo in ritardo di due anni), ma dieci anni di crisi da medico cinquantenne perché il marito ti ha sostituito con due venticinquenni mette a repentaglio la salute dei pazienti e, se per sbaglio hai posizioni di comando nella struttura in cui sei inserita, anche l'efficienza di un'intera unità operativa. E credimi, non sto parlando di mera teoria


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14 Anni 4 Mesi fa #197804 da verap
Io credo che sia giusto il fatto che tu dica necessaria una valutazione sull’abilità sul campo.
E sono anche d’accordo sul fatto che rispettare gli impegni che si è prefissi sia un segno di responsabilità(tra l’altro alcune università danno due punti in più sul voto di laurea a chi si laurea in corso, se non sbaglio, quindi in piccola parte questa tua proposta c’è già). Tuttavia sono altrettanto dell’idea che  , per fortuna, non siamo delle macchine e che quindi sia necessario valutare una certa variabilità individuale.
Come ti ho scritto precedentemente, ragazzo mio , l’importante è ,nel momento in cui non si riesce più ad avere come priorità la medicina, soprattutto da medici, rendersene conto ed agire di conseguenza(cioè  assentarsi per un periodo, se necessario …)….perchè  sono d’accordo che questo non è un tipo di lavoro che può “non essere prioritario”, perché nel momento in cui non studi più, non ti informi, non ti dai da fare….è inevitabile: non riesci più ad essere un buon medico.

Ritornando al “laurearsi in ritardo”…io credo  che, oltre lo studio, sia assolutamente necessario avere anche delle esperienze di vita… e questo per me non è solo indispensabile per diventare delle persone, ma è anche molto importante per diventare dei  medici umani e sensibili ai problemi altrui.
C’è chi riesce ad avere esperienze di vita- positive e negative- continuando a studiare come sempre e allo stesso ritmo, e c’è chi invece non ci riesce e quindi, preferisce, stopparsi un attimo, ritrovare se stesso e le proprie priorità, e poi, con più convinzione tornare in carreggiata.

Ti faccio un esempio pratico: conosco una persona che è entrata a medicina a 19 anni, si è laureata a 25, è entrata in specialità a 26.Uscita col massimo dei voti  dal liceo e dalla laurea. Carattere molto  particolare, assolutamente orientata sull’obiettivo di fare  “carriera” e competitiva(questo almeno è il mio giudizio).
Un giorno mi ritrovo in tirocinio con lei a geriatria, lei in specialità io a seguire il tirocinio da studente. Un paziente era appena deceduto e la moglie accanto piangeva. Lei continuava a spiegarle i motivi “medici”del decesso alla donna, senza accorgersi che quella donna aveva appena perso suo marito e piangeva. Forse e dico forse, dal basso della mia esperienza, non sarebbe stato più opportuno aspettare un altro momento per dare le spiegazioni cliniche, che la donna non riusciva nemmeno ad ascoltare perché assolutamente addolorata dalla perdita del proprio caro? Non sarebbe stato più “giusto” dire semplicemente:”signora mi dispiace” e rimandare le spiegazioni ad un momento successivo?....non lo so,è  sicuramente una situazione tutt’altro che facile da affrontare, soprattutto per lei che era da poco tempo specializzanda. Quindi, non è che la sto giudicando a priori…..
Però, mi sono sempre chiesta, se il suo modo di agire, fosse in qualche modo anche legato al fatto che forse e dico forse, non ha mai provato davvero affetto per qualcuno( e con questo non intendo un  affetto per un fidanzato, intendo qualsiasi tipo di affetto…) … e quindi forse proprio per questo, non riusciva a capire ciò che stava provando la donna…

E’ chiaro che competenza ed umanità devono andare di pari passo(non puoi essere un buon medico se sei umano ma incompetente, ma non puoi essere un buon medico se sei molto competente ma totalmente insensibile  a ciò che può provare un paziente).

Allora se dobbiamo valutare il criterio di “responsabilità” nel portare a termine i propri impegni, è necessario valutare anche il criterio di “umanità”. E che allo stesso modo abbia un peso sul voto di laurea.

Attenzione, con questo non voglio assolutamente dire: laurearsi nei tempi giusti=persona non umana!Così come laurearsi da fuoricorso non significa essere una persona umana!

