- Messaggi: 28
- Ringraziamenti ricevuti 0
perchè avete scelto medicina??
perchè avete scelto medicina??
niente ipocrisie, vocazione e aiutare il prossimo, perfavore, perchè se fosse per quello andreste a medici senza frontiere o emergency
soldi? prestigio? lavoro sicuro?
senti, gioia, io non sono nessuno e non voglio fare la sapientina, ma ragionaci un po': in primo luogo un percorso di studi come questo non può essere intrapreso per soldi, fama o sicurezza, stabilità, volere dei genitori o qualsivolgia scusa, o almeno non solo o non principalmente: è ovvio che non dispiacciano nè soldi, nè fama, nè sicurezza economica e lavorativa e che ai genitori non dispiaccia un filgio medico; ma, senti, in generale, se non ami quello che fai, puoi fare ben poco, puoi anche riuscire a fare qualcosa, sì, ma se non la fai col cuore non andrai lontano.
e un medico non può permettersi di fare quel che fa controvoglia, anche perchè, si sa, le cose fatte controvoglia non riescno neanche tanto bene, e alla mediocrità non si può puntare, non ci si può accontentare, soprattutto quando ne vale della vita di persone, umani, come te, come me, come noi...
e poi spiegami come faresti a studiare per almeno dieci anni, se non ti piacesse fino in fondo quello che fai o se fosse stato intrapreso solo per futili motivi (il denaro, la fama, una sfida, ecc...).
beh, io personalmente non ce la farei... 0.(
in secondo luogo, non c'è nulla di male nel sognare di salvare altre vite umane, magari aiutare chi è innegabilmente moooooooolto più sfortunato di noi, entrare a far parte dell'esercito come ufficiale medico in missione o di emergency o di altre associazioni umanitarie: è una scelta: c'è chi sceglie di operare accanto a chi conosce, chi non ha paura dell'ignoto e acceta, sceglie, di aiutare chi non conosce, chi non ha nulla in comune con sè, oltre all'umanità. capisco benissimo che in questo mondo corrotto ormai alcun sentimento positivo è visto di buon occhio e non suscita acerrime critiche, l'etichetta di ''ipocrisia'', appunto, e conseguente sfiducia, ma ti assicuro che non è ipocrisia.
questi credo siano gli ultimi pensieri di un futuro medico e anche i richi minimi: un medico pensa solo che ha la vita di un'altro uomo tra le mani, che deve salvarla a tutti i costi, che non è Dio e quindi deve mettere tutto in gioco per quel paziente sconosciuto, rischiare qualsiasi cosa perchè questo è il suo compito adesso e non ci sono ragioni, rischi di malattie e scrupoli riguardo al contatto con sconosciuti, che tengano. e poi, scusa, non credi che in merito vengano prese le dovute precauzioni? tutto è a norma, sterilizzato, i medici indossano camice, cuffia, guanti, mascherina, quando operano, e dopo ogni contatto con un paziente (anche quelli considerati non infetti) sono ''obbligati'' a disinfettarsi ameno le mani, che io sappia....operare e rischiare magari malattie, passare le giornate in ambienti pieni di malati, toccare persone sconosciute...
la Risoluta
Si prega Accedi o Crea un account a partecipare alla conversazione.
perchè avete scelto medicina??
niente ipocrisie, vocazione e aiutare il prossimo, perfavore, perchè se fosse per quello andreste a medici senza frontiere o emergency
soldi? prestigio? lavoro sicuro?
non ho saputo resistere
Si prega Accedi o Crea un account a partecipare alla conversazione.
In tutto questo, l'intelligenza, intesa come la capacità di risolvere problemi integrando dati percepiti e informazioni memorizzate producendo soluzioni, entra in gioco in vario modo:
-nella scelta delle nozioni da incamerare, privilegiando alcuni aspetti piuttosto che altri. Buona parte del ragionamento clinico infatti è algoritmico: arrivare ad una diagnosi differenziale razionale in base a segni/sintomi e dati anamnestici non è un processo sempre lineare, in quanto può articolarsi in maniera piuttosto complessa. In questa complessità esistono degli "snodi" che ti permettono di prendere la direzione giusta di volta in volta. Se quando studi non capisci quali sono questi "snodi" e incameri tutto acriticamente sarai completamente incapace di applicare le nozioni apprese per produrre una diagnosi.
