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medicina per passione?! dubbio...
i risultati arrivano dall'esercizio, dalla dedizione, dal tipo di mentalità, e purtroppo forse anche dall'intelligenza...
io suono.
modestia a parte, nei primi due tre anni di studio sullo strumento ero arrivato ad essere più bravo di miei amici che suonavano da molti più anni di me. mi dicevano che sono portato, che devo continuare ecc
ma la verità era che io mi esercitavo e suonavo molto più di loro, senza esagerare potrei dire almeno 4 ore al giorno. e mi dedicavo veramente allo strumento, ci buttavo il sangue, felicemente naturalmente. tempo che ovviamente sottraevo allo studio... :sarcastic:
Stonice ti comunico una notizia: devi morire. Tutti dobbiamo. Non ci pensiamo, e questo ci dà la forza di vivere. Capire questa semplice verità è il primo passo necessario a diventare medico.se devo morire sai quanto m'interessa che tipo di dottore mi sta al fianco ?
Incidentalmente, è anche il motivo per cui proibirei l'iscrizione alla facoltà di medicina prima dei 25 anni compiuti. Prima di tale soglia pochissima gente è realmente conscia della mortalità propria e altrui.
già...
la mia risposta data era più che altro per buttare benzina sul fuoco.
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d'accordissimo, forse ciò che caratterizza il talento è l'interesse ma trovo altamente improbabile che il talento sia scritto nei nostri geni Secondo me il talento non è qualcosa di innato ma semplicemente qualcosa che desta in noi un forte interesse e che ci rende più recettivi all'apprendimento, tale apprendimento secondo me è condizionato dagli stimoli che provengono dall'ambiente esterno e dalle esperienze che ognuno fa, comunque è qualcosa che si costruisce nel tempo e non nasciamo già capaciio sinceramente credo, e spero, che il talento naturale non esista.
i risultati arrivano dall'esercizio, dalla dedizione, dal tipo di mentalità, e purtroppo forse anche dall'intelligenza...
io suono.
modestia a parte, nei primi due tre anni di studio sullo strumento ero arrivato ad essere più bravo di miei amici che suonavano da molti più anni di me. mi dicevano che sono portato, che devo continuare ecc
ma la verità era che io mi esercitavo e suonavo molto più di loro, senza esagerare potrei dire almeno 4 ore al giorno. e mi dedicavo veramente allo strumento, ci buttavo il sangue, felicemente naturalmente. tempo che ovviamente sottraevo allo studio... :sarcastic:
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- StellaDanzante
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Il punto è che penso sia impossibile credere di essere tagliati per fare il medico prima di trovarsi dentro quella realtà, scommetto che esiste gente che ha iniziato per soldi e senza interesse e ha scoperto di amare e di essere perfetti per questo mestiere..
Comunque sia non credo che il talento sia una qualità indispensabile, esistono i geni , i bravi, i bravini e c'è bisogno di tutti, ma considerarsi nati per fare i medici senza poter sapere di che cosa si tratti realmente è un'assurdità.
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Sono sicura che il talento esista in ogni cosa e DrHP l'ha spiegato perfettamente. Ovvio che se non è accompagnato dall'impegno, è sprecato.
Il punto è che penso sia impossibile credere di essere tagliati per fare il medico prima di trovarsi dentro quella realtà, scommetto che esiste gente che ha iniziato per soldi e senza interesse e ha scoperto di amare e di essere perfetti per questo mestiere..
Comunque sia non credo che il talento sia una qualità indispensabile, esistono i geni , i bravi, i bravini e c'è bisogno di tutti, ma considerarsi nati per fare i medici senza poter sapere di che cosa si tratti realmente è un'assurdità.
quoto
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ma non solo quella che fa il medico
è anche la capacità di mettere in atto ciò che si pensa di avere in potenza.
La vocazione c'è nel momento in cui ti laurei e te ne vai in Africa come volontario, perché lì senti la forte "vocazione" o "bisogno" o qualunque cosa sia, di aiutare gli altri senza riceverne alcun profitto.
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Insomma nella professione c’è una parte del lavoro che nasce dall’acquisizione delle conoscenze,delle procedure, dell’esperienza che permettono di fornire la prestazione medica e una parte del lavoro ,invece, che riguarda la correttezza, l’onestà, la dedizione e la serietà con cui si concepisce la professione e sono queste che permettono di decidere in che modo e con che integrità e dignità si fornisce quella prestazione .
Se da un lato c’è una qualche possibilità che con la pratica anche il meno brillante dei medici diventi in qualche modo un qualche modesto aggiustatore, come li chiamava Terzani, dall’altro non sono affatto convinta che l’esperienza,il lavoro e lo studio si trascinino dietro per osmosi anche l’etica e la coscienza.
Per fare il medico non serve una chiamata mistica ,una vocazione religiosa o doti innate che possono essere ereditate coi geni solo da eletti di famiglie illustri nell’albo, semplicemente ci vogliono preparazione e una cosa semplicissima : coscienza. Il fatto è che ognuno ha la sua,alcuni che la usano a corrente alternata e la prendono in prestito da quella di altri quando si trovano alle strette e altri poi che invece non ce l’hanno per niente.
Questi ultimi sono quelli che trasformano la salute in un mercimonio, quelli che vendono la loro esperienza al guadagno, che asserviscono la loro tecnica al potere ,ipotecano la loro conoscenza al profitto e trasformano il paziente e i suoi malanni in merce di scambio per i propri fini.
Sono questi che corrompono la professione, quelli che denigrano la categoria e che non possono più “giurare di esercitare la medicina in libertà e indipendenza”,perché chi punta al profitto di fatto ha perso la propria libertà,la propria autonomia professionale, il proprio giudizio scientifico, il suo libero arbitrio è schiavo del guadagno e cambierà continuamente padrone per inseguire quello che gli promette di guadagnare sempre di più .Sarà ricco alla fine ? Forse ma sicuramente è uno schiavo e un pessimo medico.
Come può essere un bravo professionista colui che vive nel continuo conflitto di interessi ,che va alla ricerca di polli da spennare e trascinare in clinica privata, che cerca di piazzare il farmaco più sponsorizzato per vincere la vacanza alle Maldive ,che ha sostituito il concetto di curare con quello di aziendalizzare, che concepisce il paziente come cliente e la salute come un mercato in cui investire ? Siamo sicuri che prescriverà a quel disgraziato di paziente il farmaco che veramente fa per lui e non quello che la casa farmaceutica gli ha caldamente raccomandato? Sarà davvero un medico libero ,intendo libero di esercitare la professione in maniera libera e indipendente da influenze e promesse di guadagno?
Ecco cosa serve oltre alla scienza,è molto semplice la dignità,quando la si possiede si è liberi da compromessi,non si corrompe la propria passione, non si perde la dedizione e soprattutto non si perde di vista il rispetto per quell’essere umano che è il paziente.
“La scienza non può stabilire dei fini e tanto meno inculcarli
negli esseri umani; la scienza, al più,
può fornire i mezzi con i quali raggiungere certi fini.
Ma i fini stessi sono concepiti da persone con alti ideali etici. “
Einstein
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