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medicina per passione?! dubbio...
Parlando per me, può avere le caratteristiche di un'idea prevalente che non ti abbandona finché non la rendi realtà. Idea prevalente è inteso clinicamente.mi chiedo quanto può essere autentica una "vocazione" da medico sviluppata all'età di 6-10 anni
In linea generale, mi sembra che nessuno di voi sembri accettare l'idea che esiste il talento.
Ci sono persone che nascono con un talento naturale per giocare a calcio o correre in macchina o fare la puttana, e ce ne sono alcune che nascono con un talento naturale per fare i medici. Potete negarlo, ma è una realtà e chiunque abbia vissuto in ospedale se ne rende conto.
Ciò detto il talento non vale nulla senza volontà e dedizione, così come volontà e dedizione possono supplire fino a un certo punto alla mancanza di talento.
Tutto dipende dagli obiettivi che uno si pone.
In un ambiente di stronzette ipercompetitive come è diventato la medicina è ovvio e atteso che una semplice realtà come quella dell'esistenza di gente con un talento naturale per le questioni mediche sia malvisto (oddio, e se io non ce l'ho e qualcuno mi supera? Non sia mai!). Questo non la rende meno vera.
Stonice ti comunico una notizia: devi morire. Tutti dobbiamo. Non ci pensiamo, e questo ci dà la forza di vivere. Capire questa semplice verità è il primo passo necessario a diventare medico.se devo morire sai quanto m'interessa che tipo di dottore mi sta al fianco ?
Incidentalmente, è anche il motivo per cui proibirei l'iscrizione alla facoltà di medicina prima dei 25 anni compiuti. Prima di tale soglia pochissima gente è realmente conscia della mortalità propria e altrui.
non posso che essere d'accordo con DRHP e a dire il vero la cosa mi stupisce un pò. Purtroppo sono sempre vissuta tra la malattia di mio padre e il lavoro di caposala di mia madre e mi sono sempre interessata di questo mondo.
E' indubbio che ci voglia anche preparazione, altrimenti non si fa nulla, ma essere medico non è solo una professione.
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Esercitare in scienza e coscienza” ,così recita il giuramento,diciamo solo questo allora : che se la scienza si impara con tanta esperienza, studio, pratica , applicazione e duro lavoro , la coscienza invece non si impara , difficilmente la si trova scritta sui libri o illustrata agli esami,raramente si apprende con studio e ripasso e tirocini …… semplicemente o si possiede o no.
Insomma nella professione c’è una parte del lavoro che nasce dall’acquisizione delle conoscenze,delle procedure, dell’esperienza che permettono di fornire la prestazione medica e una parte del lavoro ,invece, che riguarda la correttezza, l’onestà, la dedizione e la serietà con cui si concepisce la professione e sono queste che permettono di decidere in che modo e con che integrità e dignità si fornisce quella prestazione .
Se da un lato c’è una qualche possibilità che con la pratica anche il meno brillante dei medici diventi in qualche modo un qualche modesto aggiustatore, come li chiamava Terzani, dall’altro non sono affatto convinta che l’esperienza,il lavoro e lo studio si trascinino dietro per osmosi anche l’etica e la coscienza.
Per fare il medico non serve una chiamata mistica ,una vocazione religiosa o doti innate che possono essere ereditate coi geni solo da eletti di famiglie illustri nell’albo, semplicemente ci vogliono preparazione e una cosa semplicissima : coscienza. Il fatto è che ognuno ha la sua,alcuni che la usano a corrente alternata e la prendono in prestito da quella di altri quando si trovano alle strette e altri poi che invece non ce l’hanno per niente.
Questi ultimi sono quelli che trasformano la salute in un mercimonio, quelli che vendono la loro esperienza al guadagno, che asserviscono la loro tecnica al potere ,ipotecano la loro conoscenza al profitto e trasformano il paziente e i suoi malanni in merce di scambio per i propri fini.
Sono questi che corrompono la professione, quelli che denigrano la categoria e che non possono più “giurare di esercitare la medicina in libertà e indipendenza”,perché chi punta al profitto di fatto ha perso la propria libertà,la propria autonomia professionale, il proprio giudizio scientifico, il suo libero arbitrio è schiavo del guadagno e cambierà continuamente padrone per inseguire quello che gli promette di guadagnare sempre di più .Sarà ricco alla fine ? Forse ma sicuramente è uno schiavo e un pessimo medico.
Come può essere un bravo professionista colui che vive nel continuo conflitto di interessi ,che va alla ricerca di polli da spennare e trascinare in clinica privata, che cerca di piazzare il farmaco più sponsorizzato per vincere la vacanza alle Maldive ,che ha sostituito il concetto di curare con quello di aziendalizzare, che concepisce il paziente come cliente e la salute come un mercato in cui investire ? Siamo sicuri che prescriverà a quel disgraziato di paziente il farmaco che veramente fa per lui e non quello che la casa farmaceutica gli ha caldamente raccomandato? Sarà davvero un medico libero ,intendo libero di esercitare la professione in maniera libera e indipendente da influenze e promesse di guadagno?
Ecco cosa serve oltre alla scienza,è molto semplice la dignità,quando la si possiede si è liberi da compromessi,non si corrompe la propria passione, non si perde la dedizione e soprattutto non si perde di vista il rispetto per quell’essere umano che è il paziente.
“La scienza non può stabilire dei fini e tanto meno inculcarli
negli esseri umani; la scienza, al più,
può fornire i mezzi con i quali raggiungere certi fini.
Ma i fini stessi sono concepiti da persone con alti ideali etici. “
Einstein
quoto
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Avere una predisposizione lo reputo pure plausubile
ma non solo quella che fa il medico
è anche la capacità di mettere in atto ciò che si pensa di avere in potenza.
La vocazione c'è nel momento in cui ti laurei e te ne vai in Africa come volontario, perché lì senti la forte "vocazione" o "bisogno" o qualunque cosa sia, di aiutare gli altri senza riceverne alcun profitto.
sono pienamente d'accordo! ognuno alla fine può credere a tutte le vocazioni possibili e può essere certo di averle, ma se non si impegna, se non si applica e UMILMENTE riconosce i propri limiti non vedo cosa se ne possa fare!!!
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Mi sembra eloquente .......
Bellissima Faro, molto significativa
La violenza è l'ultimo rifugio degli incapaci (Isaac Asimov)
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