-nella capacita di creare dei percorsi di ragionamento duraturi: finiti gli esami molti dettagli sbiadiscono fino a scomparire. A qual punto rimangono i macroconcetti e spesso nemmeno tanto quelli. Lo studente abile, invece, capisce cosa può tornargli veramente utile nella pratica quotidiana e fissa bene i percorsi che possono portarlo a produrre un corretto inquadramento diagnostico.
-nella capacità di capire in che maniera categorizzare nuove informazioni e integrarle con le vecchie, cosa che è alla base dell'aggiornamento di ognuno.
La realtà dei fatti è che effettivamente il corso di laurea lo puoi terminare anche senza dimostrare spiccate capacità di integrare e ragionare: ti puoi mettere lì come un mulo e incamerare, incamerare, incamerare, dare l'esame, passarlo (magari con un bel voto) e poi dimenticare tutto e ricominciare. Alla fine ti laurei comunque, ma poi ti troverai in grandissime difficoltà nel svolgere la tua professione: ti ritroverai completamente spaesato, incapace di orientarti da solo (ecco allora che sorge la necessità di continuare a formare un neolaureato per altri 5/6 anni in una scuola di specializzazione).
In più avrai fatto una fatica immensa, molta di più di quella fatta da un tuo collega capace di selezionare, argomentare, ragionare, applicare.
Poi nella professione entrano in gioco anche altri fattori come lo spirito di osservazione: esistono campi della medicina dove un dettaglio minimo può indirizzarti verso la diagnosi. Quel dettaglio bisogna saperlo cogliere oltre che conoscere.
Bisogna saper collegare ciò che si osserva, ricostruire ciò che è accaduto: in questo ovviamente aiutano le nozioni, che rappresentano il substrato sul quale si ragiona. Ma senza la capacità di richiamarle opportunamente, senza la capacità di capire quale ti queste di fa completare il quadro, non vai molto lontano.
Infine dico che la memoria non dovrebbe essere poi tanto bistrattata come funzione: spesso conoscere dettagli in più, può fare la differenza. Prima si diceva come, tolto il 90% di casi ordinari, rimane un 10% di casi complessi che rimangono irrisolti: secondo me è proprio lì che una conoscenza veramente dettagliata, oltre che una certa dose di intuitività (dunque grande memoria+intuito) ti permettono di arrivare ad una soluzione.
Il vero nemico della clinica secondo me non è la memoria, che è invece una preziosa risorsa, ma l'applicazione meccanica e acritica delle nozioni, che porta a quegli automatismi che ti fanno inquadrare male i casi complessi.