Voglio dire che ci sono molte variabili che fanno di una persona un buon medico  e se è davvero questo che il voto di laurea dovrebbe testare, e se oltre ai voti agli esami  vogliamo valutare la responsabilità, allora valutiamo davvero tutto.

Ho esempi di professori laureatisi in ritardo che oggi sono degli ottimi medici, sotto tutti gli aspetti, almeno a mio giudizio( e io sinceramente ci metterei la firma per diventare come loro)….
….credo sia normale avere dei periodi di difficoltà e di crisi nel proprio percorso-e anzi, ti dirò la verità, mi fanno più paura le persone che non ne hanno mai-…. credo capiti a tutti prima o poi di chiedersi”ma sarò mai all’altezza?” -e anzi forse la cosa più giusta è continuare a chiederselo per tutta la vita, per migliorarsi di continuo. L’importante è superare questi momenti e non importa se per superarli, qualcuno ci mette poco e qualcun altro ci mette di più. Fa parte delle nostre diversità individuali.



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14 Anni 4 Mesi fa - 14 Anni 4 Mesi fa #197806 da Vinia

In questo caso riconsidera con attenzione le tue scelte perché fidati, quando inizi a lavorare l'impegno richiesto aumenta, e anche in misura considerevole. L'impegno richiesto dalla medicina non può decrescere (pena il verificarsi di quanto ti è successo nell'ultimo anno), quindi necessariamente devi ridurre le richeiste provenienti dalla "vita privata" (qualunque esse siano).
Non si può aver tutto dalla vita.

Personalmente, ammetto che se non avessi cazzeggiato qualche lustro non mi sarei dedicato alla medicina con la dedizione totale che mi ha permesso di finire in 5 anni e 9 mesi (ma per l'appunto, non si può aver tutto dalla vita e io avevo lasciato pressoché solo la medicina e lo sport).
E' un altro dei motivi per cui personalmente vieterei l'iscrizione alla facoltà di medicina prima dei 25 anni compiuti: nella vita bisogna anche spassarsela e il momento migliore è attorno a vent'anni.
Bruciarlo sui libri? Mah.


C'è un po' di contraddizione in tutto questo.
Per me, cazzeggiare fino a 25 anni e poi cominciare medicina per finire a 30 anni in 5 anni e 9 mesi è lo stesso che iniziare l'università a 20 anni e finire in 11 anni con 5 anni fuori corso. Si tratta comunque di un periodo formativo, e utilizzarlo in maniera diversa per poi ottenere lo stesso risultato indica che forse non si deve utilizzare come parametro di riferimento. Il lavoro è un'altra cosa.
Conta che molti studenti, specialmente in Italia, non possono permettersi di non fare niente fino a 25 anni, magari anche lavorando, perchè non si trovano nelle condizioni familiari/economiche/psicologiche adatte per fare questo. Se avessi potuto farlo anche io probabilmente non sarei fuori corso. Ammetto che se tornassi indietro farei esattamente quello che hai fatto tu, anche perchè avevo ancora molti capitoli della mia vita da chiudere, ma probabilmente se tornassi indietro mi troverei nelle stesse condizioni che mi avevano impedito di fare questo quando mi sono iscritto, e probabilmente se non avessi fatto medicina avrei girato a zonzo senza concludere niente, avrei litigato con i miei, non avrei avuto + l'appoggio economico della mia famiglia, che mi avrebbe costretto a contribuire al mutuo, sarei rimasto solo, ancora in casa con "mamma" e "papà", ad iniziare tutto dal nulla senza neanche una formazione professionale.
Probabilmente sarei riuscito a cavarmela lo stesso, ma il fattore c in queste situazioni è determinante, e considerando come sono andate dopo le cose e i problemi che ho avuto, forse è andata bene come è andata.
La vita purtroppo non è uguale per tutti. Se tu hai avuto la possibilità sei stato molto fortunato. Non so se hai avuto anche un appoggio affettivo importante. Io no, ad esempio, per lo meno non subito.
Ultima Modifica 14 Anni 4 Mesi fa da .

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14 Anni 4 Mesi fa #197808 da vitale




C'è un po' di contraddizione in tutto questo.
Per me, cazzeggiare fino a 25 anni e poi cominciare medicina per finire a 30 anni in 5 anni e 9 mesi è lo stesso che iniziare l'università a 20 anni e finire in 11 anni con 5 anni fuori corso.


non vorrei fare l'avvocato del diavolo, ma mi sembra che drHP abbia anche un'altra laurea.

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