Riporto un caso visto di recente che secondo me evidenzia come lo scarso spirito di osservazione e gli automatismi possono condurre fortemente fuori strada nel produrre una diagnosi:
paziente di 65 aa, nell'ultimo mese lamenta "forte abbassamento della voce" che in più i familiari riferiscono essere divenuta "nasale". Si reca dal MG che senza visitarlo lo manda dall'otorinolaringoiatra. Questo lo guarda con il laringoscopio e non riscontra alcuna lesione visibile. "Il palato è un po' ptosico", dice, "ma niente di patologico, vai dall'audiologo-foniatra". L'audiologo-foniatra lo visita e prescrive "esercizi riabilitativi". Il pz perde forza ad una mano: difficoltà nella presa e nei movimenti fini della mano destra. Va dal MG che lo manda dall'ortopedico. L'ortopedico lo visita e afferma "sindrome del tunnel carpale", vai dal neurofisiopatologo e fai EMG/ENG. Va dal neurofisiopatologo che fa EMG/ENG sui muscoli della mano e dell'avambraccio e conferma la diagnosi. Il pz si opera. Le cose sembrano andare meglio. Nel frattempo sono passati due mesi. Il pz inzia a lamentare perdita di forza anche all'altra mano. In più è di umore labile: accesi di pianto improvviso, a volte riso. Torna dall'ortopedico che dice "anche di qua hai la sindrome del tunnel carpale, devi operarti". Il pz non è convinto, nel frattempo nota faticabilità agli arti inferiori e rigidità nella marcia. Torna dall'MG che finalmente lo manda dal neurologo, il quale lo visita gli fa ripetere EMG/ENG, stavolta su più distretti, gli fa fare altri accertamenti (ematochimici di routine, assetto tiroideo, RMN) e arriva alla diagnosi di SLA. Secondo i criteri di El Escorial è praticamente certa. Non comunica chiaramente la diagnosi a pz e familiari, girandoci un po' intorno. Gli fa fare la spirometria, gli da il riluzolo e lo rimanda a controllo. Nessun provvedimento farmacologico per riso e pianto spastico (che è una cosa rognosa) e per spasticità. Nessun programma riabilitativo per preservare il più possibile le funzioni residue. Alla fine comunicare chiaramente la diagnosi spetta ad un ultimo professionista: un neurologo che si prende anche in carico il pz dal punto di vista riabilitativo.
Per arrivare alla diagnosi il pz ha visto:
1)il proprio medico generico
2)un otorinolaringoiatra
3)un audiologo foniatra
4)un ortopedico che l'ha pure operato e voleva rioperarlo per "STC bilaterale"
5)un neurofisiopatologo che conferma la diagnosi di STC
6)un neurologo che finalmente gli fa diagnosi di SLA
Per ottenere una diagnosi comunicata in maniera chiara ed essere preso in carico il paziente ha dovuto vedere un ultimo neurologo (7). Un totale di 7 professionisti per una patologia che dovrebbe colpire più o meno 5-7 perone in una città di 100.000 abitanti. Rara si, ma mica tanto.
Forse qualcosa che non va c'è...
Si prega Accedi o Crea un account a partecipare alla conversazione.
Il risultato è che se a queste persone-pappagallo chiedi un rapporto che non sta scritto nel libro vanno in panico e dopo un mese di esame non sanno nemmeno dove passa il nervo frenico.
La fortuna aiuta una mente preparata. "Pasteur"
Si prega Accedi o Crea un account a partecipare alla conversazione.
- Messaggi: 37
- Ringraziamenti ricevuti 0
@moonwolf: scrubs
Si prega Accedi o Crea un account a partecipare alla conversazione.
... perché mi piace la scienza come insieme delle conoscenze che applicate ci permette di migliorare la nostra condizione di vita. Ho preferito la medicina alla meccanica, all'architettura o alla produzione di energia perché questi erano i miei interessi, questa la mia natura; del resto, ammetterai, il modo in cui le conoscenze scientifiche si ritrovano così perfettamente integrate dentro un sistema che non si è sviluppato sotto la spinta di un'attività razionale ma per la selezione di caratteri apparsi casualmente, attraverso creazioni e risfacimenti di equilibri, è intrigante. L'uomo, d'altro canto, si sa inserire in questo contesto e sa rimediare a tanti problemi che la costituzione dell'organismo ha proprio per il fatto di non essere perfetta (frutto di un'ipotetica intelligenza che sta dietro all'esistente) ma il miglior compromesso trovato tra una funzione e l'altra.perchè nessuno risponde più al titolo del topic???
Se un architetto (un chimico, un economista...) dovesse studiare per anni trigonometria, fisica e matematica per ritrovarsi senza la possibilità di praticare, pensi che farebbe l'architetto? Io credo di no, e lo stesso vale per me, se non avessi avuto sbocchi lavorativi avrei rivalutato i miei interessi e trovato quanto di più affine avessi potuto trovare a questi; se vuoi storci il naso, ma io continuerò a pensare che non guardare agli sbocchi lavorativi che si avranno intrapresi certi studi è da ragazzi che hanno poca voglia di fare e molta di farsi mantenere.
Si prega Accedi o Crea un account a partecipare alla conversazione.